Il diritto del lavoro dell'Unione Europea: presentazione del volume curato da R. Cosio, F. Curcuruto, V. Di Cerbo, G. Mammone

Roberto Cosio
Vincenzo Di Cerbo
Vincenzo Di Cerbo
Filippo Curcuruto
Filippo Curcuruto
Giovanni Mammone
Giovanni Mammone
16 Dicembre 2022

Politiche, diritti e tutele del lavoro nell'unione europea. Presentazione del volume: Il diritto del lavoro dell'Unione Europea a cura di R. Cosio, F. Curcuruto, V. Di Cerbo, G. Mammone. Alla base dell'opera c'è una precisa opzione, quella di individuare e focalizzare lo spazio acquisito dalla disciplina del rapporto di lavoro nell'ambito della produzione legislativa dell'Unione europea.

Il volume Diritto del lavoro dell'Unione europea, di recentissima pubblicazione, costituisce una nuova testimonianza dell'attenzione che l'Editore Giuffrè Francis Lefebvre dedica ai temi europei. Tale attenzione ha altresì trovato espressione nell'altrettanto recente apertura, all'interno della nuova piattaforma IUS, del Portale “UE e Internazionale” specificamente dedicato al diritto eurounitario e internazionale e nei contenuti dei numerosi Portali tematici da tempo editi da Giuffrè (fra i quali "il Giuslavorista" ora anche in "IUS Lavoro").

Nel presentare quest'Opera al pubblico dei giuristi e degli studiosi che si avvicinano al diritto dell'Unione europea per conoscerne i contenuti e per comprenderne le spinte motivazionali e le dinamiche applicative, riteniamo opportuno illustrare le motivazioni che ci hanno spinto ad intraprendere l'iniziativa e gli obiettivi che ci siamo prefissati.

Alla base dell'opera c'è una precisa opzione, quella di individuare e focalizzare lo spazio acquisito dalla disciplina del rapporto di lavoro nell'ambito della produzione legislativa dell'Unione europea. L'obiettivo è coltivato, tuttavia, non solo sul piano strettamente esegetico, mediante l'analisi delle fonti normative, ma anche sotto l'aspetto ricostruttivo, tenendo conto dei passaggi chiave che hanno caratterizzato la politica sociale dapprima della Comunità europea e dell'Unione europea successivamente.

È noto che l'impostazione originaria del Trattato di Roma del 1957 era frutto della visione post-bellica della condivisione delle risorse naturali, umane e creative dei popoli europei da parte di una Comunità di Stati che quelle risorse avevano drammaticamente conteso in un passato, allora, ancora prossimo. Il disegno politico-istituzionale elaborato da alcuni visionari pensatori e concretizzato da alcuni illuminati politici offrì la trama in cui inserire una serie di formali dichiarazioni che, grazie allo strumento giuridico del trattato internazionale, impegnarono i primi sei Stati membri a rendere permeabili i loro confini alla circolazione delle persone ed al transito dei beni.

Quella Carta non prendeva in considerazione il lavoro, che pure era uno dei fattori della produzione dei beni ed era alla base di tutto il complesso di rapporti economici che gli Stati intendevano condividere. Allo stesso tempo ignorava quel complesso di regolazioni e di realizzazioni sociali che caratterizzano il mondo del lavoro ed accompagnano sul piano della tutela giuridica i lavoratori subordinati.

Fu l'Atto unico del 1986, nell'ambito di un più ampio disegno di rilancio del progetto di integrazione europea e di ampliamento delle competenze della Comunità europea, a proporre di “migliorare la situazione economica e sociale, approfondendo le politiche comuni e perseguendo nuovi obiettivi” (v. preambolo). In particolare, tra i nuovi ambiti di azione della CEE era introdotta la politica sociale ed era esplicitamente auspicato il “rafforzamento della coesione economica e sociale della Comunità”.

Nel 1986 si avviava, dunque, un processo di aggiornamento che per passi e gradi successivi ha dato crescente rilievo alle forme di tutela del lavoro, sempre in collegamento con quelli che erano gli obiettivi della Comunità (e sono ora dell'Unione), quali la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà tra gli Stati membri (art. 3 TUE).

Si è andata così sviluppando una legislazione del lavoro di taglio comunitario, preoccupata soprattutto di dare una regolazione comune agli istituti giuridici che regolano il rapporto individuale di lavoro, con il duplice obiettivo di assicurare le tutele fondamentali ai lavoratori, ma anche di spingere verso una organizzazione della forza lavoro in grado di assicurare costi compatibili (e quanto più uniformi) nei singoli Stati.

