I sistemi di gestione documentale della Corte Costituzionale
08 Marzo 2016
La dematerializzazione dei documenti
La Corte costituzionale ha già adottato il proprio sistema di protocollo in aderenza a quanto previsto dalle Regole tecniche in materia di protocollo digitale e fatturazione elettronica per le PA (d.m. 3 aprile 2013 e conseguente Circolare del Ministero dell'Economia e delle Finanze 31 marzo 2014, n. 1 e d.P.C.M. 3 dicembre 2013) anche se la normativa di riferimento non è obbligatoria per l'organo costituzionale. È stato altresì adottato un sistema di conservazione a norma e oramai la procedura, finita la fase sperimentale, è diventata prassi consolidata. Con l'avvio del processo costituzionale telematico e con la trasmissione quale documento informatico degli atti di promovimento da parte degli organi promoventi avverrà un incremento della tempestività di inserimento degli stessi nell'archivio SIGICO, dove già sono da tempo memorizzati insieme alle pronunce della Corte. Si ritiene inoltre di ampliare la tipologia documentale (delibere dell'Ufficio di Presidenza, relazioni atti di seminari e altri documenti provenienti anche da archivi pubblici e privati di rilevanza per la Corte) e di adottare per tutto il patrimonio archivistico la dematerializzazione e la conservazione a norma (d.P.C.M. 13 novembre 2014 contenente le Regole tecniche in materia di formazione, trasmissione, copia, duplicazione, riproduzione e validazione temporale dei documenti informatici nonché di formazione e conservazione dei documenti informatici delle pubbliche amministrazioni ai sensi del CAD) secondo le regole dettate per le pubbliche amministrazioni, in particolare assicurando il rigore nel preservare la conformità all'originale. Il nuovo sistema di ricerca documentale
Nell'ottica di consentire un utile interscambio dei dati e dei documenti con i diversi interlocutori istituzionali secondo il programma di digitalizzazione del Governo italiano,(da ultimo con la pubblicazione in G.U. del 12 gennaio 2015 del d.P.C.M. 13 novembre 2014), la Corte Costituzionale e per essa il Segretario Generale ha sottoscritto una apposita convenzione con il Segretario Generale della Corte di Cassazione, attuativa della Convenzione quadro stipulata con il Ministero della Giustizia (link al sito). Prioritariamente la Corte Costituzionale intende aggiornare il proprio sistema documentale acquisendo le specifiche tecniche del sistema di information retrieval della Corte di Cassazione. In particolare, la Corte Costituzionale ritiene utile adottare per la ricerca nell'archivio documentale interno, c.d Sigico2, il sistema di ricerca Italgiure Web così da offrire ai giudici costituzionali e ai loro assistenti, all'Ufficio Studi nonché ai dirigenti ed al personale amministrativo della Corte uno strumento di ricerca particolarmente efficace e con funzionalità avanzate di ricerca testuale. In particolare verranno introdotti nel sistema SIGICO, attualmente in uso anche per la ricerca documentale dei precedenti giurisprudenziali della Corte e di indispensabile consultazione per le segreterie dei Giudici costituzionali, le funzionalità sviluppate nell'attività pluridecennale di magistrati e funzionari della Corte di Cassazione, che hanno anche potuto far tesoro delle ricerche effettuate da un grande numero di utenti (magistrati, avvocati, professori e operatori del diritto) competenti nei diversi settori, per cui il sistema si è andato via via affinando sì da potersi ritenere un unicum non solo a livello italiano. Per esplicitare quanto affermato: - la ricerca per lemma consente, digitando un termine lessicale, di richiamare anche i documenti contenenti le varie forme (di coniugazione dei verbi, il singolare e il plurale, le derivate forme avverbiali, ecc.) pur essendo possibile effettuare la ricerca nella esatta forma richiesta (cd ricerca per identità testuale); - la ricerca per vicinanza e ordine indicando l'intervallo e l'ordine voluto; - la ricerca per frase esatta, utilizzando