Mandato d’arresto della Corte penale internazionale contro Putin: le autorità russe mettono in stato d’accusa il Procuratore capo e i giudici della CPI

La Redazione
31 Maggio 2023

A seguito dell'emissione dei mandati d'arresto dello scorso 17 marzo contro il Presidente Putin e la Commissaria Lvova-Belova, la Corte penale internazionale sta affrontando le reazioni di alcuni esponenti del governo russo, che avrebbero dichiarato di aver messo in stato di accusa il Procuratore Karim Khan e i giudici, Rosario Aitala, Tomoko Akane e Sergio Gerardo Ugalde Godinezha.

Il 17 marzo 2023 la Corte penale internazionale (CPI) ha emesso due mandati di arresto per il Presidente russo Vladimir Putin e la Commissaria per i diritti dei bambini, Maria Alekseyevna Lvova-Belova. I giudici della Corte, in particolare della Camera preliminare II, hanno confermato – come si legge nel comunicato – infatti di avere «ragionevoli motivi» per ritenere che Putin e Lvova-Belova siano penalmente responsabili dei crimini di guerra di deportazione illegale e trasferimento illegale di bambini dalle zone occupate dell'Ucraina alla Russia ai sensi dello Statuto della CPI.

Il Presidente Putin potrebbe essere soggetto ad arresto fuori dalla Russia, poiché va ricordato che, ai sensi dell'art. 27 dello Statuto della CPI, nessuna immunità gli è riconosciuta davanti alla Corte.

In seguito a ciò il “Comitato Investigativo russo” avrebbe avviato un procedimento penale nei confronti del Procuratore Karim Khan e dei giudici, Rosario Aitala, Tomoko Akane e Sergio Gerardo Ugalde Godinez, che hanno emesso il mandato di arresto per il Presidente Vladimir Putin e per Maria Lvova-Belova. Gli esponenti russi basano le loro accuse su reati previsti dalla legislazione penale russa relativi al perseguimento penale di una persona notoriamente innocente, nonché preparazione di un attacco a un rappresentante di uno Stato straniero che gode di protezione internazionale al fine di complicare le relazioni internazionali.

Sia il giudice italiano Aitala che il procuratore Khan sarebbero stati inseriti in una lista di ricercati.

Le manifestazioni pubbliche di solidarietà al Procuratore capo e ai giudici della Corte penale internazionale non sono mancate, e la stessa Corte penale internazionale ha emesso il seguente comunicato in data 20 maggio 2023:

“La Corte penale internazionale (“Cpi” o “Corte”) è a conoscenza e profondamente preoccupata per le misure coercitive ingiustificate e ingiustificabili che sarebbero state adottate dalle autorità della Federazione russa nei confronti di funzionari della Cpi, in particolare del Procuratore della Corte e dei giudici della Camera preliminare II.

La CPI ritiene tali misure inaccettabili. La Corte continuerà imperterrita a svolgere il suo legittimo mandato al fine di assicurare alla giustizia i responsabili dei crimini più gravi che interessano l'intera comunità internazionale.

La CPI è fermamente al fianco del suo personale e dei suoi funzionari e, in linea con la dichiarazione rilasciata oggi dalla Presidenza dell'Assemblea degli Stati Parte, invita tutti gli Stati Parte e le parti interessate allo Statuto di Roma a intensificare gli sforzi per proteggere la Corte, i suoi funzionari e il suo personale, e garantire che essa sia in grado di continuare a svolgere il suo mandato indipendente”.

Il testo del comunicato è consultabile al link: https://www.icc-cpi.int/news/icc-statement-reports-coercive-measures-against-officials