Maternità surrogata: non è trascrivibile il provvedimento straniero

Redazione Scientifica
03 Gennaio 2023

Pur negando l'automatica trascrizione del provvedimento giudiziario straniero che riconosce il rapporto di genitorialità tra un bambino nato in seguito a maternità surrogata e il genitore d'intenzione, le Sezioni Unite riconoscono la necessità di tutelare il minore.

Due uomini, di cittadinanza italiana e uniti in matrimonio in Canada, tramite fecondazione in vitro, riuscivano a coronare il sogno di diventare genitori e ottenevano dalla Corte Suprema della British Columbia, la rettifica dell'atto di nascita, con il riconoscimento di entrambi i coniugi quali genitori.

Al contrario, l'ufficiale di stato civile italiano non operava la medesima rettifica nell'atto di nascita italiano del minore, affermando l'assenza di dati normativi certi e di precedenti favorevoli da parte della giurisprudenza di legittimità.

Di avviso contrario la Corte d'appello di Venezia secondo cui «la circostanza che nel sistema delle fonti interne non sia previsto il matrimonio tra soggetti dello stesso sesso, e quindi che non sia concesso di attribuire automaticamente ad entrambi la responsabilità genitoriale del minore nato dalla procreazione medicalmente assistita, si risolve nell'evidenza di una diversità di discipline sostanziali, ma non è di per sé indice dell'esistenza di un principio superiore, fondante e irrinunciabile, dell'assetto costituzionale italiano o dell'ordinamento dell'Unione europea».

Quanto al divieto di ricorrere alla surrogazione di maternità (art. 12, comma 6, l. n. 40 del 2004), la Corte d'appello ha osservato che «le scelte del legislatore italiano sono frutto di discrezionalità e non esprimono principi fondanti a livello costituzionale che impegnino l'ordine pubblico».

A seguito del ricorso da parte del Ministero dell'Interno, la questione giunge all'attenzione della Suprema Corte di legittimità su ricorso del Ministero dell'Interno e del Sindaco di Verona.

La Corte prende atto del deposito di una sentenza a Sezioni Unite (sentenza 8 maggio 2019, n. 12193), che nega il riconoscimento nel nostro ordinamento di un provvedimento straniero che attribuisca un rapporto di genitorialità tra un bambino nato da maternità surrogata e il genitore d'intenzione, tuttavia, evidenzia la criticità di tale principio in rapporto con i parametri costituzionali, sollevando una questione di incidente di costituzionalità, dichiarata, poi, inammissibile dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 33/2021.

Pur rigettando la domanda di riconoscimento del provvedimento straniero presentata dai due genitori la Suprema Corte dubita della compatibilità del divieto di surrogazione di maternità con una pluralità di parametri costituzionali e sottolinea l'inerzia del legislatore, che non consente «di escludere il contrasto con l'ordine pubblico, e quindi di ammettere la delibazione, là dove la pratica della gestazione per altri sia considerata lecita nell'ordinamento di origine, in quanto frutto di una scelta libera e consapevole, revocabile sino alla nascita del bambino e indipendente da contropartite economiche».

Alla luce dei principi dell'ordinamento italiano, «deve escludersi la trascrivibilità del provvedimento giudiziario straniero, e a fortiori dell'originario atto di nascita, che indichi quale genitore del bambino il padre d'intenzione. L'ineludibile esigenza di garantire al bambino nato da maternità surrogata gli stessi diritti degli altri bambini nati in condizioni diverse è assicurata attraverso l'adozione in casi particolari, ai sensi dell'art. 44, primo comma, lettera d), della legge n. 184 del 1983, che consente di dare riconoscimento giuridico, con il conseguimento dello status di figlio, al legame con il partner del genitore biologico che ha condiviso il progetto genitoriale e ha di fatto concorso nel prendersi cura del bambino sin dal momento della nascita».

Le Sezioni Unite pongono, quindi, l'accento su un ulteriore principio secondo cui «poiché la pratica della maternità surrogata, quali che siano le modalità della condotta e gli scopi perseguiti, offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane, non è automaticamente trascrivibile il provvedimento giudiziario straniero, e a fortiori l'originario atto di nascita, che indichi quale genitore del bambino il genitore d'intenzione, che insieme al padre biologico ne ha voluto la nascita ricorrendo alla surrogazione nel Paese estero, sia pure in conformità della lex loci.

Nondimeno, anche il bambino nato da maternità surrogata ha un diritto fondamentale al riconoscimento, anche giuridico, del legame sorto in forza del rapporto affettivo instaurato e vissuto con colui che ha condiviso il disegno genitoriale.

L'ineludibile esigenza di assicurare al bambino nato da maternità surrogata gli stessi diritti degli altri bambini nati in condizioni diverse è garantita attraverso l'adozione in casi particolari, ai sensi dell'art. 44, comma 1, lettera d), della l. n. 184 del 1983.

Allo stato dell'evoluzione dell'ordinamento, l'adozione rappresenta lo strumento che consente di dare riconoscimento giuridico, con il conseguimento dello status di figlio, al legame di fatto con il partner del genitore genetico che ha condiviso il disegno procreativo e ha concorso nel prendersi cura del bambino sin dal momento della nascita».

(Fonte: dirittoegiustizia.it)

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