Atleti, Riforma dello sport e percorsi professionali: il ruolo degli Avvocati dello sport

15 Marzo 2024

Con la recente Riforma dello sport il legislatore ha evidenziato il ruolo degli atleti come veicoli di promozione dei valori dello sport. Questo ruolo può essere sia durante la loro carriera sportiva, che dopo la sua conclusione. Tuttavia, nel pianificare la seconda carriera, gli atleti sono chiamati a prendere decisioni con spirito di anticipazione e, in questo contesto, gli avvocati dello sport assumono un ruolo significativo poiché, conoscendo il funzionamento e i rapporti dell'ordinamento sportivo e le dinamiche della industry, sono in grado di supportare l'atleta fornendogli le competenze e conoscenze per poter continuare a svolgere una professione nel settore sport anche al termine della carriera sportiva.

Il ruolo degli atleti nella Riforma dello sport

È lo stesso legislatore che con la pubblicazione del d.lgs. n. 36/2021 (di seguito, la “Riforma dello Sport” o il “Decreto”), ha deciso di porre l'accento sul ruolo degli atleti come veicoli di promozione dei valori dello sport.

Infatti, l'art. 3 del Decreto, rubricato “Principi e obiettivi”, sancisce che tra gli obiettivi fondamentali delle attività sportive – e delle conseguenti disposizioni normative che devono disciplinare tali attività – vi sia quello di valorizzare l'alto contenuto culturale, educativo e sociale dell'attività sportiva che deve essere inteso come uno strumento di miglioramento della qualità della vita e di tutela della salute, nonché quale mezzo di coesione territoriale. In aggiunta, viene previsto che lo sport debba mirare alla promozione dell'esercizio fisico strutturato e dell'attività fisica adattata per promuovere nella collettività l'acquisizione di stili di vita corretti e funzionali all'inclusione sociale, alla promozione della salute, nonché al miglioramento della qualità della vita e del benessere psico-fisico delle persone. Inoltre, lo sport assume un ruolo cruciale nella promozione delle pari opportunità tanto nel settore sportivo-professionistico, quanto in quello sportivo-dilettantistico. Infine, lo sport deve valorizzare la formazione dei lavoratori sportivi, in particolare dei giovani atleti, al fine di garantire loro una crescita non solo sportiva, ma anche culturale ed educativa, nonché una preparazione professionale che favorisca l'accesso all'attività lavorativa anche alla fine della carriera sportiva.

Il successo di un atleta – anche e soprattutto nella sua seconda carriera - deriva da una combinazione di variabili che mutano da persona a persona, tra cui: opportunità imprenditoriali, opportunità di apprendimento e sviluppo, equilibrio tra lavoro e vita privata, impatto positivo sul contesto e sulla società, rapporti di lavoro positivi, clima e sicurezza finanziaria.

E proprio con riferimento alla seconda carriera, definita come “il percorso da intraprendere dopo la conclusione di un segmento di vita speso in un ruolo professionale e in vista del passaggio ad un altro segmento”, gli atleti si trovano ad affrontare nuove sfide, rispetto a quelle a cui si abituano nel corso della carriera sportiva, trovandosi a prendere decisioni particolarmente delicate e importanti, in grado di determinare tutto il resto della loro vita. Alcune di queste decisioni - che pure avranno un riflesso nella seconda carriera – sono poste davanti all'atleta già nel corso della prima. Nel pianificare la loro seconda carriera, gli atleti devono tenere conto del risultato di tutte le scelte effettuate durante la carriera sportiva. Solo se le decisioni prese durante la carriera sportiva vengono prese con spirito di anticipazione e con una riflessione circa la loro utilità nell'ambito della seconda carriera, l'atleta avrà più opzioni e un percorso più chiaro e lineare davanti a sé.

I nuovi percorsi di carriera alla luce della Riforma e del mansionario dei lavoratori sportivi

Con la Riforma dello sport il legislatore ha fornito, inter alia, la definizione di due ruoli che sovente il calciatore assume al termine della sua carriera sportiva: il direttore sportivo e il direttore tecnico. Il primo viene definito, all'art. 2 del Decreto come “il soggetto che cura l'assetto organizzativo e amministrativo di una società sportiva, con particolare riferimento alla gestione dei rapporti fra società, atleti e allenatori, nonché la conduzione di trattative con altre società sportive aventi ad oggetto il trasferimento di atleti, la stipulazione delle cessioni dei contratti e il tesseramento”.

