Osservatorio sulla Cassazione – Ottobre 2015

La Redazione
La Redazione
13 Novembre 2015

Torna l'appuntamento mensile con l'Osservatorio, una selezione delle più interessanti sentenze della Corte di Cassazione depositate nel mese scorso.

FALLIMENTO

Crediti della massa - compensazione

CASS. CIV. – SEZ. III, 27 OTTOBRE 2015, N. 21784, sent.

Nel caso in cui alla domanda della curatela di un fallimento per la riscossione di un credito sia contrapposta domanda riconvenzionale riguardante un controcredito, il giudice è tenuto a dichiarare la compensazione dei reciproci debiti sino alla loro concorrenza anche quando il controcredito del fallito divenga liquido od esigibile dopo il fallimento, purché il fatto genetico dell'obbligazione sia anteriore alla dichiarazione di fallimento.

Crediti della massa – domande tardive

CASS. CIV. – SEZ. VI-1, 21 OTTOBRE 2015, N. 21473, ord.

L'art. 101 l. fall. non trova applicazione ai crediti di massa, non solo perché essi devono essere accertati mediante procedimento di verifica solo in caso di contestazione, ma anche perché, potendo sorgere durante l'intero corso della procedura, risulterebbe palesemente illogico subordinarne l'ammissione ad un termine di decadenza decorrente dalla medesima data di tutti gli altri, termine che peraltro potrebbe essere interamente decorso prima ancora della loro venuta ad esistenza.

Vendita fallimentare – vincoli ambientali

CASS. CIV. – SEZ. III, 15 OTTOBRE 2015, N. 20885, sent.

La vendita in sede fallimentare di un immobile incluso nei piani di espropriazione di un Consorzio Zona Industriale per gli insediamenti produttivi sottrae il bene alla sua originaria destinazione, ne consegue pertanto l'obbligo, in presenza di un una clausola limitativa di alienazione a terzi contenuta in un atto disciplinare presupposto, di adeguare il prezzo di vendita all'effettivo valore dell'immobile.

Estensione – socio occulto

CASS. CIV. – SEZ. I, 14 OTTOBRE 2015, N. 20753, sent.

Il conferimento in società di una licenza amministrativa non ne implica il trasferimento della titolarità, ma l'uso della stessa a vantaggio dell'impresa sociale con configurazione di una partecipazione di fatto alla società, dalla quale discende la qualifica di socio occulto con conseguente estensione della responsabilità illimitata e della dichiarazione di fallimento.

Dichiarazione – requisiti

CASS. CIV. – SEZ. I, 9 OTTOBRE 2015, N. 20296, sent.

Ai fini dell'accertamento delle condizioni ostative alla dichiarazione di fallimento, rileva esclusivamente la scadenza dei debiti maturata al momento della decisione e non al momento della presentazione dell'istanza di fallimento.

Revocatoria – castelletto bancario

CASS. CIV. – SEZ. I, 9 OTTOBRE 2015, N. 20291, sent.

In tema di revocatoria fallimentare, in caso di castelletto di sconto o fido per smobilizzo crediti, non sussiste la copertura di un conto corrente bancario, in quanto, a differenza del contratto di apertura di credito, tali istituti non attribuiscono al cliente la facoltà di disporre immediatamente di una somma di denaro.

Ammissione al passivo – onere della prova

CASS. CIV. – SEZ. I, 5 OTTOBRE 2015, N. 19807, sent.

L'assenza di data certa delle scritture contabili prodotte dal creditore in sede di istanza di ammissione al passivo fallimentare, costituisce fatto impeditivo all'accoglimento della domanda rilevabile anche d'ufficio dal giudice.
L'art. 2710 c.c. opera solo nei rapporti tra imprenditori e non trova applicazione nei confronti del curatore, in quando egli agisce non in via di successione nel rapporto precedentemente facente capo al fallito, bensì nella sua funzione di gestione del patrimonio dello stesso.

Istanza di fallimento - competenza

CASS. CIV. – SEZ. III, 5 OTTOBRE 2015, N. 19797, sent.

La competenza a provvedere in ordine all'istanza di fallimento è inderogabilmente attribuita al giudice del luogo in cui l'impresa ha la sua sede effettiva la quale, fino a prova contraria, coincide con la sede legale e la cui individuazione deve avvenire al momento del deposito del ricorso in cancelleria, a nulla rilevando ogni successivo trasferimento.

Impugnazione – legittimazione

CASS. CIV. – SEZ. I, 2 OTTOBRE 2015, N. 19727

Nonostante l'interesse del legale rappresentante della società dichiarata fallita all'accertamento negativo dello stato d'insolvenza, non può riconoscersi una sua legittimazione a proporre il ricorso per cassazione in proprio, a tutela cioè del suo interesse personale nell'accertamento dell'insussistenza dei presupposti per la dichiarazione di fallimento.

