Abuso di posizione dominante nella giurisprudenza della CGUE
28 Febbraio 2025
Per la CGUE costituisce abuso di posizione dominante l'azione di una piattaforma digitale che rifiuti l'interoperabilità con le app di terzi senza adeguatamente motivare in ordine ai rischi per la sicurezza che legittimino il rifiuto. La pronuncia tra origine dal quesito proposto dal Consiglio di Stato italiano (causa C-233/23) a seguito di una controversia tra Google e Enel: quest'ultima aveva introdotto in Italia l'applicazione JuicePass per consentire agli automobilisti di prenotare stazioni di ricarica per veicoli elettrici, ma per l'accesso era necessario ottenere i template forniti da Google per la compatibilità con Android Auto. Tali template sono, infatti, necessari per adattare le applicazioni di terzi ad Android Auto. Tuttavia, Google si è rifiutato e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) ha condannato l'azienda a una multa di oltre 102 milioni di euro, ritenendo tale condotta abuso di posizione dominante. Google ha impugnato la decisione innanzi al Consiglio di Stato, cui è seguito il ricorso presso la CGUE. Quest'ultima ha ritenuto che costituisca abuso di posizione dominante la condotta di un'impresa che, avendo sviluppato una piattaforma digitale, rifiuti di garantirne l'interoperabilità con la piattaforma sviluppata da imprese terze, a meno che tale rifiuto non sia giustificato dalla possibilità che il modello comprometta l'integrità della piattaforma o la sicurezza del suo utilizzo o quando la concessione sia impossibile per altre ragioni tecniche. In tutti gli altri casi l'impresa dominante è tenuta a sviluppare il modello richiesto entro un termine ragionevole, a fronte anche di un eventuale corrispettivo economico. Inoltre, la Corte ha chiarito come un abuso di posizione dominante non consista esclusivamente nel caso in cui la piattaforma sia indispensabile per lo sfruttamento commerciale dell'applicazione dell'impresa terza, ma anche quando possa rendere quest'ultima più attraente per i consumatori. Non è, quindi, necessario che l'azienda terza venga del tutto esclusa dal mercato e bisogna valutare se il rifiuto ha potuto ostacolare il mantenimento o la crescita della concorrenza. È necessario considerare anche tutte le circostanze rilevanti, tra cui le necessità dell'azienda terza richiedente, i costi effettivi di sviluppo e il diritto dell'impresa in posizione dominante a ricevere un compenso adeguato. |