Cedolare secca e locazione di immobile ad uso abitativo ad un'impresa: i chiarimenti della Cassazione
17 Maggio 2024
In tema di redditi da locazione, la Cassazione, con la sentenza in oggetto, ha risolto un contrasto interpretativo, ampliando di fatto l'ambito di applicazione della cedolare secca sulle locazioni di immobile ad uso abitativo e contraddicendo, nello stesso tempo, l'interpretazione restrittiva dell'Agenzia delle Entrate. Nello specifico ha affermato il seguente principio di diritto:
Da tale principio consegue che è irrilevante la qualità del conduttore e la riconducibilità della locazione, laddove ad uso abitativo, all'attività professionale del conduttore (ad esempio, come avvenuto nel caso di specie, per esigenze di alloggio dei suoi dipendenti). La Cassazione si è posta, così, contro la prassi consolidata dell'Agenzia delle Entrate, che ha sempre sostenuto (Circ. AE 1 giugno 2011 n. 26/E) che la cedolare secca, quale regime fiscale sostitutivo di IRPEF e altre imposte, non sia applicabile alle abitazioni locate nell'esercizio di un'attività d'impresa o di professioni. La Suprema Corte, invece, interpreta letteralmente la norma, che non fa riferimento alla natura del conduttore, ma solo alla natura del locatore. Inoltre - «solo per completezza» - sottolinea che «l'Amministrazione finanziaria non ha poteri discrezionali nella determinazione delle imposte: di fronte alle norme tributarie, essa ed il contribuente si trovano su un piano di parità, per cui la cosiddetta interpretazione ministeriale, sia essa contenuta in circolari o risoluzioni, non costituisce mai fonte di diritto». Conseguentemente, la Circ. AE 1 giugno 2011 n. 26/E, in quanto non manifesta attività normativa, essendo atto interno della stessa Amministrazione, è destinata ad esercitare una funzione direttiva nei confronti degli uffici dipendenti ed è, altresì, inidonea ad incidere sugli elementi costitutivi del rapporto».
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