La deprocedibilizzazione delle lesioni stradali

26 Gennaio 2023

Tra le finalità deflattive del contenzioso giudiziario, l'art. 1 comma 15 l. 27 settembre 2021 n. 134 ha previsto la delega al Governo a intervenire sulla disciplina delle condizioni di procedibilità, ampliando il ventaglio delle ipotesi di reati procedibili a querela.
Premessa

La nuova funzione selettiva che assume la procedibilità a querela, mediante una risposta più attenta all'effettivo disvalore di certi reati, “ad alto tasso di denuncia”, rientra nel concetto di depenalizzazione di fatto, in quanto rappresenta una forma di désescalade nell'ambito del sistema penale, favorendo l'affievolimento della reazione dell'ordinamento, che arma il precetto penale, attraverso la composizione privata del dissidio - più utile e significativa dell'inflizione di una pena nominale.

L'idea è quella di dare avvio a una nuova strategia che, previo riesame dei valori sociali, tenda a modellare un sistema di giustizia penale più rispondente alle esigenze della società, subordinando l'interesse pubblico alla punizione alla valutazione positiva dell'interesse privato.

Ne deriva il conseguimento di un duplice risultato: da un lato, evitare che l'azione penale venga iniziata o proseguita senza, o addirittura contro, la volontà del titolare dell'interesse giuridico; dall'altro, conseguire, secondo le finalità proprie di tutta la legge, gli obiettivi di “semplificazione, speditezza e razionalizzazione del processo penale”.

La lunga storia della procedibilità delle lesioni stradali

Il delitto di “lesioni personali stradali gravi o gravissime”, di cui all'art. 590-bis c.p., è stato introdotto nel codice penale, accanto a quello di “omicidio stradale” (art. 589-bis c.p.), dalla l. 23 marzo 2016 n. 41.

La disposizione risulta articolata in 3 livelli sanzionatori di intensità a verificazione progressiva, in ragione del grado di colpa crescente attribuita su base presuntiva e predeterminata, a seconda della violazione della specifica norma di comportamento prevista dal titolo V C.d.S.; di talché, accanto all'ipotesi base, di cui al comma 1, si affiancano l'ipotesi lata, di cui ai commi 4 e 5, e l'ipotesi latissima, di cui ai commi 2 e 3.

La giurisprudenza

Stante il fatto che il riferimento alle lesioni gravi e gravissime determinate dalla violazione della disciplina della circolazione stradale è stato espunto dall'art. 590, per essere inserito in quello dell'art. 590-bis c. 1, si è posto il problema relativo alla qualificazione giuridica di tale nuova norma.

La questione non risponde soltanto a un'astratta esigenza dogmatico-accademica, ma assume rilevanza eminentemente pratica ai fini dell'individuazione del regime di procedibilità.

Infatti, laddove l'art. 590-bis c.p. dovesse essere qualificato quale autonoma fattispecie di reato - stante la mancanza di alcuna previsione in merito - sarebbe caratterizzato dalla procedibilità d'ufficio; diversamente, laddove dovesse essere configurato quale contenitore di un catalogo di circostanze aggravanti a efficacia speciale della fattispecie base di cui all'art. 590 comma 1 c.p., il delitto, ai sensi dell'ultimo comma di tale norma, sarebbe punibile a querela di parte.

A favore della prima soluzione milita, oltre che la rubrica della nuova legge “introduzione ... del reato di lesioni personali stradali” - recante anche un differente nomen juris - anche il fatto che l'art. 590-quater c.p. qualifica espressamente come circostanze solo le ipotesi recate dai commi da 2 a 6 dell'art. 590-bis c.p.

In tal senso, fin dall'inizio, oltre alla prevalente dottrina, si è pronunciata la giurisprudenza di legittimità (Cass. pen., sez. IV, 15 settembre 2017, n. 42346).

Restava, tuttavia, qualche perplessità circa la qualificazione in detti termini, da un lato, per il fatto che le lesioni lievi e lievissime, commesse con violazione della normativa sulla circolazione stradale, restano disciplinate dall'art. 590 c. 1 c.p., dall'altro, per la tecnica di formulazione della disposizione a causa della sua “specialità per specificazione” rispetto alla norma de qua.

