Procedimento sommario di cognizione oltre 90 giorni dal termine dell'azione ex art. 696 bis c.p.c.: quali conseguenze?

Filippo Rosada
03 Aprile 2023

La proposizione del procedimento sommario di cognizione dopo il termine di 90 giorni dal deposito della perizia, oppure oltre sei mesi dall'instaurarsi del procedimento cautelare determina il venir meno della condizione di procedibilità, nonchè l'interruzione della prescrizione?
Massima

Il mancato rispetto dei termini previsti dal comma terzo dell'art. 8 della L. 24/2017 per dare corso al procedimento sommario di cognizione (novanta giorni dal deposito della perizia ex art. 696 bis c.p.c. o sei mesi dall'inizio del procedimento cautelare) se da un lato non determina l'improcedibilità della domanda, dall'altro ne comporta la perdita degli effetti sostanziali e processuali, inclusa l'idoneità ad interrompere il decorso del termine della prescrizione.

Il caso

In seguito ad una errata prestazione medica, un paziente propone un procedimento ex art. 696 bis c.p.c. anche per interrompere la prescrizione del diritto a chiedere il risarcimento dei danni. Trascorsi più di 90 gg dal deposito della consulenza tecnica preventiva, viene radicato il procedimento ex art. 702 bis c.p.c.

Il Tribunale, preso atto della proposizione del procedimento sommario di cognizione oltre il termine di giorni 90 dalla conclusione del procedimento ex art. 696 bis c.p.c., da un lato dichiara procedibile la domanda e dall'altro accerta l'intervenuta prescrizione del diritto risarcitorio, stante il venir meno dell'efficacia interruttiva della prescrizione della consulenza preventiva ai fini conciliativi ai sensi dell'art. 8 co. 3 della legge n. 24/2017.

La questione

Se la proposizione del procedimento sommario di cognizione dopo il decorso del termine di 90 giorni dal deposito della perizia, ovvero oltre i sei mesi dal radicamento del procedimento cautelare - termini previsti dall'art. 8 co. 3 legge n. 24/2017 - determina il venir meno della condizione di procedibilità, oltre che degli effetti sostanziali e processuali della domanda, inclusa l'idoneità ad interrompere la prescrizione.

Le soluzioni giuridiche

Il Tribunale affronta, preliminarmente, la questione della procedibilità della domanda, ricordando come le disposizioni di natura processuale contenute nella cd. legge “Gelli-Bianco”, in forza del principio tempus regit actum, siano operanti dalla data di entrata in vigore della novella.

Pertanto, osserva il Tribunale, in materia di responsabilità medica, la presentazione del ricorso ex art. 696-bis c.p.c. è condizione di procedibilità, in alternativa al procedimento di mediazione. Successivamente, ai sensi del terzo comma dell'art. 8 della legge 24/2017, il giudizio a cognizione sommaria deve essere iniziato entro novanta giorni dal deposito della relazione, ovvero entro sei mesi dal deposito del ricorso. La predetta norma specifica, inoltre, che i termini devono essere rispettati al fine di fare salvi gli effetti della domanda.

A questo punto l'estensore del provvedimento argomenta la ragione per la quale ritiene che la proposizione del ricorso ex art. 702-bis c.p.c. oltre lo scadere dei termini di cui sopra non comporti la improcedibilità della domanda e ciò per quattro ordini di ragioni:

1) secondo una interpretazione letterale della norma, la procedibilità è collegata unicamente alla presentazione del ricorso o della mediazione;

2) la ratio della perentorietà del termine di sei mesi per lo svolgimento del procedimento di accertamento tecnico preventivo è da rinvenirsi, principalmente, a non rendere troppo lungo il tempo entro il quale l'azione non può essere promossa, come evincibile anche dal fatto che decorso tale termine, anche in assenza di deposito della CTU, la domanda diviene procedibile;

3) la perentorietà del termine di semestralità per lo svolgimento dell'ATP è suffragato dal secondo comma dell'art. 8, che prevede che l'attività svolta in ATP non vada perduta ove richiesta una proroga per completamento del procedimento ed inoltre, una eventuale sanzione di improcedibilità collegata alla tardiva proposizione del procedimento a cognizione sommaria, comporterebbe un ingiustificato sacrificio del principio di ragionevole durata del processo;

4) il significato letterale del terzo comma dell'art. 8 è chiaro nello specificare che la domanda resta procedibile anche in caso di superamento del termine semestrale, mentre gli effetti della domanda restano salvi solo a condizione che il ricorso ex art. 702-bis c.p.c. sia depositato entro 90 giorni dalla scadenza del termine semestrale, ovvero dal deposito della consulenza.

In considerazione di quanto osservato, l'estensore del provvedimento rileva come l'unica conseguenza del mancato rispetto del termine dei novanta giorni sia la perdita degli effetti sostanziali e processuali della domanda e non anche l'improcedibilità della stessa.

A questo punto il Tribunale affronta il tema della prescrizione della domanda, dichiarandola tale, in conseguenza del venir meno della efficacia interruttiva del ricorso ex art. 696-bis c.p.c. Quest'ultimo, infatti, essendo stato depositato oltre i suddetti termini, ha perso gli effetti sostanziali e processuali, così che non è più idoneo a ad interrompere la prescrizione.

In fine, la sentenza affronta il tema del diritto dell'assicuratore della responsabilità civileterzo chiamato in manleva dal convenuto assicurato - a contraddire con l'attore e quindi ad eccepire l'intervenuta prescrizione del diritto.

