Meta paga 725 milioni di dollari per aver concesso a terzi i dati degli utenti senza averli informati
02 Gennaio 2023
La vicenda si inquadra nella cornice dello scandalo Cambridge Analytica ed ha avuto inizio nel 2018 dopo che Facebook ha rivelato che le informazioni di 87 milioni di utenti erano state condivise in modo improprio con quella azienda. Facebook avrebbe raccolto e utilizzato i dati di localizzazione degli utenti anche nel caso in cui questi stessi avessero disattivato la cronologia dei propri spostamenti. Secondo i legali che hanno portato avanti l’azione collettiva, la somma di 725 milioni di dollari che Facebook si è impegnata a pagare per la transazione, sarebbe il maggiore recupero mai ottenuto in una class action sulla privacy dei dati e il massimo che Facebook abbia mai pagato per risolvere una class action privata. La causa era in discussione dinanzi alla Corte Distrettuale - Northern District of California - San Francisco Division. In base all’accordo transattivo, da un lato, la società accetta di pagare una determinata somma di danaro per tacitare le ragioni sollevate dai partecipanti all’azione collettiva, dall’altra, estingue la causa senza alcuna ammissione in merito agli addebiti che le erano stati mossi. Sebbene negli Stati Uniti manchi ancora una legge federale per la protezione dei dati personali, nel 2019 Facebook aveva raggiunto un’intesa con la Federal Trade Commission a chiusura di un’istruttoria promossa dalla FTC per gli stessi fatti di Cambridge Analytica con cui il gigante dei social network si impegnava a fornire agli utenti informative chiare quando i loro dati venivano condivisi con terze parti. Questo accordo, che fece molto clamore, prevedeva il pagamento di una cifra record di 5 miliardi di dollari da parte di Facebook. |