Presentata dalla Commissione europea la nuova proposta di regolamento sul trasferimento dei procedimenti penali

Lorenzo Salazar
18 Aprile 2023

Il 5 aprile u.s. la Commissione europea ha adottato una proposta di regolamento sul trasferimento dei procedimenti penali tra Stati membri.

La presentazione della proposta viene giustificata con l'aumento della criminalità transfrontaliera, che condurrebbe a un costante aumento dei casi in cui più Stati membri hanno competenza a perseguire lo stesso reato con gli inerenti rischi di procedimenti paralleli e duplicazioni di attività, ma anche con la necessità di prevenire il possibile insorgere di casi di bis in idem.

La proposta di regolamento mira così a prevenire la duplicazione dei procedimenti e al tempo stesso a evitare casi di impunità in caso di rifiuto della consegna in base a un mandato d'arresto europeo, contribuendo al tempo stesso a garantire che i procedimenti siano condotti nello Stato membro meglio posizionato a tal fine, ad esempio quello in cui si è verificata la parte preponderante della condotta di reato.

La proposta mira, pertanto, a introdurre un elenco di criteri comuni per il trasferimento di un procedimento penale nonché i motivi per un eventuale rifiuto dello stesso; un termine per la adozione delle decisioni al riguardo; una disciplina delle spese di traduzione nonché dei diritti minimi per gli indagati, gli imputati e le vittime; e infine norme sul ricorso all'utilizzo di un canale di comunicazione securizzato e dedicato per la comunicazione tra le autorità competenti.

Occorre ricordare che la materia del trasferimento dei procedimenti da uno Stato all'altro non è stata mai particolarmente “fortunata” e trova attualmente disciplina nella Convenzione del Consiglio d'Europa sul trasferimento dei procedimenti penali del 15 maggio 1972 che è stata però ratificata e applicata solo da 13 Stati membri (l'Italia, pur avendo sottoscritto la convenzione il 26 maggio 2000, non ha mai proceduto alla sua ratifica).

La maggior parte degli Stati membri si affida così alla assai generica disciplina dettata dall'art. 21 della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 1959, dal momento che anche l'accodo in materia concluso tra gli Stati membri delle Comunità europee nel lontano 1990 non è mai entrato in vigore tra gli stessi.

La base giuridica prescelta dalla Commissione, un regolamento (direttamente applicabile in tutti gli Stati membri e vincolante in tutti i suoi elementi) e non una direttiva, viene giustificata con la necessità di poter disporre di norme uniformi in una materia attualmente disciplinata in maniera assai differenziata da uno Stato membro all'altro e di contribuire in tal modo a una più efficiente amministrazione della giustizia penale negli Stati membri.

La proposta inizierà ora il consueto percorso dei negoziati condotti nelle sedi del Parlamento europeo e del Consiglio con l'auspicio, ma non di certo la sicurezza, di poterla vedere adottata prima della fine della Legislatura nel giugno 2024.

Lorenzo Salazar