Febbraio 2025: bancarotta riparata, competenza funzionale per la revoca dell’atto di scissione, opponibilità del lodo arbitrale al fallimento

La Redazione
10 Marzo 2025

Questo mese si segnalano le pronunce della Corte di cassazione in tema, tra l’altro, di esdebitazione in caso di affidamento in prova ai servizi sociali, bancarotta fraudolenta documentale, natura distrattiva della fideiussione a favore della controllata al 100%, risoluzione contrattuale proposta prima del fallimento, opponibilità del lodo arbitrale al fallimento, concordato fallimentare e cessione del credito alla società di cartolarizzazione, revocatoria fallimentare, natura del debito tributario rateizzato, sistematica omissione del pagamento di tasse e contributi, mancato pagamento del credito contestato nel concordato preventivo, vantaggi compensativi, bancarotta riparata, revocatoria dell’atto di scissione societaria, legittimazione a proporre il reclamo contro il decreto di omologa.

Esdebitazione: non sono equipollenti la riabilitazione e l'affidamento in prova ai servizi sociali

Cass. civ., sez. I, 2 febbraio 2025, n. 2461

Il disposto dell'art. 142, comma 1, n. 6, l. fall., laddove consente che l'esdebitazione operi, nonostante la condanna per i delitti di bancarotta fraudolenta, contro l'economia pubblica, l'industria e il commercio e altri compiuti in connessione con l'esercizio dell'attività d'impresa, nel caso in cui sia intervenuta la riabilitazione, prevede un'espressa deroga con riferimento proprio all'istituto regolato dagli artt. 178 e ss. c.p., che non può essere interpretata estensivamente, così da ricomprendere anche l'affidamento in prova ai servizi sociali di cui all'art. 47, comma 12, l. n. 354/1975, stante la diversità di ratio e presupposti dei due istituti.

Bancarotta fraudolenta documentale: ricostruzione “aliunde” del patrimonio e del movimento degli affari del debitore

Cass. pen. sez. V., 4 febbraio 2025 (ud. 6 dicembre 2024), n. 4554

Poiché nel delitto di bancarotta fraudolenta documentale l'interesse tutelato non è circoscritto ad una mera informazione sulle vicende patrimoniali e contabili della impresa, ma concerne una loro conoscenza documentata e giuridicamente utile, il delitto sussiste, non solo quando la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari del fallito si renda impossibile per il modo in cui le scritture contabili sono state tenute, ma anche quando gli accertamenti, da parte degli organi fallimentari, siano stati ostacolati da difficoltà superabili solo con particolare diligenza, come nel caso in cui per la ricostruzione sia stato necessario fare capo a fonti di documentazione esterne ed ad appunti del fallito, che avrebbero dovuto restare clandestini.

Bancarotta fraudolenta patrimoniale in caso di fideiussione a favore della controllata al 100%

Cass. pen., sez. V, 5 febbraio 2025 (ud. 11 dicembre 2024), n. 4734

La prestazione di una fideiussione ad una società, pur posseduta al 100%, integra distrazione rilevante quale ipotesi di bancarotta fraudolenta, non comportando, in assenza di adeguato corrispettivo (o di concreta contro-garanzia), alcun reale vantaggio compensativo alla massa dei creditori della fallita che l'ha concessa, posto che essa costituisce, per la massa medesima solo una ragione di debito.

La domanda di risoluzione contrattuale proposta prima del fallimento: questione rimessa alle S.U.

