Cittadinanza di uno Stato membro UE: giustificata la perdita anche dello status di cittadino europeo solo se non si verifica apolidia
14 Settembre 2023
La figlia di una madre danese e di un padre americano possedeva, sin dalla nascita negli Stati Uniti, le cittadinanze danese e americana. Dopo aver compiuto l'età di 22 anni, ha presentato in Danimarca una domanda di mantenimento della sua cittadinanza danese.
L'autorità competente le ha comunicato che aveva perso la cittadinanza danese all'età di 22 anni. Infatti, secondo il diritto danese, una persona nata all'estero, che non abbia mai risieduto in Danimarca e che non vi abbia nemmeno soggiornato in condizioni indicanti un legame di coesione sufficiente con tale paese, perde la propria cittadinanza danese all'età di 22 anni, salvo divenga apolide. La persona interessata può chiedere il mantenimento della cittadinanza, ma solo tra il suo 21º e il suo 22º compleanno. In mancanza, essa può chiedere solo la naturalizzazione, a condizioni tuttavia più attenuate per gli ex cittadini danesi.
L'interessata ha proposto un ricorso diretto all'annullamento della decisione delle autorità danesi. Tale procedimento è pendente dinanzi alla Corte regionale dell'Est, Danimarca, che interroga la Corte di giustizia in merito alla compatibilità della normativa danese con il diritto dell'Unione.
Nella sua sentenza del 5 settembre 2023, la Corte ricorda che la definizione delle condizioni per l'acquisto e la perdita della cittadinanza rientra nella competenza di ciascuno Stato membro. Tuttavia, quando la perdita della cittadinanza comporta, come nel caso di specie, anche la perdita dello status di cittadino dell'Unione, il diritto dell'Unione e, in particolare, il principio di proporzionalità devono essere rispettati.
La Corte risponde alla questione sollevata dichiarando che il diritto dell'Unione non osta, in linea di principio, alla normativa di uno Stato membro secondo la quale i suoi cittadini,
perdono ipso iure la cittadinanza di tale Stato membro all'età di 22 anni, il che comporta, per le persone che non sono anche cittadini di un altro Stato membro, la perdita del loro status di cittadino dell'Unione e dei diritti connessi.
Tuttavia, spetta alle autorità e ai giudici nazionali verificare se la perdita della cittadinanza dello Stato membro interessato, qualora comporti la perdita dello status di cittadino dell'Unione, rispetti il principio di proporzionalità.
Di conseguenza, affinché una normativa di questo tipo sia compatibile con il diritto dell'Unione, devono essere soddisfatte le seguenti condizioni:
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