L'equo compenso è legge

La Redazione
17 Aprile 2023

Il disegno di legge contenente le nuove disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali è stato approvato in via definitiva dalla Camera dei Deputati mercoledì 12 aprile 2023.

Mercoledì 12 aprile la Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge Meloni sull'equo compenso con 243 voti favorevoli, nessun contrario e 59 astenuti. I c.d. contraenti forti dovranno dunque riconoscere un giusto compenso per le prestazioni professionali.

Il disegno di legge nasce dalle due proposte di legge presentate da FdI (Meloni) e Lega (Morrone) e definisce l'equo compenso come «la corresponsione di un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale, nonché conforme ai compensi previsti rispettivamente:

  • per gli avvocati, dal decreto del Ministro della giustizia emanato ai sensi dell'articolo 13, comma 6, della legge 31 dicembre 2012, n. 247;
  • per i professionisti iscritti agli ordini e collegi, dai decreti ministeriali adottati ai sensi dell'art. 9 d.l. n. 1/2012, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27;
  • per i professionisti di cui al comma 2 dell'art. 1 l. n. 4/2013, dal decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge e, successivamente, con cadenza biennale, sentite le associazioni iscritte nell'elenco di cui al comma 7 dell'articolo 2 della medesima legge n. 4 del 2013».

L'art. 3 sancisce la nullità delle clausole che prevedono un compenso non equo. In tal caso, il giudice che accerta il carattere non equo del compenso pattuito ridetermina il compenso dovuto al professionista e condanna il cliente al pagamento della differenza (art. 4).

Il testo prevede anche una presunzione di equità laddove le imprese adottino modelli standard di convenzione, concordati con i Consigli nazionali degli ordini o collegi professionali (art. 6).

«Grandissima soddisfazione della giovane Avvocatura per l'approvazione all'unanimità da parte del Parlamento della legge Meloni sull'equo compenso. Una legge che ridà dignità al lavoro dei professionisti che da Bersani e Monti in poi erano stati costretti a indecorose gare al ribasso e a svilire la loro attività professionale». Così in una nota il presidente dell'Associazione Italiana Giovani Avvocati Perchinunno che sottolinea «L'orgoglio per una legge nata anche da un'idea dell'AIGA, protagonista di molte battaglie al fianco dell'Avvocatura. L'equo compenso è solo un punto di partenza - conclude Perchinunno - da domani saremo al lavoro per rilanciare nuove idee a sostegno della dignità e del lavoro dei professionisti».

«L'approvazione definitiva della legge sull'equo compenso è un passo significativo verso una maggiore tutela della dignità professionale degli avvocati e una maggiore trasparenza nella relazione tra avvocati e clienti, ma seppure sia una norma molto importante, pone delle criticità da risolvere. Si tratta dell'articolo 11 che prevede l'applicazione della corretta remunerazione solo alle nuove convenzioni da stipulare e non anche a quelle già in essere. Ciò significa che i clienti forti non registreranno nuove convenzioni con i professionisti, e di fatto la legge sull'equo compenso potrebbe restare una norma vuota priva di applicazione. La soluzione sta nel prevedere che la legge appena approvata dal Parlamento si applichi ai nuovi incarichi anche se all'interno delle vecchie convenzioni. Solo così sì ci sarà una vera svolta: si salverebbero i bilanci degli enti pubblici e, regolando con la nuova disciplina tutti i nuovi incarichi, si tutelerebbe la professionalità e le competenze degli avvocati». Lo dichiara il neo presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, che prosegue: «Il CNF ha seguito attentamente l'iter del disegno di legge fin dal suo primo approdo in Parlamento nelle passate legislature e ha partecipato attivamente al dibattito sul tema, sostenendo con decisione l'importanza di approvare una legge di civiltà che tutela il diritto a una retribuzione giusta per i lavoratori, così come è sancito dall'art. 36 della Costituzione». «È pertanto necessario che vengano apportati alcuni correttivi, come promesso dai parlamentari che sono intervenuti sulla questione. Il CNF si impegnerà a vigilare sull'applicazione della nuova legge e sulla tutela dei diritti dei professionisti, affinché possano prestare la loro competenza intellettuale con la giusta remunerazione e la dovuta dignità professionale», conclude il presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it