Corte EDU: l’arresto degli attivisti di una ONG da parte delle autorità russe costituisce un’ingerenza nella libertà di espressione sul tema ambientale

La Redazione
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03 Luglio 2023

Nella sentenza (n. 22515/14) della Corte EDU pronunciata il 27 giugno 2023, i giudici di Strasburgo hanno stabilito all'unanimità la violazione dell'art. 5 § 1 (diritto alla libertà e alla sicurezza) e art. 10 (libertà di espressione) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, relativamente ad una controversia del 2013, la quale aveva ad oggetto l'arresto e la detenzione di una nave battente bandiera olandese e del suo equipaggio da parte delle autorità russe. Per la Corte, la detenzione dei ricorrenti, oltre a risultare estremamente grave in quanto non registrata, equivale ad un'ingerenza nell'esercizio della loro libertà di esprimere la propria opinione su un tema di rilevante interesse in relazione all'ambiente, e che tale interferenza non fosse prevista dalla legge nazionale.

Il caso riguarda una manifestazione del 2013 di trenta attivisti di un'ONG ambientalista sulla piattaforma russa di trivellazione petrolifera nel Mar Prirazlomnaya.

Durante la manifestazione, sono state lanciate delle imbarcazioni da una nave battente bandiera olandese, e due degli attivisti sono saliti sulla piattaforma. La guardia costiera russa ha intercettato la nave e l'ha rimorchiata, con gli attivisti a bordo, fino al porto di Murmansk. All' arrivo a Murmansk, gli attivisti sono stati arrestati e messi in detenzione con l'accusa di pirateria. L'accusa è stata successivamente modificata in vandalismo e ai ricorrenti è stata concessa un'amnistia per porre fine al procedimento a loro carico.

In primo luogo, la Corte, considerando varie questioni relative alla giurisdizione e alla competenza, ha concluso che poteva esaminare il caso. In particolare, sebbene gli attivisti abbiano ricevuto un risarcimento a seguito di un accordo amichevole raggiunto tra i Paesi Bassi e la Russia in merito all'incidente – dopo un procedimento arbitrale ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare - La Russia non ha riconosciuto che i diritti dei ricorrenti sono stati violati, e pertanto essi possono quindi ancora affermare di essere vittime di una violazione della Convenzione europea.

In secondo luogo, la Corte ha rilevato che il periodo in cui la nave olandese è stata sotto il controllo russo, fino all'arrivo a Murmansk, ha rappresentato una privazione della libertà per gli attivisti. Questo periodo di detenzione non è stato registrato in alcun modo; di conseguenza, costituisce una grave violazione dei diritti dei ricorrenti ai sensi dell'art. 5 della Convenzione EDU.

Sebbene la successiva detenzione degli attivisti, fino al loro rilascio due mesi dopo, sia stata ufficialmente registrata, è stata arbitraria a causa della confusione sulla natura delle accuse contro di loro e sulle ragioni della loro detenzione.

Infine, la Corte ha ritenuto che la detenzione dei ricorrenti equivalesse a un'ingerenza nell'esercizio della loro libertà di esprimere la propria opinione su un tema di rilevante interesse in relazione all'ambiente, e che tale interferenza non fosse prevista dalla legge nazionale.