Parità retributiva: la Direttiva (UE) 2023/970 abolisce il segreto salariale per colmare il gender pay gap

La Redazione
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30 Agosto 2023

Con la Direttiva (UE) 2023/970 del Parlamento Europeo e del Consiglio, approvata il 10 maggio 2023, il legislatore comunitario interviene sul gender gap lavorativo con l'ausilio di vari strumenti, tra cui anche l'abolizione delle «clausole di segretezza salariale», rafforzando l'applicazione del principio della parità di retribuzione. Gli Stati membri UE dovranno recepire la direttiva entro il 7 giugno 2026.

Con la Direttiva (UE) 2023/970 del Parlamento Europeo e del Consiglio, sono state approvate delle misure di trasparenza salariale volte a superare il gender pay gap, divario retributivo tra persone di generi differenti. La citata direttiva punta, in primis, sulla trasparenza delle informazioni sui trattamenti retributivi e, pertanto, i livelli stipendiali, per poter essere controllati e resi equi, dovranno essere conoscibili.

Nello specifico, tramite i rappresentanti sindacali o un organismo per la parità, i lavoratori potranno richiedere e ricevere per iscritto informazioni circa il loro livello retributivo individuale e sui livelli retributivi medi, divisi per sesso, delle categorie di lavoratori che svolgono il medesimo lavoro o simile.

Inoltre, nell'ipotesi in cui informazioni ricevute risultano imprecise o incomplete, i lavoratori possono richiedere, personalmente o tramite i loro rappresentanti dei lavoratori, maggiori chiarimenti sui dati forniti, ottenendo una risposta suffragata da una motivazione. In tal caso, i datori di lavoro dovranno fornire le informazioni richieste entro un termine ragionevole, ed in ogni caso entro 2 mesi. Inoltre, i datori di lavoro non potranno vietare ai lavoratori di rendere conoscibile la propria retribuzione per mezzo di specifiche clausole contrattuali.

Si prevedono, in aggiunta, delle regole procedurali, le quali stabiliscono che l'onere della prova ricada sul datore di lavoro che, qualora venga citato in giudizio per violazione del principio di parità retributiva, dovrà dimostrare l'insussistenza della discriminazione retributiva diretta o indiretta.

La direttiva in questione andrà ad incidere anche sugli appalti in quanto gli Stati membri dovranno garantire che, nell'esecuzione di appalti pubblici o concessioni, gli operatori economici rispettino gli obblighi derivanti dal principio della parità di retribuzione.

Da ultimo, è previsto anche un diritto al risarcimento del danno, secondo modalità stabilite dai vari Stati membri UE, per i lavoratori che abbiano subito la violazione di un diritto o di un obbligo relativo al principio della parità di retribuzione. In particolare, lo Stato membro dovrà garantire, come dispone l'art. 16 della citata direttiva, che «il risarcimento o la riparazione del danno comprendano il recupero integrale delle retribuzioni arretrate e dei relativi bonus o pagamenti in natura, il risarcimento per le opportunità perse, il danno immateriale, i danni causati da altri fattori pertinenti che possono includere la discriminazione intersezionale, nonché gli interessi di mora».

La nuova direttiva, applicabile ai datori di lavoro pubblici e privati, stabilendo delle prescrizioni minime per gli Stati membri UE, consente inoltre ai vari ordinamenti nazionali degli interventi migliorativi al fine di raggiungere l'obiettivo della parità retributiva.