Lotta contro la frode agli interessi finanziari UE: le norme nazionali sulla prescrizione devono consentire una repressione effettiva dei reati

La Redazione
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28 Agosto 2023

Il diritto europeo – afferma la Corte di giustizia dell'UE nella sua sentenza del 24 luglio 2023 (C-107/23) – esige che gli Stati membri lottino con misure dissuasive ed effettive contro la frode e le altre attività illegali lesive degli interessi finanziari dell'Unione. Tali Stati devono assicurarsi che le norme sulla prescrizione previste dal diritto nazionale consentano una repressione effettiva dei reati legati a simili frodi. Il giudice nazionale è tenuto, in linea di principio, a disapplicare le norme o la giurisprudenza nazionali che creano un rischio sistemico di impunità per simili reati. L'inosservanza dell'obbligo di prevedere sanzioni penali effettive al fine di tutelare gli interessi finanziari dell'Unione viola infatti il diritto dell'Unione.

Alcuni cittadini rumeni condannati a pene detentive per frode fiscale, in particolare per frode all'imposta sul valore aggiunto (IVA), hanno adito la Corte d'appello di Brașov (Romania) al fine di contestare la loro condanna definitiva, invocando la prescrizione della loro responsabilità penale.

A sostegno della loro posizione tali condannati invocano, in particolare, due sentenze della Corte costituzionale rumena (pronunciate nel 2018 e nel 2022), che hanno invalidato una disposizione nazionale che disciplinava le cause di interruzione del termine di prescrizione in materia penale, vale a dire atti processuali o sentenze che interrompono la prescrizione della responsabilità penale. A seguito di tali sentenze, per un periodo di quasi quattro anni, il diritto rumeno non prevedeva alcuna causa di interruzione di tale termine. In concreto, ciò significa che, durante tale periodo, e in applicazione della concezione rumena del principio di legalità dei reati e delle pene che include le norme sulla prescrizione, nessun atto processuale ha potuto avere effetto interruttivo della prescrizione. Inoltre, i condannati sostengono che tale assenza di cause di interruzione costituirebbe una legge penale più favorevole (lex mitior), di cui essi chiedono l'applicazione retroattiva al fine di escludere il carattere interruttivo di atti processuali realizzati prima del 2018. Tenuto conto della data dei fatti incriminati, i condannati di cui trattasi ritengono quindi che il termine di prescrizione sarebbe scaduto prima che la decisione di condanna fosse divenuta definitiva, il che comporterebbe l'archiviazione del procedimento penale e l'impossibilità di condannarli.

La Corte d'appello di Brașov esprime dubbi quanto alla compatibilità di una simile interpretazione con il diritto dell'Unione. Essa avrebbe l'effetto di esonerare i condannati in questione, ma anche un numero considerevole di altre persone, dalla loro responsabilità penale per reati di frode fiscale che potrebbero ledere gli interessi finanziari dell'Unione. Inoltre, la Corte d'appello di Brașov sottolinea che, al fine di conformarsi al diritto dell'Unione, essa potrebbe essere indotta a dover disapplicare la giurisprudenza della Corte costituzionale e/o del supremo organo giurisdizionale nazionale. Orbene, il nuovo regime disciplinare in Romania consentirebbe di sanzionare i giudici che non tengano conto di tale giurisprudenza. L'organo giurisdizionale rumeno si chiede, in tale contesto, se il primato del diritto dell'Unione osti a che sorga la responsabilità disciplinare dei giudici che lo compongono nel procedimento principale. Esso ha pertanto deciso di interrogare la Corte di giustizia in merito a ciascuno di tali temi.

L'inosservanza dell'obbligo di prevedere sanzioni penali effettive al fine di tutelare gli interessi finanziari dell'Unione viola il diritto dell'Unione.

