Diritti LGBT+ e divieto di discriminazione: gli Stati UE devono garantire una protezione adeguata contro i reati di omofobia nel rispetto della CEDU
26 Luglio 2024
Nella sentenza del 18 luglio 2024 (ricorso n. 40861/22), la Corte europea dei diritti dell'uomo ha ritenuto, all'unanimità, che vi fosse stata: violazione degli artt. 3 CEDU (divieto di trattamenti inumani o degradanti) e 8CEDU (diritto al rispetto della vita privata e familiare), in combinato disposto con l'art. 14 CEDU (divieto di discriminazione). Il caso riguardava un'aggressione omofoba contro il signor H. nel 2020 mentre era a passeggio con il suo compagno. La Corte ha osservato che non era mai stata intentata alcuna accusa penale, nonostante l'aggressore avesse apertamente riconosciuto durante un interrogatorio alla polizia di aver usato insulti omofobi e di aver ritenuto offensivo il fatto che il signor H. e il suo partner si tenessero per la vita. Inoltre, la Corte ha constatato che, invece di fornire una risposta decisa a quello che era stato chiaramente un attacco per motivo discriminatorio, le autorità avevano avviato procedimenti equivalenti a un lieve turbamento dell'ordine pubblico e avevano inflitto all'aggressore un'ammenda manifestamente mite. Un simile approccio ha favorito a creare un senso di impunità per i reati motivati dall'odio e potrebbe portare a normalizzare l'ostilità nei confronti delle persone LGBT+, perpetuando una cultura di intolleranza e discriminazione e incoraggiando ulteriori atti simili. |