A ben vedere, il ruolo assume i connotati di una figura che deve essere necessariamente dotata di competenze e conoscenze manageriali, posto che deve occuparsi non soltanto dell'ambito meramente sportivo, ma anche di quelle attività accessorie che coinvolgono tesseramenti, cessioni di contratto, la gestione delle strutture di allenamento, la logistica degli spostamenti delle squadre e, in generale, di tutte quelle esigenze che possono emergere dall'organizzazione dell'attività sportiva.

Sempre ai sensi dell'art. 2, invece, il cosiddetto direttore tecnico viene definito come “il soggetto che cura l'attività concernente l'individuazione degli indirizzi tecnici di una società sportiva, sovraintendendo alla loro attuazione e coordinando le attività degli allenatori a cui è affidata la conduzione tecnica delle squadre della società sportiva”.

In questo caso risulta invece più evidente la spiccata matrice tecnico-sportiva che caratterizza tale figura. È evidente, infatti, che la figura del direttore tecnico emerge come profilo altamente specializzato, addetto a gestire tutte quelle attività che coinvolgono direttamente gli aspetti tecnici di una squadra, e che sicuramente potranno essere più familiari per i calciatori, i quali nel corso della loro carriera sportiva avranno maturato competenze specifiche in tale ambito.

Peraltro, il 21 febbraio 2024 il Dipartimento per lo Sport ha pubblicato l'elenco delle mansioni rientranti tra quelle necessarie per lo svolgimento di attività sportiva ai sensi dell'art. 25 comma 1-ter del Decreto, sulla base dei regolamenti tecnici delle singole discipline sportive, comunicate dalle FSN e dalle DSA, anche paralimpiche, al Dipartimento per lo Sport attraverso il CONI e il CIP (di seguito, il “Mansionario”).

Molte di queste mansioni è probabile che rientrino tra quelle attività lavorative che i calciatori potrebbero essere interessati – o portati – a svolgere dopo la fine della carriera sportiva. Si pensi, ad esempio, alla figura del “Responsabile settore giovanile” o alle figure di “Osservatore” e “Match Analyst” che sono state previste dal Mansionario e che attengono strettamente alle competenze che può avere maturato il calciatore nel corso della propria carriera. Peraltro, non è escluso che alla luce dell'esperienza e della sensibilità maturata nel corso della carriera sportiva un atleta non possa essere chiamato a svolgere anche alcune delle nuove mansioni già incluse nel Mansionario - o che potranno essere aggiunte nei prossimi mesi o anni – quali ad esempio il “Football Social Responsibility Officer”, ferma la conoscenza da parte dell'atleta delle dinamiche sociali che interessano il fenomeno sportivo.

In aggiunta a questi ruoli, la Riforma dello sport amplia l'ambito di applicazione del “lavoratore sportivo” prevedendo per la prima volta che è lavoratore sportivo ogni tesserato che svolge, per un soggetto dell'ordinamento sportivo e verso un corrispettivo, “le mansioni rientranti, sulla base dei regolamenti tecnici della singola disciplina sportiva, tra quelle necessarie per lo svolgimento di attività sportiva, con esclusione delle mansioni di carattere amministrativo-gestionale”. Tale scelta appare in netto contrasto con il passato, posto che la legge n. 91/1981 prevedeva all'art. 2 un elenco di figure che, nonostante la dottrina non lo ritenesse tassativo, limitava di fatto l'applicazione della disciplina speciale esclusivamente ad alcune delle figure dell'ordinamento sportivo (quali, ad esempio, l'atleta, l'allenatore e il direttore sportivo), lasciando la disciplina delle altre figure – anche di notevole importanza per il contesto di riferimento - al diritto comune.

In conclusione, dunque, è evidente come negli ultimi anni il settore sportivo abbia assistito ad un processo di professionalizzazione in chiave manageriale che ha coinvolto - soprattutto nel calcio - gran parte delle società sportive e che ha reso gli organigrammi di queste realtà ben più complessi e ricchi di professionalità variegate e talvolta trasversali rispetto alle dinamiche societarie e sportive. In quest'ottica si è reso dunque necessario un intervento del legislatore che tenesse in considerazione la rapida evoluzione del mondo del lavoro soprattutto sportivo, dove nuove mansioni e professioni nascono quotidianamente.

