Requisiti della dichiarazione di acquisto di un immobile dopo il matrimonio e partecipazione del coniuge non acquirente

13 Febbraio 2023

La cassazione affronta il caso di acquisto di un bene immobile dopo le nozze, in regime di comunione e della partecipazione all'atto di acquisto dell'altro coniuge non acquirente.
Massima

Nel caso in cui la dichiarazione del coniuge acquirente, resa in atto al fine di sottrarre l'oggetto del relativo acquisto al regime della comunione legale, non contenga l'esatta indicazione del bene, già a sua volta personale in forza di una delle lettere da a) a e) del comma 1 dell'art. 179 c.c., la cui vendita o scambio ha costituito il corrispettivo dell'acquisto in parola, la partecipazione all'atto del coniuge non acquirente, per l'ipotesi di immobili o mobili registrati, non pregiudica a quest'ultimo l'azione di accertamento della comunione legale su detto bene poiché, in tal caso, la dichiarazione da lui resa ai sensi del comma 2 dell'art. 179 c.c. non può avere portata confessoria, e come tale è esclusa dai limiti posti dall'art. 2732 c.c.

Il caso

Tizia, in regime di comunione legale dei beni con il coniuge Caio, acquistò un appartamento con intestazione a se stessa dell'intero della proprietà avendo dichiarato solamente che tale appartamento era bene personale ai sensi dell'art. 179 lett. f) c.c., senza specificare quale altro bene, suo personale ai sensi delle soprastanti lettere del medesimo articolo 179 c.c., fosse stato da lei venduto o scambiato per costituire il corrispettivo dell'acquisto così effettuato. Caio intervenne all'atto sottoscrivendo propria conferma di quanto dichiarato dalla moglie Tizia ex art. 179 c.c.

In seguito, Caio citava in giudizio Tizia, contestando la natura di bene personale di tale appartamento perché era stato intestato interamente a quest'ultima nonostante il fatto che le dichiarazioni contenute nell'atto di compravendita fossero inidonee ad impedire che l'acquisto ricadesse nella comunione legale dei beni.

Caio deduceva altresì che la provenienza della provvista servita per l'acquisto era stata interamente sua, senza alcun apporto da parte della moglie.

Tizia resisteva nel giudizio e la domanda dell'attore Caio veniva rigettata in primo grado con la motivazione che, da un lato la dichiarazione come era stata effettuata da Tizia nell'atto di acquisto fosse idonea e sufficiente a sottrarre l'appartamento alla comunione legale, e dall'altro lato che la sottoscrizione da parte di Caio dell'atto contenente la dichiarazione della natura personale dell'acquisto così effettuato dalla sola moglie avesse valore confessorio, conseguentemente, la prova che Caio avesse inteso dare del fatto contrario alla propria dichiarazione non si sarebbe potuta sottrarre alla imprescindibile dimostrazione dell'essere stato egli vittima di errore o di violenza, uniche ipotesi di revocabilità della confessione secondo il disposto dell'art. 2732 c.c., circostanze per di più nemmeno allegate dall'attore.

La sentenza del Tribunale veniva appellata da Caio, già attore soccombente nel primo grado, e veniva confermata dalla Corte territoriale di merito, che ritenne infondata l'impugnazione di Caio.

Caio proponeva allora ricorso principale avverso la sentenza d'appello, e Tizia vi ha resistito con controricorso.

La questione

Con l'Ordinanza in commento, la Suprema Corte ha fornito risposta a due quesiti che possono essere così sintetizzati:

- per escludere un bene dalla comunione legale ai sensi della lettera f) del primo comma dell'art. 179 c.c. è sufficiente che il coniuge acquirente si limiti a dichiarare nell'atto di acquisto che lo stesso è stato effettuato con il prezzo del trasferimento di beni personali o col loro scambio, oppure è necessario che dichiari espressamente nell'atto anche quale bene, suo personale del quale era proprietario esclusivo in forza di una delle fattispecie elencate alle lettere a), b), c), d) o e) dello stesso comma, sia stato da lui scambiato o trasferito a titolo oneroso con impego del prezzo nel nuovo acquisto?

