Pe la Corte EDU il sistema attuato in Ungheria per garantire la rappresentanza politica delle minoranze ha limitato la loro efficacia politica

La Redazione
21 Novembre 2022

La Corte EDU con la sentenza 10 novembre 2022, Bakirdzi e E.C. c. Ungheria ha rilevato che il sistema attuato per garantire la rappresentanza politica delle minoranze nazionali in Ungheria aveva limitato la loro efficacia politica e rischiava di ridurre, anziché rafforzare, la diversità e la partecipazione delle minoranze al processo decisionale politico.

La sentenza Bakirdzi e E.C. c. Ungheria (10 novembre 2022, Bakirdzi e E.C. c. Ungheria, ricorsi n. 49636/14 e 65678/14) concerne i diritti di voto dei ricorrenti, registrati come elettori delle minoranze nazionali per le elezioni parlamentari del 2014 in Ungheria.

La Corte di Strasburgo ha rilevato che il sistema attuato per garantire la rappresentanza politica delle minoranze nazionali in Ungheria aveva limitato la loro efficacia politica e rischiava di ridurre, anziché rafforzare, la diversità e la partecipazione delle minoranze al processo decisionale politico.

Ulteriormente, la Corte ha espresso dubbi sulla circostanza che un sistema in cui il voto poteva essere espresso solo per una specifica lista chiusa di candidati e che richiedeva agli elettori di abbandonare la propria affiliazione partitica per essere rappresentati come membri di una minoranza garantisse la libera espressione dell'opinione popolare nella scelta dei membri del Parlamento.

Pertanto, la Corte di Strasburgo ha unanimemente affermato che l'insieme delle restrizioni al diritto di voto dei ricorrenti avesse costituito una violazione dell'articolo 3 del Protocollo n. 1 della Convenzione (diritto a libere elezioni) in combinato disposto con l'articolo 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.