In tal senso, certa giurisprudenza di merito (G.I.P. Milano, 4/5/2017) ha disposto l'archiviazione della notitia criminis in ordine al reato di cui all'art. 590-bis c.p., relativo a un'ipotesi di lesioni stradali con prognosi di 60 giorni, per difetto di querela. Dopo aver richiamato la nota giurisprudenza (Cass. pen., sez. un., 10 luglio 2002 n. 26351) concernente il tema del discrimen tra essentialia e accidentalia delicti, e ricordato che non può ritenersi rilevante il tenore della rubrica della norma, perché rubrica legis lex non est, il Giudice meneghino offre un approfondito esame della normativa, dalla quale si evincerebbero numerosi argomenti militanti a favore dell'opzione ermeneutica che «suggerisce di intendere l'art. 590-bis c.p. come un'elencazione di circostanze».

La complessa questione è stata definitivamente risolta in favore dell'autonomia del titolo di reato di cui all'art. 590-bis c.p. rispetto a quello di cui all'art. 590 c.p. (Cass. pen., sez. IV, 24 maggio 2018 n. 27425); immediata conseguenza è stata la consegna di migliaia di procedimenti penali per lesioni stradali, già sub condicio, alla competenza ex officio del Tribunale.

Le questioni di costituzionalità

Come noto, il comma 16 dell'art. 1 l. 23 giugno 2017 n. 103 aveva delegato il Governo ad adottare decreti legislativi per la “de-procedibilizzazione”, per quanto qui rileva, dei reati contro la persona puniti con la pena edittale detentiva non superiore nel massimo a 4 anni, a eccezione del caso in cui la persona offesa sia incapace per età o per infermità.

Sembrava, allora, che all'interno del perimetro di de-quotazione della procedibilità potesse rientrare appieno l'ipotesi base prevista dal comma 1 dell'art. 590-bis c.p. - che punisce con la reclusione da 3 mesi a 1 anno, le lesioni gravi e da 1 a 3 anni, quelle gravissime.

Tuttavia, con il d.lgs. 10 aprile 2018 n. 36 il legislatore delegato, ritenuto di equiparare la malattia allo stato di “incapacità” (art. 583 comma 1 n. 1), ostativo alla trasformazione ai sensi della delega, ha scelto di non procedere in tal senso.

Conseguentemente, ritenuto che l'incompleta e parziale inattuazione dei principi e criteri direttivi offerti dal legislatore delegante risultasse in grado di integrare un “eccesso di delega in minus”, è stata sollevata questione di costituzionalità tesa a operare una reductio ad legitimitatem del decreto legislativo.

Con sentenza n. 223/2019, la Consulta ha ritenuto la questione ammissibile. Nel merito, il Giudice delle leggi osserva che la formula utilizzata dal delegante circa l'eccezione relativa all'incapacità della persona offesa, risulta ambigua. La tutela rafforzata della procedibilità d'ufficio, nei confronti di chi risulti vulnerabile a causa della propria incapacità, ben può ricorrere anche nel caso di cui all'art. 590-bis c.p., dove le conseguenze pregiudizievoli per la salute possono rendere più difficoltosa l'iniziativa giudiziaria volta a sollecitare la persecuzione penale del responsabile delle lesioni. D'altronde, la previsione della procedibilità a querela del delitto de quo, si sarebbe posta in contraddizione con la scelta compiuta appena due anni prima, di prevedere la procedibilità d'ufficio per tutte le ipotesi di lesioni stradali, in considerazione del particolare allarme sociale determinato dalle condotte da contrastare con la nuova incriminazione. In conclusione, la Corte ha ritenuto che il decreto legislativo abbia adottato una interpretazione non implausibile e non distonica rispetto ai criteri della legge delega.

Successivamente, il Giudice delle leggi con la sentenza n. 248/2020, nel dichiarare inammissibili e infondate analoghe questioni di costituzionalità, sottolineato come non possa negarsi «che quanto meno le ipotesi base del delitto di lesioni stradali colpose, previste dal primo comma dell'art. 590-bis c.p., appaiono normalmente connotate da un minor disvalore sul piano della condotta e del grado della colpa», ha sollecitato il legislatore a «una complessiva rimeditazione sulla congruità dell'attuale regime di procedibilità per le diverse ipotesi di reato contemplate dall'art. 590-bis c.p.».