Opposizione stato passivo – credito privilegiato

CASS. CIV. – SEZ. I, 2 OTTOBRE 2015, N. 19714, sent.

Per la richiesta di insinuazione nel passivo del credito privilegiato non è richiesto l'uso di formule sacramentali, essendo sufficiente che dalle indicazioni riportate dal ricorso e dalla documentazione allegata possa desumersi con certezza la volontà dell'istante di ottenere l'insinuazione con la collocazione privilegiata normativamente prevista in relazione alla specifica causa di prelazione invocata.

Estensione – credito privilegio

CASS. CIV. – SEZ. I, 1 OTTOBRE 2015, N. 19646, sent.

La domanda di ammissione al passivo della società estende automaticamente i suoi effetti anche allo stato passivo del socio illimitatamente responsabile, anche con riferimento al privilegio generale che assista eventualmente il credito, in considerazione della causa dell'obbligazione e dell'unicità del rapporto da cui sorge. Il principio di automaticità non può, invece, operare quando la prelazione non consegue dallo stesso rapporto, ma da un rapporto accessorio, come nel caso di pegni o ipoteche, costituiti dalla società o dal socio.

CONCORDATO PREVENTIVO

Revoca - contraddittorio

CASS. CIV. – SEZ. VI – 1, 21 OTTOBRE 2015, N. 21487, sent.

In caso di proposta di concordato preventivo presentata nell'ambito di un procedimento prefallimentare, il contraddittorio tra creditore istante e debitore deve ritenersi già correttamente instaurato in tale sede, essendo necessaria e sufficiente ai fini del sub-procedimento di revoca della procedura concordataria e dell'eventuale dichiarazione di fallimento, la sola convocazione del rappresentante legale della società.

Consulenza - compenso

CASS. CIV. – SEZ. I, 15 OTTOBRE 2015, N. 20878, sent.

Nell'ambito della procedura concordataria, il consulente del curatore svolge attività squisitamente difensiva poiché mira a sottoporre al giudicante elementi a sostegno della tesi della curatela. Tale prestazione deve essere ricondotta al contratto d'opera professionale ed il relativo compenso va determinato sulla base delle tariffe professionali applicabili.

AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA

Azione revocatoria – aiuti di Stato

CASS. CIV. – SEZ. I, 2 OTTOBRE 2015, N. 19729, sent.

L'esercizio dell'azione revocatoria fallimentare nell'ambito di una procedura di amministrazione straordinaria non integra un aiuto di Stato ai sensi dell'art. 87 del Trattato CE in quanto non si tratta di un procedimento a carattere selettivo ma, anzi, attivabile ordinariamente nel corso della procedura fallimentare.

LIQUIDAZIONE COATTA AMMINISTRATIVA

Concordato - risoluzione

CASS. CIV. – SEZ. I, 2 OTTOBRE 2015, N. 19723

Ai sensi dell'art. 215 l. fall., nella liquidazione coatta amministrativa la risoluzione del concordato è pronunciata dal tribunale con sentenza in camera di consiglio su ricorso del curatore o di uno o più creditori, posto che, a differenza di quanto avviene in caso di concordato preventivo, il giudizio non può essere promosso d'ufficio.

REATI CONCORSUALI

Bancarotta fraudolenta– amministratore di fatto

CASS. PEN. – SEZ. V, 29 OTTOBRE 2015, N. 43657, sent.

L'amministratore di fatto può essere indagato per bancarotta fraudolenta laddove siano accertati gli elementi sintomatici dell'attività di gestione e cogestione della società, tra i quali rientrano le attività contrattuali direttamente riconducibili alla situazione patrimoniale della società.

Bancarotta – cessione d'azienda

CASS. PEN. – SEZ. V, 14 OTTOBRE 2015, N. 41290, sent.

Il reato di bancarotta fraudolenta impropria patrimoniale deve considerarsi consumato anche in caso di affitto d'azienda al quale non consegua l'incasso dei canoni pattuiti da parte della società fallita, senza alcuna ragione giustificatrice.

Danno sociale – deficit fallimentare

CASS. CIV. – SEZ. I, 2 OTTOBRE 2015, N. 19733, sent.

Ai fini della determinazione del danno subito dalla società fallita a causa del comportamento illegittimo dell'amministratore unico, il c.d. criterio del deficit fallimentare deve essere fondato sul confronto tra la situazione patrimoniale della società all'inizio della gestione e quella al momento della dichiarazione di fallimento, verificando se, e per quali ragioni, l'insolvenza sarebbe conseguenza delle condotte gestionali dell'amministratore.