- nel caso in cui il coniuge acquirente di un immobile o di un mobile registrato si sia limitato a dichiarare solo genericamente nel relativo atto, che l'acquisto è stato effettuato con il prezzo del trasferimento di beni personali o col loro scambio, senza specificare quale bene personale sia stato da lui venduto o scambiato, la sottoscrizione del relativo atto di acquisto da parte dell'altro coniuge, che ne sia stato parte a norma e nei modi previsti del secondo comma dell'art. 179 c.c., è idonea a rivestire la natura di confessione, con le conseguenze e le preclusioni poste a suo carico dall'art. 2732?

Le soluzioni giuridiche

In perfetta aderenza al fondante insegnamento delle Sezioni Unite (Sent. n. 22755/2009), la Suprema Corte, lungi dal discostarsi dall'arresto già segnato da Cass. n. 18114/2010 e confermato anche in seguito, come Cass. ord. n. 29342/2018 (peraltro citate entrambe anche dall'Ordinanza in commento), la Suprema Corte non ha potuto fare a meno di prendere atto della circostanza che, nel caso di specie, per attuare l'esclusione dalla comunione legale di un acquisto secondo quanto previsto dalla lettera f) del primo comma dell'art. 179 c.c. occorreva che la conferma adesiva dell'altro coniuge, intervenuto all'atto ai sensi del secondo comma stesso articolo, avesse la natura della confessione.

A questo punto, è la disciplina degli artt. 2727 e segg. c.c. a guidare l'interprete, il quale dovrà indagare questa dichiarazione del coniuge non acquirente per stabilire se rivesta, o non rivesta, i caratteri essenziali della valida confessione.

Secondo la definizione dell'art. 2727 c.c. il contenuto oggettivo della dichiarazione confessoria è la verità di “fatti”, e come la giurisprudenza ha costantemente ribadito che per “fatti” si devono intendere esclusivamente gli avvenimenti, e non i giudizi, le valutazioni, né tantomeno le qualificazioni giuridiche (essendo del tutto irrilevante la circostanza che siffatti giudizi, valutazioni o qualificazioni giuridiche possano essere sfavorevoli alla parte dalla quale provengano ed essere invece favorevoli all'altra parte).

In particolare, ove si cali questo principio nella fattispecie prevista alla lettera f) del primo comma art. 179 c.c., è intuitivo come il “fatto” che, oggetto della dichiarazione effettuata dal coniuge acquirente esclusivo, possa essere confermato dall'altro coniuge intervenuto all'atto ai sensi del secondo comma stesso articolo, non possa essere costituito dalla generica affermazione che si tratti di una non meglio identificata operazione di reinvestimento del prezzo o dello scambio di un “bene personale” neppure specificato, perché in tale eventualità la conferma di una simile dichiarazione da parte dell'altro coniuge non risulterebbe confermativa di un “fatto”, bensì sarebbe, tutt'al più (e nel migliore dei casi), soltanto confermativa di una qualificazione giuridica di “bene personale” attribuita da una parte, e quindi non sarebbe oggetto di confessione.

Osservazioni

Le osservazioni svolte nella pronunzia qui esaminata appaiono inconfutabili, come le conclusioni alle quali il Supremo Collegio perviene, risultando come si è detto in aderenza perfetta ai precedenti arresti.

Pertanto, la successiva proponibilità, da parte del coniuge intervenuto all'atto di acquisto dell'altro coniuge, di una domanda di accertamento dell'appartenenza alla comunione legale di un immobile o un mobile registrato che sia stato intestato interamente al secondo, dipenderà dalla mancanza della precisa indicazione, nell'atto di acquisto ai sensi della lettera f) del primo comma dell'art. 179 c.c., dell'operazione (o delle operazioni) di trasferimento o di scambio di bene già personale a norma delle lettere soprastanti dello stesso articolo.

Infatti, tale mancanza priverà la conferma da parte del coniuge non intestatario di una natura confessoria, con conseguente inapplicabilità della disciplina della confessione ed in particolare dell'art. 2732 c.c.

Invece, sarà la precisa indicazione, nell'atto di acquisto ai sensi della lettera f) del primo comma dell'art. 179 c.c., dell'operazione (o delle operazioni) di trasferimento o di scambio di bene già personale a norma delle lettere soprastanti dello stesso articolo, che determinerà la natura confessoria della dichiarazione adesiva del coniuge intervenuto all'atto ai sensi del secondo comma dell'art. 179 c.c., il quale rimarrà assoggettato alle limitazioni di cui all'art. 2732 c.c.

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