Il d.lgs. 10 ottobre 2022 n. 150

Recependo il monito della Consulta, l'art. 2 comma 1 lett. c) d.lgs. 150/2022, in ottemperanza al criterio di delega di cui all'art. 15 comma 1 lett. a) l. 134/2021, ha introdotto un comma 9 nell'art. 590-bis che rende il delitto procedibile a querela, a condizione che non ricorra alcuna delle circostanze aggravanti, previste dai commi da 2 a 6.

Si tratta, in sostanza dell'ipotesi recata dal comma 1, che riguarda, a differenza delle altre, non solo i conducenti di veicoli a motore, ma “chiunque” violi le norme sulla disciplina della circolazione stradale, ivi compresi ciclisti, pedoni, ma anche i dirigenti degli enti proprietari o concessionari delle strade che, ai sensi dell'art. 14 C.d.S., devono provvedere: a) alla manutenzione, gestione e pulizia delle strade, delle loro pertinenze e arredo, nonché delle attrezzature, impianti e servizi; b) al controllo tecnico dell'efficienza delle strade e relative pertinenze; c) alla apposizione e manutenzione della segnaletica prescritta.

D'altronde, a fronte di condotte consistenti in occasionali disattenzioni, in cui ci si può imbattere anche senza essere dei criminali incalliti, la persona offesa è spesso disinteressata alla punizione del responsabile, perché già risarcita dalle compagnie di assicurazione, di talché la pena diverrebbe inutile (oltre che disumana).

Si tratta, peraltro, di procedimenti che riguardano fatti frequentissimi, devoluti alla cognizione del Tribunale monocratico, e talvolta di difficile e complesso accertamento, avviati per applicare pene del tutto modeste e per lo più non eseguibili.

L'introduzione della procedibilità a querela costituisce, quindi, un fondamentale filtro in grado di portare il giudice penale a confrontarsi con quelle rare ipotesi (e.g. in caso di lesioni di particolare gravità, o di risarcimento non riconosciuto) in cui è realmente richiesto il suo intervento.

Rientra nella procedibilità a querela anche l'ipotesi attenuata prevista dal comma 7, che prevede la diminuzione di pena fino alla metà, qualora l'evento - secondo un rapporto di causalità materiale affievolita - “non sia di esclusiva conseguenza dell'azione o dell'omissione del colpevole”, mentre le ipotesi di cui ai commi secondo, terzo, quarto, quinto e sesto, espressamente qualificate come circostanze aggravanti dall'art. 590-quater c.p., rimangono procedibili d'ufficio.

La procedibilità a querela, in assenza di aggravanti, va infine tenuta ferma anche nell'ipotesi di pluralità di eventi lesivi, prevista dall'ottavo comma dell'art. 590-bis c.p., per il quale si applica la pena per la violazione più grave aumentata fino al triplo, entro la soglia massima di pena non superiore a 7 anni. Si tratta di un'ipotesi speciale di concorso formale di reati connotata, in deroga al sistema del cumulo materiale e giuridico di cui agli artt. 71 e ss. c.p., dall'unificazione quoad poenam dei singoli reati, i quali devono essere separatamente considerati, anche ai fini del regime di procedibilità a querela, che pertanto non viene meno in caso di pluralità di eventi lesivi (Cass. pen., sez. IV, 7 marzo 2017, n. 20340), sempre che non ricorra una o più delle predette circostanze aggravanti.

La tripartizione del rito

Le lesioni stradali lievi

Le lesioni stradali lievi, produttive di quel processo patologico di difesa o restaurazione dell'organismo destinato alla guarigione clinica entro il 40° giorno, commesse con violazione delle norme in materia di circolazione stradale, restano disciplinate dal comma 1 dell'art. 590 c.p.

Ai sensi dell'ultimo comma di tale norma, il delitto è punibile a querela della persona offesa.

L'art. 4 comma 1 lett. a) d.lgs. 28 agosto 2000, n. 274, recante Disposizioni sulla competenza penale del giudice di pace, prevede tra i reati devoluti alla cognizione ratione materiae del giudice onorario, anche il delitto di cui all'art. 590 c.p. «limitatamente alle fattispecie perseguibili a querela di parte».

Stante l'impossibilità per il Giudice di Pace di poter irrogare pene detentive, l'art. 52 d.lgs. 274/2000 ha previsto un criterio di conversione grazie al quale le lesioni, sono punite con la [reclusione fino a 3 mesi o con la multa fino a 309 euro] multa da 258 a 2.582 euro.