Cass. civ., sez. I, 5 febbraio 2025, n. 2931

La I sezione civile della Corte di cassazione ha formulato i seguenti quesiti, rimettendoli alla Prima Presidente per l'eventuale assegnazione alle Sezioni Unite:

a) se la domanda di risoluzione del contratto proposta nei confronti del contraente poi fallito debba o meno essere trasferita in sede fallimentare unitamente alle domande risarcitorie o restitutorie conseguenti alla risoluzione;

b) in caso di risposta positiva, quali conseguenze derivino dall'omessa riproposizione della domanda in sede fallimentare e se il trasferimento debba avvenire pur quando, come accaduto nella specie, l'azione di risoluzione contrattuale sia stata promossa anche dal contraente poi fallito e sia stata proseguita dal curatore in sede ordinaria;

c) in caso di risposta negativa, e dunque qualora la domanda di risoluzione debba rimanere pendente dinanzi al giudice ordinario, quando debba essere proposta la domanda di ammissione del credito allo stato passivo e se tale credito possa essere assimilato ai crediti condizionali o debbano adottarsi altri rimedi processuali, anche al fine di evitare il possibile contrasto fra giudicato endofallimentare e giudicato ex art. 2909 c.c.

Opponibilità del lodo arbitrale al fallimento

Cass. civ., sez. I, 5 febbraio 2025, n. 2840

Il lodo arbitrale rituale, in quanto pienamente assimilabile ad una sentenza giurisdizionale sin dall'ultima sottoscrizione, a norma dell'art. 824-bis c.p.c., è come tale opponibile alla procedura fallimentare dalla suddetta data, nella quale il provvedimento viene a esistenza e comincia a produrre i suoi effetti.

Concordato fallimentare: il trasferimento del credito post-fallimento alla società di cartolarizzazione e diritto di voto

Cass. civ., sez. I, 8 febbraio 2025, n. 3220

Il tenore inequivocabile dell'art. 127, comma 7, l. fall., secondo il quale, nel concordato fallimentare, i trasferimenti dei crediti avvenuti dopo la dichiarazione di fallimento non attribuiscono diritto di voto, salvo che siano stati effettuati a favore di banche o altri intermediari finanziari, osta alla spettanza di detto diritto anche ad una società di cartolarizzazione, regolamentata dalla legge n. 130 del 1999, che esercita professionalmente attività di “acquisto in blocco” dei crediti, allorquando la stessa non risulti iscritta nell'albo degli intermediari finanziari ex art. 106 d.lgs. n. 385/1993.

Revocatoria fallimentare: il patto di rateizzazione non ha alcuna incidenza sulla scadenza del debito

Cass. civ. sez. I, 11 febbraio 2025, n. 3450

In tema di revocatoria fallimentare, quando una garanzia (nella specie, ipoteca) sia rilasciata a favore del creditore dopo che si sia già verificato l'inadempimento del termine originario di pagamento, il debito può considerarsi scaduto, per gli effetti di cui all'art. 67 comma 1° n. 4 l. fall., a nulla rilevando che tra debitore e creditore venga contestualmente pattuito un piano di rateizzazione (o una dilazione di pagamento), allorché risulti che in effetti il nuovo termine che ne deriva è concesso proprio sul presupposto della costituzione della garanzia e così tali operazioni sono legate da un nesso teleologico unitario.

Il debito tributario rateizzato rientra tra quelli “scaduti e non pagati” ex art. 15, comma 9, l. fall. 

Cass. civ., sez. I, 18 febbraio 2025, n. 4201

L'accoglimento dell'istanza di rateizzazione del debito tributario da parte dell'Agenzia delle entrate-Riscossione non esclude che detta somma, nella misura originariamente iscritta a ruolo, si configuri, ai fini previsti dall'art. 15, comma 9°, l. fall., quale debito “scaduto e non pagato”, considerato il potere che l'Agenzia conserva di agire in via esecutiva, in caso di mancato adempimento al piano di rateazione concesso, per l'immediato recupero dell'intero importo residuo.

La sistematica omissione del pagamento di tasse e contributi come operazione dolosa penalmente rilevante

Cass. pen., sez. V, 21 febbraio 2025 (ud. 20 novembre 2024), n. 7261

Le operazioni dolose di cui all'art 223, comma 2, n. 2, l. fall. attengono alla commissione di abusi di gestione o di infedeltà ai doveri imposti dalla legge all'organo amministrativo nell'esercizio della carica ricoperta, ovvero ad atti intrinsecamente pericolosi per la "salute" economico-finanziaria della impresa, e postulano una modalità di pregiudizio patrimoniale discendente non già direttamente dall'azione dannosa del soggetto attivo (distrazione, dissipazione, occultamento, distruzione), bensì da un fatto di maggiore complessità strutturale riscontrabile in qualsiasi iniziativa societaria implicante un procedimento o, comunque, una pluralità di atti coordinati all'esito divisato.