Il Tribunale, richiamando anche due precedenti giurisprudenziali di legittimità a Sezioni Unite (Cass., 4 ottobre 2015 n. 24707; idem, 19 aprile 2016 n. 7700), statuisce che tra l'attore, il convenuto e il terzo chiamato si costituisce un litisconsorzio processuale, dal quale consegue l'opponibilità della condanna dell'assicurato all'assicuratore. Da quanto osservato, pertanto, deriva l'interesse del terzo chiamato a contraddire anche con il soggetto danneggiato con cui non sussiste una diretta obbligazione e quindi, ai sensi dell'art. 2939 c.c., anche il diritto ad eccepire l'intervenuta prescrizione, con effetti anche nei rapporti tra l'assicurato e il terzo creditore.

Osservazioni

La sentenza oggetto del presente commento, tratta questioni certamente importanti, con effetti rilevanti, se non dirompenti, nell'ambito della materia della responsabilità degli esercenti la professione sanitaria.

Di sicuro rilievo sono: sia l'approdo inerente alla conservazione della procedibilità della domanda anche quando il ricorso ex art. 702 bis c.p.c. è stato radicato oltre il termine semestrale o oltre il termine di 90 giorni dal deposito della perizia; sia la soluzione riguardante la perdita di efficacia del ricorso ex art. 696-bis quale atto interruttivo della prescrizione.

Dello stesso tenore una sentenza del Tribunale di Savona dell'8 ottobre 2019 (in De Jiure, GiuffreFL). Il giudice ligure osserva, in primo luogo, come le condizioni di procedibilità non possano essere interpretate estensivamente, proprio in quanto derogatorie della disciplina generale di libero accesso alla giurisdizione (Corte Cost. 403/07; Cass. civ., n. 26560/14; idem,n. 6130/2011; idem,n. 967/04.

Ciò precisato, viene rilevato come l'unica interpretazione razionale possibile (conforme al canone ermeneutico del legislatore consapevole) dell'art. 8 non può che essere quella che considera assolta la condizione di procedibilità unicamente con la conclusione del procedimento per ATP o con il decorso del termine di 6 mesi.

Per la predetta ragione, pertanto, l'estensore rileva come gli effetti del superamento del termine di 90 giorni non possano riguardare la condizione di procedibilità, bensì unicamente, ma inequivocabilmente, la questione della salvezza degli effetti della domanda, prodotti dalla proposizione del ricorso ex art. 696-bis c.p.c.

Tra gli effetti sostanziali della domanda richiamati dal Tribunale, vi è proprio quello dell'interruzione della prescrizione.

In estrema sintesi, il Giudice del Tribunale di Savona ritiene che gli effetti sostanziali e processuali del ricorso ex art. 696-bis c.p.c. e quindi della domanda proposta ai sensi dell'art. 702-bis c.p.c., siano sottoposti alla condizione del rispetto dei termini di cui all'art. 8 delle menzionata legge.

La decisone del Tribunale Ligure è stata oggetto di commento adesivo anche da parte del Giudice presso il Tribunale di Udine Dott.ssa Raffaella Gigantesco (in Responsabilità Civile e Previdenza, GiuffreFL, 2021, 2, 569)

Del resto, anche il Tribunale di Roma condivide la linea interpretativa del Tribunale di Cremona e di Savona, come evincibile dalle Linee Guida in materia di accertamento tecnico preventivo ai sensi dell'articolo 8 legge 24/2017, approvate dal Tribunale capitolino nella riunione ex art. 47-quater O.G. del 13 febbraio 2020:

“3.4 Il termine per la conclusione del procedimento. Si ritiene che nel caso in cui non venga rispettato il termine (definito dal legislatore) perentorio di sei mesi per l'espletamento dell'ATP l'attività svolta seppur tardivamente nell'ambito dell'accertamento tecnico tra le medesime parti potrà comunque essere utilizzata nel successivo giudizio di merito. Unica conseguenza del mancato rispetto del termine sarà dunque che l'attore potrà ritenere subito munita di procedibilità la sua domanda e instaurare o continuare il giudizio di merito. Ritenere diversamente e, quindi, ipotizzare che, alla scadenza del termine semestrale, il collegio peritale debba comunque terminare o sospendere le operazioni, condurrebbe a soluzioni decisamente antieconomiche oltre che irrazionali: costringendo il giudice del giudizio di merito a rinnovare la consulenza e vanificando le attività peritali comunque regolarmente compiute.

4.2 La violazione del termine per la proposizione del ricorso. La perentorietà del termine di novanta giorni (dal decorso dei sei mesi dal deposito del ricorso ex art. 8 L. 24/2017 e 696-bis c.p.c.) per il deposito del ricorso ex art. 702-bis c.p.c. ai fini dell'introduzione del giudizio di merito deve essere intesa nel senso che il rispetto del termine sia funzionale esclusivamente a preservare gli effetti sostanziali e processuali della domanda introdotta con il ricorso per ATP e non alla procedibilità della domanda di merito. Se depositato oltre la scadenza del termine di novanta giorni, il ricorso è procedibile, ma può produrre solo ex novo i suoi effetti sostanziali e processuali. La parte che voglia beneficiare della salvezza degli effetti della sua domanda ha l'onere – a prescindere dallo stato in cui si trova la consulenza – di promuovere il giudizio di merito nelle forme del rito sommario, entro il termine di 90 giorni che decorre dalla scadenza del termine semestrale, anche nel caso in cui questa sia interessata a proseguire il procedimento ex art. 696-bis per conoscere l'esito della relazione e partecipare al tentativo di conciliazione.”

Alla luce di quanto esposto, sarà interessante osservare quale sarà l'evoluzione della giurisprudenza, oltre che della migliore dottrina.

In fine, non si può non menzionare l'interessante trattazione e il condivisibile approdo circa il potere dell'assicuratore terzo chiamato in manleva a contraddire con l'attore con il quale non sussiste una diretta obbligazione.

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