Le lesioni stradali gravi e gravissime ipotesi base

L'art. 590-bis comma 1 c.p. punisce “chiunque” (anche non conducente) cagioni, in violazione delle “norme sulla disciplina della circolazione stradale”, id est con qualunque condotta colposa nell'attività circolatoria, l'evento lesivo grave, con la reclusione da 3 mesi a 1 anno e quello gravissimo con la reclusione da 1 a 3 anni.

Nell'ampia formulazione della norma si ritiene compresa, oltre alla “colpa specifica”, anche la condotta qualificata da “colpa generica” (per negligenza, imprudenza o imperizia) derivante dalla violazione di quelle regole anche non scritte, il rispetto delle quali sarebbe valso a evitare il verificarsi dell'evento.

Il delitto, che diventa procedibile a querela, rientra nella competenza del Tribunale monocratico.

Ai sensi del combinato disposto degli artt. 346 c.p.p. e 112 disp. att. c.p.p., durante la pendenza del termine per la proposizione della querela, la P.G. può compiere gli atti di indagine preliminare necessari ad assicurare le fonti di prova da riferire senza ritardo al P.M.

Le lesioni stradali gravi e gravissime circostanziate

Ai sensi dell'art. 590-quater c.p., i commi secondo, terzo, quarto, quinto e sesto integrano circostanze aggravanti.

● Il comma 4 punisce il delitto contro l'incolumità individuale grave, con la reclusione da 1 anno e 6 mesi a 3 anni e quello gravissimo, con la reclusione da 2 a 4 anni, cagionato da chiunque (qualificato) “ponendosi alla guida di un veicolo a motore” in stato di ebbrezza intermedia, con tasso alcolemico da 0,81 a 1,5 g/l, ai sensi dell'art. 186, comma 2 lett. b) C.d.S.

● Medesima pena si applica, ai sensi del comma 5, anche alle lesioni gravi e gravissime cagionate, per guida pericolosa, dal conducente di veicolo motorizzato che abbia:

  • superato specifici limiti di velocità: in un “centro urbano”, pari o superiore al doppio di quello consentito e, comunque, non inferiore a 70 km/h, ovvero, su strade extraurbane, superiore di almeno 50 km/h rispetto a quello massimo consentito - la definizione di “centro urbano” è contenuta nell'art. 590-quinquies c.p.;
  • attraversato un'intersezione con il semaforo “disposto” al rosso o circolato contromano, con invasione, in tutto o in parte, della carreggiata destinata all'opposto senso di marcia;
  • effettuato una manovra di inversione del senso di marcia in prossimità o in corrispondenza di intersezioni, curve o dossi, oppure un sorpasso azzardato di un altro “mezzo”, in corrispondenza di attraversamento pedonale o di “linea” continua.

● Il comma 2 punisce le lesioni stradali gravi e quelle gravissime, cagionate dal conducente di “veicolo a motore”:

  • in stato ebbrezza grave, con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l, ai sensi dell'art. 186 comma 2, lett. c), C.d.S.,
  • o di alterazione psico-fisica conseguente all'assunzione di stupefacenti o psicotrope, ai sensi dell'art. 187 C.d.S.

● Parificate, quoad poenam, ai sensi del comma 3, anche le lesioni gravi e gravissime cagionate dal conducente di professione che eserciti l'attività di trasporto di persone o di cose, ai sensi dell'art. 186-bis comma 1, lett. b), c) e d), C.d.S., con un veicolo a motore, in stato di ebbrezza intermedia, con tasso alcolemico da 0,81 a 1,5 g/l, ai sensi dell'art. 186 comma 2, lett. b), C.d.S.

● Il comma 6 prevede un'aggravante speciale, a efficacia comune, se il fatto di cui ai commi precedenti sia commesso da conducente “non munito” di patente o a cui sia stata sospesa o revocata, o se “l'autore del fatto” abbia lasciato sprovvisto di assicurazione obbligatoria il proprio veicolo a motore.

Il delitto così circostanziato resta procedibile d'ufficio e rientra nella competenza del Tribunale monocratico.

Ci si deve, invece, domandare se, stante il limite alla procedibilità in caso di concorso delle sole aggravanti previste dall'art. 590-bis c.p., il configurarsi della circostanza a efficacia speciale di cui all'art. 590-ter c.p. - che comporta un aumento di pena da 1/3 a 2/3, e comunque non inferiore a 3 anni - per il caso in cui il conducente si dia (dolosamente) alla fuga - in modo da impedire l'accertamento della propria identità e la ricostruzione della dinamica del sinistro - consenta, in nome del principio di tassatività, di mantenere la procedibilità a querela.

