Accesso ai dati sulla identità civile abbinati a indirizzi IP in caso di sospetto di violazioni dei diritti d'autore commesse via internet

La Redazione
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29 Ottobre 2022

Primo avvocato Szpunar: un'autorità nazionale dovrebbe poter accedere ai dati relativi all'identità civile abbinati a indirizzi IP qualora tali dati costituiscano l'unico strumento di indagine che permette di identificare i titolari di tali indirizzi sospettati di violazioni dei diritti d'autore commesse via Internet. A suo avviso, una simile proposta soddisfa pienamente il requisito di proporzionalità e assicura il rispetto dei diritti fondamentali garantiti dalla Carta.

La questione della conservazione di taluni dati degli utenti di Internet e dell'accesso a tali dati è di permanente attualità ed è oggetto di una giurisprudenza recente ma già abbondante della Corte.

Quattro associazioni per la protezione dei diritti e delle libertà su Internet (La Quadrature du Net, la Fédération des fournisseurs d'accès à Internet associatifs, il Franciliens.net e il French Data Network) hanno presentato dinanzi al Conseil d'État (Consiglio di Stato, Francia) una domanda intesa all'annullamento della decisione implicita con la quale il Primo ministro ha respinto la loro domanda di abrogazione di un decreto.

Ai fini della tutela di determinate opere intellettuali su Internet, è stato istituito un trattamento automatizzato dei dati personali. La finalità di tale trattamento consiste nel rivolgere a determinati soggetti l'avvertimento previsto nel codice della proprietà intellettuale, il cui obiettivo è la lotta all'infrazione qualificata come «negligenza grave», consistente nel fatto che una persona non impedisca che il suo accesso ad Internet serva a commettere atti di contraffazione.

Le raccomandazioni inviate ai titolari degli abbonamenti interessati vengono effettuate in applicazione della procedura cosiddetta di «risposta graduata».

Tali associazioni fanno valere, infatti, che detto decreto autorizza un accesso sproporzionato a dati di connessione per reati relativi al diritto d'autore commessi su Internet e non gravi, senza un controllo preventivo da parte di un giudice o di un'autorità che offra garanzie di indipendenza e d'imparzialità, come raccomandato dalla giurisprudenza della Corte.

Il Conseil d'État constata che, ai fini di tali raccomandazioni, gli agenti della Haute Autorité pour la diffusion des œuvres et la protection des droits sur Internet (Alta Autorità per la diffusione delle opere e la protezione dei diritti su Internet; HADOPI) raccolgono, ogni anno, un numero considerevole di dati relativi all'identità civile degli utenti interessati. Alla luce del volume di tali raccomandazioni, il fatto di sottoporre tale raccolta ad un controllo preventivo rischierebbe di rendere impossibile l'attuazione di dette raccomandazioni. Esso interroga pertanto la Corte sulla portata di un siffatto controllo preventivo e, in particolare, sulla questione se i dati relativi all'identità civile corrispondenti a un indirizzo IP vi siano assoggettati.

Nelle sue conclusioni presentate in data odierna, il Primo avvocato generale Maciej Szpunar ritiene che il diritto dell'Unione dovrebbe essere interpretato nel senso che non osta a misure che prevedano una conservazione generalizzata e indifferenziata degli indirizzi IP attribuiti all'origine di una connessione, per un periodo temporalmente limitato allo stretto necessario, per assicurare la prevenzione, la ricerca, l'accertamento e il perseguimento di reati online per il quali l'indirizzo IP costituisca l'unico strumento di indagine che permette di identificare la persona alla quale tale indirizzo era attribuito al momento della commissione del reato.

Così facendo, egli propone alla Corte un certo ripensamento della giurisprudenza relativa alle misure nazionali volte alla conservazione degli indirizzi IP interpretate alla luce del diritto dell'Unione, senza tuttavia rimettere in discussione il requisito di proporzionalità imposto per la conservazione dei dati, avuto riguardo al carattere grave dell'ingerenza nei diritti fondamentali sanciti dalla Carta europea dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Iù

l Primo avvocato generale aggiunge che l'accesso da parte della Hadopi ai dati relativi all'identità civile abbinati ad un indirizzo IP risulta parimenti giustificato dall'obiettivo di interesse generale per il quale tale conservazione è stata imposta ai fornitori di servizi di comunicazione elettronica, (95) cosicché l'accesso a tali dati dovrebbe essere reso possibile al fine di perseguire lo stesso obiettivo, pena ammettere l'impunità generale dei reati commessi esclusivamente online.

A suo avviso, il diritto dell'Unione non impone l'esistenza di un controllo preventivo dell'accesso da parte della Hadopi ai dati relativi all'identità civile abbinati agli indirizzi IP degli utenti da parte di un giudice o di un'entità amministrativa indipendente, e ciò per due motivi: da un lato, l'accesso da parte della Hadopi resta limitato all'instaurazione di un collegamento dei dati relativi all'identità civile con l'indirizzo IP utilizzato e con il file consultato in un momento preciso, senza che ciò porti a consentire alle autorità competenti di ricostruire il percorso di navigazione online dell'utente, né, pertanto, di trarre conclusioni precise sulla sua vita privata al di là della conoscenza del file preciso consultato al momento della violazione.

Dall'altro, l'accesso da parte della Hadopi ai dati relativi all'identità civile abbinati agli indirizzi IP è strettamente limitato a quanto necessario al conseguimento dell'obiettivo perseguito, ossia consentire la prevenzione, la ricerca, l'accertamento e il perseguimento dei reati online per i quali l'indirizzo IP costituisce l'unico strumento di indagine che permetta di identificare la persona alla quale tale indirizzo era attribuito al momento della commissione del reato, obiettivo in cui si inscrive il meccanismo di risposta graduata.

Il Primo avvocato generale sottolinea infine che la procedura di risposta graduata resta soggetta alle disposizioni della direttiva 2016/680 e che, a tale titolo, le persone fisiche prese in considerazione dalla Hadopi beneficiano di un insieme di garanzie sostanziali e procedurali.

IMPORTANTE: Le conclusioni dell'avvocato generale non vincolano la Corte di giustizia. Il compito dell'avvocato generale consiste nel proporre alla Corte, in piena indipendenza, una soluzione giuridica nella causa per la quale è stato designato. I giudici della Corte cominciano adesso a deliberare in questa causa. La sentenza sarà pronunciata in una data successiva.

IMPORTANTE: Il rinvio pregiudiziale consente ai giudici degli Stati membri, nell'ambito di una controversia della quale sono investiti, di interpellare la Corte in merito all'interpretazione del diritto dell'Unione o alla validità di un atto dell'Unione. La Corte non risolve la controversia nazionale. Spetta al giudice nazionale risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte. Tale decisione vincola egualmente gli altri giudici nazionali ai quali venga sottoposto un problema simile.