le virgolette; - la ricerca per alternative con l'indicazione di sinonimi; - la ricerca per approfondimento suggerendo i termini collegati che consentono di individuare il contesto; - la ricerca per sintagmi, per semi del linguaggio, per descrittori secondo il thesaurus e per classificazione con l'indicazione delle voci e sottovoci. Particolarmente utile è l'analisi spettrale che consente per ogni canale di ricerca di conoscere l'elenco e la frequenza di tutti i valori presenti nell'archivio o nel sottoarchivio. È anche possibile la ricerca su più archivi (c.d. ricerca multiarchivi) la cui applicazione al sistema SIGICO consentirà una semplificazione notevole alla ricerca sulla documentazione (massime, sentenze, ordinanze) già presenti nella banca dati. La Corte di Cassazione d'altro lato ha interesse ad acquisire in automatico dalla Corte Costituzionale per l'inserimento negli archivi della banca dati le pronunce, i titoletti e le massime costituzionali già formattate in XML così da risparmiare l'impiego di risorse nonché favorire la tempestività dell'aggiornamento e l'attivazione dell'allarme per gli archivi giurisprudenziali e legislativi. In futuro sarà possibile seguire lo stesso iter per le ordinanze di rimessione per l'alimentazione dell'archivio delle questioni costituzionali pendenti (COSTPEND). Detti archivi, ai fini di trasparenza, indicheranno la provenienza dei Titoletti e delle Massime con la dicitura “FONTE: servizio Studi e Massimario della Corte Costituzionale” Il sito della Corte e gli open data
Il sito della Corte a cura dell'Ufficio Stampa è attualmente in formato tradizionale, anche se estremamente ricco di informazioni sia sull'attività specifica sia sulla documentazione giuridica curata dal Servizio studi e massimario. La documentazione offerta è articolata in diversi settori e sicuramente di grande utilità per gli studiosi e gli addetti ai lavori che hanno la possibilità di accedere anche a relazioni e studi sull'attività delle Corti straniere. Un elemento di particolare attenzione merita la possibilità di seguire via video le sedute pubbliche della Corte. È peraltro in corso un'attività di rinnovamento sotto il profilo grafico, per rendere il sito più appetibile e accessibile ai cittadini. In questa ottica la Corte Costituzionale ha aderito, fin dal 2012, al progetto open datasecondo le disposizioni del CAD (l'art. 52 d.lgs. 7 marzo 2005 (CAD) modificato dall'art. 9 d.l. n. 179/2012 convertito in l. n. 221/2012 obbligava tutte le PA a pubblicare sul proprio sito «il catalogo dei dati, dei metadati e delle relative banche dati in loro possesso», in formato aperto, richiamando la definizione di “dati di tipo aperto” contenuta nell'art. 68 comma 3), come noto non direttamente applicabile all'Organo costituzionale, e in ottemperanza alle normative europee (Dir. 17 novembre 2003, recepita con d.lgs. 24 gennaio 2006, n. 36, modificata con Dir. 26 giugno 2013, n. 37). L'Ufficio di Presidenza della Corte ha autorizzato l'Ufficio Stampa, che cura il sito, a pubblicare i dati relativi alle pronunce, alle massime, alle questioni pendenti in formato di tipo aperto per consentirne il riuso. Inoltre è stato previsto la messa a disposizione, sempre in formato aperto delle “anagrafiche” dei giudici, secondo un progetto europeo cui hanno aderito, tra l'altro, la Camera e il Senato nonché molte pubbliche amministrazioni. La pagina del sito che ospita tali dati è stata intitolata “Rapporti con i cittadini” a sottolineare il carattere pubblico e la possibilità di utilizzo dei dati stessi (I dati sono rilasciati agli utenti secondo i termini della licenza “Creative Commons” che consente il riuso dei dati a condizione di menzionarne la fonte e con l'impegno in caso di riuso di distribuire i dati alle medesime condizioni, anche in caso di rielaborazione degli stessi). Il progetto “open data” della Corte è in continua evoluzione, al fine di rendere sempre più consistente la base documentale e le ontologie per consentire una