Contro tale soluzione milita, oltre che tale inaccettabile conclusione, l'osservazione che il delitto stradale aggravato di cui al combinato disposto degli artt. 590-bis e 590-ter c.p. integra in realtà un'ipotesi di reato complesso, che assorbe il delitto di cui all'art. 189 comma 6 C.d.S. (Cass. pen., sez. IV, 7 luglio 2022, n. 38015); resta, invece, configurabile come fattispecie autonoma il delitto di cui al comma 7 dell'art. 189 C.d.S., omissione dell'assistenza occorrente alle persone ferite.

Conseguentemente, poiché, ai sensi dell'art. 131 c.p., per il delitto di cui all'art. 189 comma 6 C.d.S. è prevista la procedibilità d'ufficio, anche per il reato complesso di cui artt. 590-bis e 590-ter c.p. si procede d'ufficio.

La modifica sull'accelerazione dei processi

Le modifiche di coordinamento recate dalla l. 41/2016 avevano inciso su quei particolari impulsi sollecitatori del percorso procedimentale, già introdotti dall'art. 4 l. 12 febbraio 2006 n. 102, che, nel recare particolari varianti al tipico iter procedurale, avevano configurato uno statuto differenziato e accelerato per quei processi che prendono l'avvio dalla violazione delle norme cautelari sulla disciplina della circolazione stradale (e per la prevenzione degli infortuni sul lavoro).

Così in relazione alle ipotesi previste dagli artt. 590 comma 3 e 590-bis c.p.:

  • il comma 2-ter dell'art. 406 c.p.p., prescriveva che la proroga del termine previsto per le indagini preliminari, potesse essere concessa solo una volta; in altre parole, previa creazione di una sorta di “corsia preferenziale processuale”, le indagini non potevano durare più di 12 mesi, pena l'inutilizzabilità degli atti investigativi effettuati dopo la scadenza del termine;
  • il comma 1-bis dell'art. 552 c.p.p. prevedeva che il decreto di citazione a giudizio dovesse essere adottato dal P.M. entro 30 gg. dalla chiusura delle indagini preliminari.

Ora,

  • sulla base del criterio di delega recato dall'art. 1 c. 9 lett. d) l. 134/2021 - che prevede che il P.M. possa chiedere la proroga dei termini, giustificata dalla complessità delle indagini, una sola volta per un tempo non superiore a 6 mesi - il d.lgs. 150/2022 ha abrogato il comma 2-ter dell'art. 406 c.p.p.;
  • sulla base del criterio di delega recato dall'art. 1 comma 9 lett. e) l. 134/2021 - che contempla la «gravità del reato» quale fattore di prolungamento (e non di abbreviazione) del termine di riflessione, destinato a interporsi tra lo spirare del termine per la conclusione delle indagini preliminari e il concretizzarsi della scelta tra l'esercizio dell'azione penale o l'archiviazione - il d.lgs. 150/2022 ha abrogato il comma 1-bis dell'art. 552 c.p.p.

Resta, invece, in vigore il disposto del comma 1-ter dell'art. 552 c.p.p. secondo il quale, qualora si proceda per uno dei reati previsti dagli artt. 590 c. 3 e 590-bis c.p., la data di comparizione in udienza deve essere fissata, a seguito della richiesta di citazione a giudizio, non oltre 90 giorni dalla emissione del decreto di citazione.

L'entrata in vigore della riforma e il regime transitorio

Il d.lgs. 10 ottobre 2022 n. 150, pubblicato sulla G.U. del 17/10/2022, sarebbe dovuto entrare formalmente in vigore il 1° novembre 2022, dopo l'ordinario periodo di vacatio legis di 15 giorni dalla sua pubblicazione (ex art. 73 Cost.).

Tuttavia, la sera prima, il d.l. 31 ottobre 2022 n. 162, ritenuta - a fronte degli auspici dell'Associazione Nazionale Magistrati e dell'Assemblea dei Procuratori Generali italiani - «la straordinaria necessità ed urgenza di differire l'entrata in vigore del decreto legislativo … per consentire una più razionale programmazione degli interventi organizzativi di supporto alla riforma», ha disposto l'integrale differimento dell'entrata in vigore della riforma al 30 dicembre 2022 - ultimo termine compatibile con gli impegni assunti in relazione al PNRR.

