Il portale telematico Giuffré Editore

29 Febbraio 2016

Una valida palestra di confronto tra i diversi punti di vista e che possa rivelarsi utile per tutti gli operatori del settore, per evitare che l'introduzione dell'informatica nell'amministrazione della giustizia rappresenti elemento di aggravio e complicazione della stessa, piuttosto che di semplificazione e maggiore celerità, nell'interesse del cittadino.

L'iniziativa editoriale della casa editrice Giuffré relativa alla creazione di un portale per il processo telematico colma un vuoto ormai avvertito dagli operatori del diritto.

La progressiva entrata in vigore dell'obbligatorietà dell'uso dello strumento telematico (dal 30 giugno 2014 per i procedimenti dinanzi al tribunale, dal 30 giugno 2015 per i procedimenti in grado di appello) ha fatto sì che giungessero a maturazione una serie di problemi di varia natura, tecnica, ordinamentale, interpretativa.

Problemi di natura tecnica, relativi alla scelta delle tecnologie e degli applicativi da utilizzare, all'acquisto e manutenzione di hardware e software, alla formazione del personale, dei magistrati, degli stessi utenti della giustizia, alla gestione e conservazione dei dati, eccetera.

Problemi di natura ordinamentale, relativi alle ricadute dell'uso dello strumento telematico, delle nuove tecnologie sullo stesso modo di lavorare di magistrati e cancellieri, degli stessi avvocati ed ausiliari del giudice, con la conseguente esigenza di rivedere i relativi profili professionali e le prestazioni richiedibili.

Problemi di natura interpretativa, relativi alla spesso difficile coesistenza di norme di rango diverso, intervenute nel corso dei mesi a disciplinare il funzionamento del processo telematico, la stessa validità degli atti processuali, le attività richieste ad operatori ed utenti del processo.

La necessità di fare i conti, obbligatoriamente, con le nuove tecnologie ha costretto la comunità dei giuristi, magistrati e avvocati e lo stesso personale di cancelleria, ad interessarsi, studiare ed approfondire tematiche specialistiche che normalmente non facevano parte del loro bagaglio culturale, ad apprendere, almeno a livello di base, i primi rudimenti dell'informatica. D'altro canto, lo stesso personale tecnico addetto a supportare gli uffici sotto il profilo dell'informatica (appartenente alla Direzione Generale Sistemi Informativi Automatizzati –

DGSIA

- del Ministero della Giustizia), il personale di assistenza e quello deputato alla formazione ha dovuto fare i conti con l'esigenza di apprendere sempre più in profondità il significato, la natura e la portata di taluni istituti giuridici e procedure, in modo da adeguare lo strumento informatico alle esigenze degli operatori. In definitiva, è sempre più avvertita l'esigenza per i giuristi di comprendere il significato di termini, programmi e tecnologie informatiche; per i tecnici informatici di comprendere appieno taluni istituti giuridici ed il concreto funzionamento del processo e di conoscere anche la giurisprudenza che si va formando nel settore.

Questo fenomeno di reciproca contaminazione tra due settori specialistici richiede che di esso si tenga conto nei diversi corsi di studio dei diversi profili professionali ed impegna gli operatori della formazione ad includere obbligatoriamente nei rispettivi programmi le tematiche accennate; in altri termini, per il futuro, non è più pensabile che una laurea in giurisprudenza, così come tante altre, possa fare a meno di un esame che abbia approfondito gli aspetti della telematica applicata al mondo del diritto.

Per quel che riguarda il processo civile telematico, la strategia scelta di adattare le opzioni informatiche al tessuto processuale esistente, in vigore dal 1942, non è stata delle più felici, anzi ha comportato una serie di problemi che sono maturati strada facendo e che hanno impegnato non poco interpreti ed operatori del settore. L'introduzione dell'informatica nella gestione dei registri di cancelleria, nella effettuazione di notifiche e comunicazioni, nella redazione degli atti, nella celebrazione del processo era un'occasione ghiotta e – credo - irripetibile per rivedere la eccessiva complessità del nostro processo civile, per procedere alla necessaria semplificazione di riti ed adempimenti. Forse è mancato il coraggio di procedere in tal senso, forse è mancata anche la consapevolezza dell'entità del fenomeno. Si è intrapresa la strada della informatizzazione delle procedure pretendendo di adattare le stesse ad un processo nato e pensato per la carta e destinato ad essere gestito con altri tempi e modelli. Si pensi, ad esempio, alla scelta di condizionare le attività di redazione di un atto da parte del difensore, di lavorazione dello stesso da parte del cancelliere e di elaborazione dei provvedimenti da parte del giudice, alla preventiva creazione, a livello informatico, di uno specifico "evento", corrispondente esattamente all'atto da trattare. Ed alla conseguente, periodica necessità di ricorrere a modifiche evolutive dello strumento informatico od a vere e proprie "forzature" del sistema, per adattarlo a procedure e atti non precedentemente considerati, ovvero introdotti nel tempo dal legislatore. È uno dei problemi che quasi quotidianamente gli operatori del diritto sono costretti ad affrontare e che deriva direttamente dalla complessità del processo civile. L'auspicio è che dette difficoltà non riguardino anche l'introduzione dei processi telematici amministrativo, contabile e tributario, caratterizzati da minore complessità processuale.

Nel tempo ormai significativo trascorso dall'entrata in vigore del processo civile telematico, prima a livello sperimentale, ora obbligatorio per la maggior parte dei settori, sono maturati esperienze, riflessioni, approfondimenti ed arresti giurisprudenziali che meritano di essere raccolti in una rivista telematica, per farne oggetto di consultazione, confronto, approfondimento da parte degli utenti. Il mio auspicio è che questo portale possa rappresentare una valida palestra di confronto tra i diversi punti di vista e che possa rivelarsi utile per tutti gli operatori del settore, per evitare che l'introduzione dell'informatica nell'amministrazione della giustizia rappresenti elemento di aggravio e complicazione della stessa, piuttosto che di semplificazione e maggiore celerità, nell'interesse del cittadino.

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