Anche l'OCF chiede un rinvio dell'avvio del processo telematico davanti al Giudice di Pace

Redazione scientifica
29 Giugno 2023

Secondo l'Organismo Congressuale Forense l'avvio del processo telematico previsto per il prossimo 30 giugno è impossibile, in quanto gli Uffici del Giudice di Pace sono del tutto impreparati alla adozione del nuovo sistema che procurerà notevoli difficoltà agli avvocati e dunque ai cittadini.

Con il comunicato stampa del 28 giugno 2023, l'OCF sottolinea l'emersione di «una drammatica situazione: la formazione del personale, organizzata mediante tutorial a video (da scaricare su iniziativa dei funzionari) o attraverso corsi a distanza, ha coinvolto solo una parte degli Uffici, mentre ad altri non è stato neppure comunicata la data del corso ad essi destinato. E quelli che ne hanno usufruito l'hanno reputata insufficiente, ritenendo più efficace l'addestramento in presenza anziché da remoto». Inoltre, «la fase della sperimentazione, prevista con il deposito esclusivamente di ricorsi per decreto ingiuntivo, con l'adozione del “doppio binario” (cartaceo e telematico, con validità legale solo del primo) è stata resa vana dall'esiguo numero di ricorsi depositati causata dall'assenza di uno specifico ambiente di prova, con l'impossibilità di effettiva lavorazione degli atti e del conseguente deposito di provvedimenti da parte dei Giudici».

L'OCF evidenza come sia mancata «la necessaria iscrizione dei funzionari e dei Giudici al REGINDE, presupposto indispensabile per accedere al sistema, sono state segnalate numerose problematiche relative al mancato funzionamento della firma remota dei giudici o all'impossibilità di questi a collegarsi al portale operativo sul quale lavorare».

Infine, è stato anche individuato un problema tecnico negli schemi ministeriali XSD, «che generava un errore bloccante del deposito dei ricorsi per decreto ingiuntivo, problema finalmente risolto dal Ministero con un nuovo rilascio ma solo nei giorni scorsi, con i necessari tempi di adattamento dei vari programmi di deposito da parte delle Software House».

Date tutte queste problematiche, l'Organismo Congressuale Forense chiede il rinvio dell'entrata in vigore dell'obbligo di deposito telematico degli atti civili davanti al Giudice di Pace, quanto meno fino al 30 settembre 2023, «al fine di consentire una adeguata sperimentazione ed un allargamento della stessa anche ad una platea più ampia di avvocati e ad un più ampio spettro di atti processuali».

Dello stesso avviso è il Presidente del COA Roma, secondo cui «al momento però non risulta alcuna proroga dell'entrata in vigore, ma, come tutti i colleghi sanno, la macchina della Giustizia non è assolutamente pronta a gestire il nuovo sistema. Questo vuol dire che il processo davanti al Giudice di Pace si bloccherà, con conseguenze disastrose per i cittadini». Sarebbe quindi sufficiente, «per evitare gravi conseguenze, adottare il sistema del “doppio binario“ per un periodo limitato di tempo, ossia consentire anche il deposito cartaceo degli atti, come avvenuto fino ad oggi. Per quanto riguarda la Capitale, l'Ordine vigilerà sul funzionamento del PCT, pronto a denunciare ogni disservizio».

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