Il supporto dei professionisti nella crescita degli atleti

Gli atleti dovrebbero essere in grado di prendere il controllo della loro carriera, delle loro decisioni e, in definitiva, della loro seconda carriera con il supporto delle figure che gravitano attorno a loro. A titolo esemplificativo,

(i) agenti sportivi, il cui obiettivo principale dovrebbe essere proprio quello di promuovere il miglior percorso di carriera per i propri clienti;

(ii) psicologi, in grado di aiutare gli atleti a comprendere meglio la propria personalità, le proprie motivazioni e i propri talenti;

(iii) agenti assicurativi, che possono aiutare gli atleti a riconoscere i rischi che dovranno affrontare e a identificare le migliori polizze per mitigarli;

(iv) commercialisti e consulenti finanziari, che possono supportare gli atleti a orientare i loro investimenti non solo nel modo più redditizio, ma anche in direzioni o aree in cui l'atleta ha un interesse oltre il mero profilo reddituale, consentendogli o consentendole di coltivare le proprie ambizioni.

In aggiunta a queste figure, centrale è il ruolo degli avvocati dello sport, che grazie alla comprensione dei rischi economici e legali che si corrono nel terminare la carriera sportiva senza le adeguate conoscenze possono fornire consigli in termini di pianificazione. In particolare, gli avvocati dello sport potrebbero assumere un ruolo particolarmente significativo poiché, conoscendo approfonditamente il funzionamento e i rapporti dell'ordinamento sportivo oltre che le dinamiche della industry anche al di fuori del campo da gioco, possono supportare l'atleta fornendogli le competenze e conoscenze per poter continuare a svolgere una professione nel settore sport anche dopo la fine della carriera sportiva.

Molti atleti di élite sono in grado di realizzare in pochi anni un patrimonio estremamente consistente. Pertanto, la loro gestione economico-finanziaria è estremamente compressa in un lasso di tempo limitato con la conseguenza che le decisioni su come gestire le finanze sono ancora più delicate e complesse, tenuto conto dell'impatto a lungo termine che tali decisioni comportano per le carriere. Per questo motivo, è fondamentale che vengano adottate il prima possibile buone abitudini economico-finanziarie. Gli atleti dovrebbero essere aiutati ad avere un'adeguata educazione finanziaria (si parla di “alfabetizzazione finanziaria”) durante la loro carriera sportiva per evitare di depauperare il loro patrimonio e investirlo invece in attività che possano offrire nuove opportunità durante la loro seconda carriera. In questo senso, come evidenziato in precedenza, è fondamentale che gli atleti si circondino di figure professionali che possano educarli e sostenerli nella gestione delle loro risorse.

In quest'ottica, gli atleti dovrebbero essere in grado di anticipare e valutare il loro reddito personale futuro una volta terminata la carriera sportiva, per investire in anticipo e prepararsi alla carriera post-sportiva. Inoltre, gli atleti dovrebbero imparare a valutare il costo della vita per sé stessi e per le loro famiglie, mantenendo uno stile di vita stabile bilanciando spese e risparmi. Infine, è fondamentale che gli atleti valutino anche gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi futuri.

Nuove competenze e conoscenze

Se la carriera è l'evoluzione della vita professionale di una persona segnata da tappe significative che caratterizzano la crescita, la formazione gioca un ruolo fondamentale nel supportare le scelte degli atleti nell'identificare i passi successivi.

Gli atleti devono avere chiaro sin dall'inizio della loro carriera sportiva che essa rappresenterà solamente la prima parte del loro percorso professionale e che al suo termine dovranno necessariamente intraprendere un percorso diverso ma altrettanto impegnativo. Così come hanno allenato le loro capacità atletiche, devono coltivare i loro talenti e le loro ambizioni in diversi settori per avere la possibilità di avere una seconda carriera di successo tanto quanto quella sportiva.

Una volta individuato il percorso di crescita, diventa fondamentale acquisire nuove competenze e conoscenze per raggiungere i propri obiettivi. Secondo una ricerca del 2019 sul futuro del mondo lavoro, l'85% dei lavori che esisteranno nel 2030 non sono ancora stati inventati. Pertanto, gli atleti devono essere in grado di acquisire e sviluppare le competenze e le conoscenze che consentano loro di affrontare il nuovo mercato del lavoro e le sue evoluzioni, essendo pienamente consapevoli di ciò che possono offrire e di cosa vogliono raggiungere.

