La lotta per l’eguaglianza di genere e l’abbattimento del gender gap
08 Marzo 2024
Occorre sin da subito comprendere che l’inutile dispendio di energie, che ha reso ancora più forte la donna, è un vulnus che danneggia l’intera società. Nel celebrare le donne, tutte, l’esempio di molte è da guida e da sprono per le più giovani, o le più ostacolate con un messaggio chiaro: DI NON ARRENDERSI MAI. Con tale spirito che anche l’8marzo 2024, è l’occasione per riproporre il GOAL 5 dell’Agenda 2030: una reale eguaglianza di genere che ha come obiettivo primario l’abbattimento del c.d. gender gap. Un tema che deve essere inteso sia a livello di rappresentanza, che di capacità reddituale o salariale dove, ancora oggi, si ravvisano le maggiori criticità. Sotto il primo profilo, sono stati fatti molti passi in avanti e, prendendo l’esempio della professione di Avvocato, posso dire che il gap numerico tra gli iscritti si è praticamente azzerato e nella fascia di età sotto i 50 anni, le donne hanno ampiamente superato gli uomini. Ciò si rispecchia anche in seno alla Pubblica Amministrazione, dove la proporzione tra i generi è pressoché identica, ma con conseguenze molto diverse. E ciò in quanto, nonostante una sostanziale parità percentuale di persone impiegate, persiste un enorme divario nell’assegnazione dei ruoli: solo un dirigente su tre è donna e sono pochissime quelle che rivestono ruoli apicali. Ancor più cupa è la problematica reddituale, il gender pay gap che è a dir poco mortificante, anche nell’ambito della professione forense: secondo il Rapporto Censis per Cassa Forense 2022 nell’avvocatura, la differenza è pari al 50%, che vede in media gli uomini con € 56.768 euro a fronte di quello delle donne di € 26.686. Se ampliamo lo sguardo alle altre professioni, è a dir poco sconfortante il dato rilevato dalla Commissione Europea nel rapporto pubblicato, con cadenza annuale, sulla parità tra i sessi: il divario retributivo di genere nelle pensioni è stabile al 38 per cento. Di fronte a tali dati è, però, necessario essere ancora più determinate, come non abbiamo smesso mai di fare e agire, promuovendo iniziative concrete per l’abbattimento di tali divari, sia a livello normativo, che di pratiche virtuose. Ad esempio, ciò già accade premiando le imprese che investono nella certificazione di genere, proponendo una rappresentazione equa nei convegni, nei board, una comparazione dei CV nell’affidamento - da parte di enti pubblici economici, imprese, società quotate, etc. - di incarichi professionali adottati sulla base criteri che assicurino l’effettività della parità di genere, anche attraverso l’adozione di adeguati meccanismi di confronto ed alternanza. In sintesi, attraverso l’attuazione di una buona politica di genere perché solo una buona politica di genere è una buona politica economica e sociale. Buon otto marzo!
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