In sede di conversione la l. 30 dicembre 2022 n. 199, ha introdotto modifiche al regime transitorio.

Infatti, l'art. 85 d.lgs. 150/2022, al fine di scongiurare un vulnus alle ragioni della persona offesa, nel ricalcare lo schema già adottato dagli artt. 99 l. 689/1981, 19 l. 205/1999 e 12 d.lgs. 36/2018, aveva previsto:

a) al comma 1, che per i reati diventati perseguibili a querela commessi anteriormente all'entrata in vigore della novella, nel caso in cui non sia ancora incardinato alcun procedimento penale, il termine trimestrale per proporre la querela decorre dalla predetta data - con scadenza il 30/3/2023 - se la persona offesa abbia avuto già in precedenza notizia del fatto costituente reato, secondo la disciplina generale di cui agli artt. 120 e seguenti - fictio legis secondo cui lex interpellat pro iudice;

b) al comma 2, che nel caso in cui sia già incardinato un procedimento penale (relativo a un reato in origine perseguibile d'ufficio), deve essere l'autorità giudiziaria - pubblico ministero in fase di indagini preliminari, tramite segreteria e giudice, dopo l'esercizio dell'azione penale, a mezzo cancelleria - a informare la persona offesa, ricorrendo a «ogni utile ricerca anagrafica» - della mutata situazione legislativa e della facoltà di esercitare il diritto di querela, con decorrenza del termine dal giorno in cui la persona offesa è stata informata - iudex interpellat pro lege.

Tuttavia, l'art. 5-bis d.l. 162/2022, introdotto in sede di conversione dalla l. 199/2022, ha riscritto il comma 2 dell'art. 85 citato, prevedendo che le misure cautelari personali, ove in corso di esecuzione, perdono efficacia se, entro 20 giorni dall'entrata in vigore della novella, l'autorità giudiziaria che procede non acquisisce la querela. A tal fine, l'autorità giudiziaria è chiamata ad effettuare ogni utile ricerca della persona offesa, anche avvalendosi della P.G.

Per il periodo della durata delle ricerche e in ogni caso, non oltre il momento in cui la persona offesa ha proposto querela o rinunciato alla stessa i termini di fase della misura (ex art. 303 c.p.p.) sono sospesi.

Ne deriva che, per quanto qui rileva, nei procedimenti già pendenti diventa onere della persona offesa attivarsi autonomamente per proporre eventualmente querela, entro il termine previsto, senza diritto ad alcuna informazione.

In conclusione

Si ricorda che già la Résolution (UE) 1975/24 sur la répression de l'homicide et des lésions par imprudence commis en matière de circulation routière, del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, del 18/9/1975,

  • considerato che, per tali reati, gli interessi della giustizia e della sicurezza stradale non sono necessariamente tutelati dall'avvio, indistintamente, di procedimenti o dall'irrogazione di una pena;
  • ritenuto che le azioni penali sono efficaci solo se possono contribuire alla prevenzione di comportamenti pericolosi da parte degli utenti della strada;
  • considerato che al riguardo un sistema repressivo basato esclusivamente sulle conseguenze dannose dell'incidente non consente di assicurare un'adeguata azione repressiva e preventiva;

raccomandava i governi degli Stati membri di orientare la loro legislazione ai seguenti principi:

  • non deve essere esercitata l'azione penale e, in ogni caso, non deve essere pronunciata sentenza di condanna nei confronti del responsabile dei delitti di omicidio o lesioni colpose commesse in violazione alle regole in materia di circolazione stradale, quando si tratti di colpa di lieve entità, ossia, si sia in presenza di un comportamento che non riveli la mancanza di quel senso di responsabilità che deve essere richiesto agli utenti della strada;
  • l'applicazione delle suddette raccomandazioni non deve in alcun modo pregiudicare il diritto delle vittime alla riparazione.
Riferimenti
  • F. Piccioni, I Reati Stradali. Il diritto penale stradale nella pratica professionale - seconda edizione, Giuffrè Francis Lebefevre, 2021;
  • F. Piccioni, L'omicidio stradale. Analisi ragionata della Legge 23 marzo 2016 n. 41 – Torino, 2016;
  • F. Piccioni, Le recenti modifiche al Codice della Strada, edizioni Experta - Lex Guide Pratiche, 2006.

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