sempre più completa e facile interrogazione. Il progetto nasce in risposta al bando eJustice della DG Giustizia della Commissione Europea, con la finalità di diffondere e implementare gli standard tecnologici ECLI (European Case Law Identifier) alle banche dati di giurisprudenza degli stati membri. Gli standard ECLI sono stati introdotti come raccomandazione del Consiglio Europeo (GU C 127 del 29 aprile 2011, “Conclusioni del Consiglio”) che invitano all'introduzione di un identificatore uniforme e di una serie minima di metadata uniformi per la giurisprudenza. L'iniziativa ECLI mira all'identificazione univoca dei documenti giurisprudenziali a livello europeo e alla creazione di un portale europeo di accesso alla giurisprudenza degli stati membri, già in fase avanzata di sviluppo e ospitato nel portale. La Corte costituzionale, assieme, alla Corte dei conti e al Consiglio di Stato, ha dato la propria adesione al progetto che faciliterà la ricerca giuridica su internet, attualmente resa più difficile perché le diverse basi di dati (Jure, Eurlex, Jurifast, ecc.) non utilizzano lo stesso sistema per l'identificazione delle pronunce giudiziarie né le stesse regole sui metadati. L'adozione di un identificatore uniforme faciliterà lo scambio dei dati non solo tra le Corti europee, Corte di Giustizia e Corte EDU e le Corti nazionali ma anche tra le diverse Corti Italiane e anche, in futuro tra i giudici di merito e gli ulteriori gradi di giurisdizione. La Corte di Cassazione ha già adottato in via sperimentale gli standard e i metadati ECLI ed è allo studio la possibilità dell''estensione ai diversi giudici di primo e secondo grado. La loro adozione, prevista anche per la giurisdizione amministrativa e contabile, non è indifferente per la Corte Costituzionale, nell'ottica del ricevimento delle ordinanze di rimessione dai diversi giudici a quibus. L'identificatore prevede lo stesso formato riconoscibile per tutti gli organi giurisdizionali dell'Unione e degli Stati membri ed è composto da cinque elementi obbligatori: - la dicitura "ECLI" per definire l'identificatore come Identificatore europeo della giurisprudenza; - il codice del paese; - il codice dell'organo giurisdizionale che ha emesso la sentenza; - l'anno in cui la sentenza è stata emessa; - un numero ordinale sino ad un massimo di 25 caratteri alfanumerici, in un formato concordato da ciascuno Stato membro. Sono consentiti i punti, ma non altri segni di interpunzione. Il progetto ECLI prevede che ogni Stato che adotta l'ECLI nomini un organismo governativo o giudiziario a titolo di “coordinatore nazionale ECLI”, responsabile della definizione dell'elenco dei codici identificativi degli organismi giurisdizionali partecipanti (per l'Italia, come si è detto, la Corte costituzionale, la Corte di Cassazione, la Corte dei conti e il Consiglio di Stato. Per l'Italia tale funzione potrebbe essere attribuita all‘AGID (Agenzia per l'Italia Digitale). Responsabile del progetto per l'Italia è I'ITTIG (Istituto di Teorie e Tecniche dell'Informazione Giuridica), unità di ricerca dipartimentale del CNR, che coordinerà i lavori diretti ad adottare l'identificatore. La Corte di Cassazione avendo già attuato la sperimentazione dell'identificatore ECLI per le sue decisioni, costituirà un interlocutore essenziale del progetto. Conclusione
Come già si è avuto modo di affermare, il 2016 vede le varie articolazioni della Corte coinvolte in un processo di innovazione e di consolidamento delle iniziative intraprese nell'ottica di adeguare i propri “sistemi informativi automatizzati” alle novità normative (in particolare in materia di dematerializzazione e conservazione dei documenti. È obbiettivo primario, del resto, consentire un utile interscambio dei dati e dei documenti con i diversi interlocutori istituzionali per realizzare una sempre maggiore tempestività, efficienza e trasparenza della propria attività quale esigenza fondamentale di democrazia.
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