Mancato pagamento del credito contestato nel concordato preventivo

Cass. civ., sez. I, 21 febbraio 2025, n. 4596

In materia di concordato preventivo, la contestazione di un credito e la pendenza del relativo giudizio di cognizione legittimano il mancato pagamento al creditore incluso nell'elenco di cui all'art. 161, comma 2, lett. b), l. fall. ma non esimono dal deposito delle somme contestate, a cui il debitore è tenuto in presenza di un ordine in tal senso del tribunale o del giudice delegato-

Bancarotta fraudolenta: “vantaggi compensativi” anche nel gruppo costituito da società e associazioni senza fini di lucro

Cass. pen., sez. I, 25 febbraio 2025 (ud. 20 gennaio 2025), n. 7530

In tema di bancarotta fraudolenta patrimoniale è configurabile un "gruppo di imprese"- rilevante ai fini della ipotizzabilità di eventuali "vantaggi compensativi" - anche tra enti che abbiano differente natura giuridica (società ed associazioni senza fini di lucro), purché tra loro si instauri un rapporto di direzione nonché di coordinamento e controllo delle rispettive attività facente capo al soggetto giuridico controllante.

La bancarotta riparata rimane possibile fino alla dichiarazione di apertura della procedura fallimentare

Cass. pen., sez. V, 26 febbraio 2025 (ud. 9 gennaio 2025), n. 7818

In tema di bancarotta riparata, ove la capacità pregiudizievole della condotta sia stata integralmente eliminata prima dall'apertura della procedura fallimentare, per effetto di un atto o di un'attività di segno inverso, capace di reintegrare totalmente il patrimonio della fallita, il reato non può ritenersi sussistente, non essendovi nessun potenziale danno per i creditori.

Sezioni Unite sulla revocatoria dell'atto di scissione societaria: a chi spetta la competenza?

Cass. civ., sez. un., 26 febbraio 2025, n. 5089

L'azione revocatoria ordinaria ex art. 2901 c.c. dell'atto di scissione societaria, diretta alla declaratoria di inopponibilità del negozio al creditore, è devoluta alla competenza della sezione specializzata in materia di impresa, poiché, pur non introducendo una controversia relativa a rapporti tra società, soci e organi sociali, e pur non risultando diretta ad incidere, come l'opposizione ex artt. artt. 2506-ter2503 e 2503-bis c.c., sulla scissione, privandola di efficacia erga omnes, investe un tipico atto dell'organizzazione societaria, che, in quanto produttivo di un pregiudizio per la garanzia patrimoniale del creditore e in quanto posto in essere in presenza delle condizioni soggettive previste alternativamente dal comma 1, nn. 1 e 2, del cit. art. 2901 c.c., entra a far parte della causa petendi dell'azione proposta, qualificando il corrispondente giudizio come relativo a un rapporto societario.

L'azione revocatoria ex art. 66 l. fall. dell'atto di scissione societaria è devoluta alla competenza del tribunale fallimentare, la quale prevale su quella del tribunale delle imprese

Piano del consumatore: la legittimazione a proporre il reclamo contro il decreto di omologa

Cass. civ., sez. I, 27 febbraio 2025, n. 5157

Con riferimento al reclamo avverso il decreto che ha pronunciato sull'omologazione del piano del consumatore sovraindebitato previsto dalla l. n. 3/2012, la legittimazione a proporre il reclamo discende unicamente dall'avere l'impugnante assunto la qualità di parte in senso formale nel giudizio di omologazione (come debitore ovvero come opponente) e dall'essere rimasto soccombente rispetto alla decisione assunta dal tribunale.

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