Processo penale: gli avvocati chiedono il rinvio dell'obbligo di deposito telematico

Redazione Scientifica
11 Luglio 2023

«Il recente Decreto Ministeriale in materia di processo penale telematico è un vero fulmine a ciel sereno, destinato a causare danni enormi all'ordinato svolgimento delle attività processuali ed all'esercizio quotidiano del diritto di difesa degli imputati». L'Unione delle Camere Penali chiede dunque al Ministero un intervento “correttivo” o “interpretativo” «che certifichi l'unica possibile lettura del Decreto: si è trattato di una dichiarazione di intenti, uno spoiler del prossimo futuro».

È quanto si legge nel comunicato dello scorso 8 luglio dell'Unione delle Camere Penali Italiane, che fa seguito della pubblicazione del decreto ministeriale 4 luglio 2023 (v. Processo penale telematico: 103 atti dovranno essere depositati telematicamente) definito «un vero fulmine a ciel sereno, destinato a causare danni enormi all'ordinato svolgimento delle attività processuali ed all'esercizio quotidiano del diritto di difesa degli imputati».

Infatti «la novità era certamente nell'aria, quale attuazione sistemica del Processo Penale Telematico così come disegnato dalla Riforma; ma è sconcertante il fatto che innanzitutto gli uffici giudiziari, come abbiamo con certezza potuto appurare, siano totalmente ignari di una simile, clamorosa innovazione delle modalità di deposito degli atti penali. Il portale diventerebbe ora l'unico canale di deposito consentito ai difensori (ed agli ausiliari del Giudice) per la pressoché totalità degli atti difensivi, per tutte le fasi del processo, non involgendo più solo i depositi presso le Procure, in qualche modo già attrezzate, ma attingendo i Tribunali e le Corti d'Appello di tutto il territorio nazionale».

Ciò che manca, secondo il comunicato di UCPI, è dunque la formazione del personale degli uffici, ma non solo «perché riferire queste norme, di cogente applicazione, agli atti dei soli difensori, e non anche a quelli dei Pubblici Ministeri? […] Questa inammissibile sperequazione tra le parti produce peraltro un effetto del tutto invalidante sulla pretesa rivoluzione tecnologica. Fino a quando, infatti, PM e Giudici continueranno a poter fruire di forme di deposito diverse, dunque anche cartacee, sarà impossibile formare l'agognato fascicolo digitale. Nessun beneficio effettivo, dunque, ma solo ulteriori rischi e confusione per l'esercizio del diritto di difesa».

Auspicando un intervento del Ministro Nordio, il comunicato precisa che «la soluzione più agevole non può che rinvenirsi nel proseguire con l'applicazione dell'art. 87-bis d.lgs. n.150/2022 (conv. in l. 199/2022), non potendo d'altronde un decreto ministeriale porsi in contrasto con una fonte normativa di rango superiore. Deve insomma prorogarsi la forma alternativa di deposito degli atti prorogata non a caso fino al 31 dicembre 2023, in attesa di una sicura e testata entrata a regime del Portale».

*Fonte: DirittoeGiustizia

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