Il diritto dell'Unione esige che gli Stati membri lottino con misure dissuasive ed effettive contro la frode e le altre attività illegali lesive degli interessi finanziari dell'Unione. A tale titolo, la Corte indica che tali Stati devono assicurarsi che le norme sulla prescrizione previste dal diritto nazionale consentano una repressione effettiva dei reati legati a simili frodi. Orbene, le soluzioni giurisprudenziali adottate in Romania, da cui risulta che il diritto rumeno per quasi quattro anni non prevedeva alcuna causa di interruzione del termine di prescrizione della responsabilità penale, comportano un rischio sistemico di impunità per i reati in questione che non è compatibile con i requisiti del diritto dell'Unione. Detto rischio è accentuato da un'eventuale applicazione retroattiva di tale assenza di cause di interruzione a un periodo precedente, a titolo del principio della legge penale più favorevole (lex mitior).

La Corte ricorda che gli organi giurisdizionali nazionali devono disapplicare la normativa e la giurisprudenza nazionali se esse conducono alla prescrizione della responsabilità penale in un numero di casi di frode grave che ledono gli interessi finanziari dell'Unione così elevato da comportare un rischio sistemico di impunità di simili reati.

Ebbene, un simile obbligo può entrare in conflitto con la tutela dei diritti fondamentali. Al riguardo, la Corte considera che, quando un organo giurisdizionale di uno Stato membro è chiamato a verificare la conformità ai diritti fondamentali di una disposizione o di un provvedimento nazionale che, in una situazione in cui l'operato degli Stati membri non è del tutto determinato dal diritto dell'Unione, attua tale diritto, resta consentito alle autorità e agli organi giurisdizionali nazionali applicare standard nazionali di tutela di tali diritti, a patto che tale applicazione non comprometta il livello di tutela previsto dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, né il primato, l'unità e l'effettività del diritto dell'Unione.

Applicando tale giurisprudenza nel caso di specie, la Corte distingue il principio di legalità dei reati e delle pene, come applicato e interpretato nella giurisprudenza nazionale in questione, dal principio dell'applicazione retroattiva della legge penale più favorevole (lex mitior). Nei limiti in cui tale giurisprudenza si basa sul principio di legalità dei reati e delle pene sotto il profilo dei suoi requisiti di prevedibilità e di determinatezza della legge penale, la Corte, dopo aver sottolineato l'importanza di tale principio sia nell'ordinamento giuridico dell'Unione sia negli ordinamenti giuridici nazionali, conclude che i giudici nazionali, in deroga al loro obbligo di dare pieno effetto al diritto dell'Unione, non sono tenuti a disapplicare tale giurisprudenza.

Per contro, i giudici nazionali non sono autorizzati ad applicare uno standard nazionale di tutela relativo al principio dell'applicazione retroattiva della legge penale più favorevole (lex mitior) in circostanze come quelle che hanno dato origine al presente procedimento pregiudiziale. Al riguardo, la Corte sottolinea che, tenuto conto del necessario bilanciamento tra tale standard e i requisiti del diritto dell'Unione, i giudici nazionali non possono mettere in discussione l'interruzione del termine di prescrizione della responsabilità penale afferente ad atti processuali intervenuti prima della constatazione di invalidità delle disposizioni nazionali pertinenti. Una simile messa in discussione avrebbe infatti la conseguenza di aggravare il rischio sistemico di impunità per reati che ledono gli interessi finanziari dell'Unione derivante unicamente dall'assenza, per quasi quattro anni, di cause di interruzione della prescrizione in Romania.

In forza del principio del primato del diritto dell'Unione, una decisione resa in via pregiudiziale dalla Corte vincola il giudice nazionale per quanto riguarda l'interpretazione del diritto dell'Unione per la soluzione della specifica controversia. Di conseguenza, a tale giudice non può essere impedito di applicare immediatamente il diritto dell'Unione in modo conforme a una pronuncia o alla giurisprudenza della Corte, se necessario disapplicando una giurisprudenza nazionale che osta alla piena efficacia di tale diritto. Un simile comportamento del giudice nazionale non può nemmeno essere considerato un illecito disciplinare.