Tale percorso “lavoristico” ha trovato la sua realizzazione nella Carta europea dei diritti fondamentali dell'Unione europea (Lisbona 2008) che, al capo quarto, nel formulare il contenuto del diritto alla solidarietà ha enunziato le principali tutele riconosciute al lavoratore quale parte debole del rapporto di lavoro e le tutele sociali e previdenziali connesse alle situazioni di criticità connesse.

Il complesso quadro normativo proprio del diritto dell'Unione è divenuto terreno di indagine della dottrina giuridica, tanto che gli studi ed i commenti da essa formulati, assieme alla giurisprudenza della Corte di Giustizia e dei giudici nazionali, costituiscono un indispensabile sussidio per il giurista-interprete che si misura con il diritto europeo. Gli studi hanno infatti seguito di pari passo lo sviluppo normativo, di modo che l'approfondimento scientifico ha agevolato l'assimilazione della visione europea e, allo stesso tempo, creato una cultura giuridica europeista.

La giurisprudenza, pienamente consapevole della simbiosi istituzionale creatasi tra l'ordinamento giuridico europeo e gli ordinamenti nazionali, ha sintetizzato concetti e principi ed ha avviato il complesso coordinamento tra i due corpi normativi per il passaggio a quello che Federico Mancini definì “il diritto senza frontiera”.

Indispensabile bagaglio di coloro che si affacciano (o perseverano) in questa operosa attività esegetica è, dunque, il possesso di strumenti che rafforzino la capacità di misurarsi con il complesso normativo europeo e nazionale, superando l'impressione primaria di un sistema scoordinato e imponendosi, anzi, un'opera di sistemazione concettuale basata su parametri certi.

Obiettivo del volume è quella di offrire un valido ed aggiornato ausilio a coloro che affrontano con spirito costruttivo lo studio e l'applicazione del diritto europeo, offrendo loro un sostegno culturale, oltre che giuridico. L'opera è stata realizzata grazie alla collaborazione di più Autori che hanno messo in comune le loro competenze di giuristi (accademiche, giudiziarie, storiche) per delineare un quadro esauriente del sistema europeo e fornire una chiave per la sua comprensione, secondo una metodologia di analisi che va oltre l'esegesi e, come già detto, si addentra nel processo di formazione della norma per risalire al suo significato. Non stupisca, dunque, il taglio storico-comparatistico di alcuni interventi e quello casistico di altri, il lavoro sulle fonti (europee e nazionali) o l'analisi della giurisprudenza compiuti da altri ancora: tutti, integrandosi a vicenda, tendono a dare un quadro quanto più completo del “diritto del lavoro nell'Unione europea”.

Essendo destinato al mercato librario nazionale, il volume si propone inoltre di dare un quadro aggiornato della giurisprudenza lavoristica italiana nelle materie interessate dagli interventi europei, soprattutto nei settori in cui questi ultimi hanno più intensamente determinato la legislazione interna. È forse questo l'aspetto più delicato, perché involge non l'attuazione (diretta, se possibile, o mediata dalla norma nazionale di recepimento) della norma sovranazionale, ma il coordinamento tra la norma europea e la vigente legislazione nazionale, anche quando, pur in assenza di conflitto, si pongono problemi di compatibilità. È quanto avviene solitamente nell'applicazione dei principi interpretativi enunziati dalla Corte di Giustizia UE, nei confronti della quale il rapporto del giudice nazionale si pone ormai in termini di “dialogo” e non di contrapposizione.

Dalla contestualizzazione dei contributi (tutti aggiornati ai più recenti interventi) emerge, tuttavia, un quadro per alcuni versi sorprendente, e cioè che a distanza di più di 70 anni dalle prime esperienze “comunitarie” europee i traguardi di unificazione normativa e di interpretazione conforme sono ben lungi dall'essere perseguiti ed è necessario un sempre più sofisticato lavoro di approfondimento della legge. E per questo riteniamo che, pur in presenza di altri studi sul diritto del lavoro europeo, autorevoli ed esaurienti, l'opera che presentiamo, per la sua ampiezza di impostazione e la qualità dei contributi offerti, potrà occupare un suo posto nell'ambito dell'editoria giuridica sul diritto del lavoro europeo.