Deposito telematico: i tipi atto “generici” e “specifici”

Pietro Calorio
27 Settembre 2016

Ho depositato un atto utilizzando “memoria generica”, perché non ho trovato un'altra dicitura adatta tra quelle presenti: posso stare tranquillo?

Ho depositato un atto utilizzando “memoria generica”, perché non ho trovato un'altra dicitura adatta tra quelle presenti: posso stare tranquillo?

È ormai fatto di comune esperienza che i software per il deposito telematico non prevedano un' “etichetta” per ogni specifico “tipo atto”: i tipi più frequenti vengono previsti (ad es. nel caso di atti in corso di causa, le memorie istruttorie e le memorie conclusive), ma può ovviamente presentarsi la necessità di depositare un atto più particolare (es. un'istanza di modifica ordinanza) non contemplato; nel caso di atti introduttivi, è noto che non per tutti i tipi di ricorsi si reperisca un'apposita voce.

Non esistono indicazioni ufficiali del Ministero al riguardo, ma in numerosi contesti pubblici i funzionari della DGSIA hanno comunicato una sorta di “massima”: «se non c'è l'atto specifico, si usi quello generico».

La previsione del “TipoAtto” nelle specifiche tecniche ministeriali, del resto, è unicamente finalizzata a “etichettare” il deposito a vantaggio dell'operatore di cancelleria, per agevolarlo nello “scarico” del deposito a sistema. Qualora l'indicazione non ci sia perché generica, l'operatore è tenuto a integrarla, e nessuna norma gli consente di rifiutare il deposito.

Va peraltro rilevato che molti redattori per il PCT contengono un campo “note”, visibile nel procedimento di creazione della busta di un atto “generico/non codificato” in corso di causa, che può essere compilato con l'indicazione più idonea, che risulta visibile all'operatore al momento della lavorazione del deposito sul proprio applicativo.

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