In questo senso la nuova figura dell'apprendistato sportivo potrà svolgere un ruolo fondamentale nel consentire alle società sportive di garantire e promuovere un percorso di crescita professionale – anche “fuori dal campo” – per gli atleti ai fini dello sviluppo della loro dual career.

Ci si chiede dunque a chi spetti il compito di promuovere e facilitare la formazione degli atleti. Soprattutto per quegli atleti che non hanno le risorse per essere assistiti o per individuare i consulenti competenti, le federazioni, le leghe, i club, le associazioni di atleti hanno iniziato a fornire corsi e programmi per promuovere, ad esempio, la formazione manageriale e l'alfabetizzazione finanziaria. Gli atleti potrebbero approfittare il più possibile di questi corsi per massimizzare non solo i loro ricavi ma anche per iniziare già durante la loro prima carriera ad acquisire nozioni e conoscenze utili per la seconda.

Gli avvocati dello sport

Oggi gli avvocati dello sport non dovrebbero prescindere dall'essere in grado di fornire strumenti per supportare gli atleti nella transizione dalla carriera sportiva alla cosiddetta seconda carriera. Questa assistenza dovrebbe includere la tradizionale assistenza legale senza tuttavia limitarsi ad essa, avendo le conoscenze e le competenze per sostenere gli atleti anche oltre la mera assistenza legale giudiziale e stragiudiziale.

Gli avvocati dello sport sono infatti figure dotate di un'esperienza e conoscenza tale del settore da poter fornire un'intera gamma di strumenti legali ed educativi utili per la seconda carriera degli atleti, assistendoli durante tutta la transizione. Inoltre, potrebbero utilizzare le loro conoscenze dei rischi solitamente affrontati dagli atleti per prepararli su come prevenire e affrontare tali rischi. Gli avvocati hanno poi una profonda conoscenza delle conseguenze che possono derivare da una gestione patrimoniale imprudente, frutto anche dell'instaurazione di rapporti contrattuali precari, rischiosi e pregiudizievoli.

Ad esempio, gli avvocati dello sport sono abituati ad assistere i propri clienti:

(i) nell'affrontare controversie per tutelare i loro diritti, recuperare i crediti e gestire eventuali conflitti derivanti da accordi commerciali e di lavoro;

(ii) nell'affrontare questioni di natura fiscale;

(iii) nel gestire i rapporti di diritto sportivo con agenti e club nei trasferimenti e/o tesseramenti e assistere in eventuali fasi patologiche;

(iv) nel salvaguardare la proprietà intellettuale, ad esempio proteggendo l'immagine e i marchi dei propri assistiti;

(v) nel garantire il rispetto delle norme antidoping imposte dagli organi di governo dello sport;

(vi) nel gestire i problemi legali legati alla gestione social media degli atleti, ivi inclusi casi di violazione della privacy derivanti dall'uso non autorizzato di informazioni personali.

Inoltre, gli avvocati dello sport sono in grado di assistere gli atleti nella creazione di strumenti per la gestione dei propri diritti d'immagine e la massimizzazione dei loro redditi, nell'attivazione di sponsorizzazioni o partnership con l'obiettivo di sviluppare un progetto duraturo, nella costruzione di network, nella strutturazione di possibili business e nella ricerca di investitori. Infine, essi possono guidare gli atleti a compiere scelte eticamente e legalmente corrette che non danneggino la loro immagine e la loro carriera.

Gli avvocati dello sport svolgono anche un ruolo fondamentale nel facilitare lo sviluppo educativo degli atleti, formandoli su nozioni di diritto sportivo la cui conoscenza diventa essenziale nel momento in cui gli atleti passano alla loro seconda carriera. Questa formazione legale infra-sport diventa particolarmente pertinente quando gli atleti si approcciano a una seconda carriera all'interno dell'ecosistema sportivo, ad esempio diventando direttori sportivi o agenti sportivi, assicurandosi di possedere le conoscenze necessarie per salvaguardare i propri interessi e prendere decisioni informate in ambiti che vanno dalle trattative contrattuali ai diritti di proprietà intellettuale.

Da questo punto di vista, è fondamentale fornire strumenti educativi agli atleti sin dalla loro giovane età. Infatti, l'atleta spesso vive entrambe le sue carriere all'interno dell'ecosistema sportivo e dovrà conoscerne tutti gli aspetti normativi e istituzionali. In questo modo potrà essere sempre pronto a fare la scelta migliore per il proseguimento della sua carriera.