Adottabilità: prima di dichiararla si deve valutare la disponibilità e la capacità dei parenti fino al quarto grado ad occuparsi del minore

Redazione Scientifica
20 Agosto 2015

La dichiarazione di adottabilità deve essere la soluzione estrema, quando ogni altro rimedio appaia inadeguato all'esigenza dell'acquisto o del recupero di uno stabile ed adeguato contesto familiare in tempi compatibili con le esigenze del minore.

Il Tribunale dei Minori aveva dichiarato lo stato di adottabilità di due sorelle minori, con efficacia immediata ai sensi dell'art. 10 l. n. 184/1983, sospendendo i genitori dall'esercizio delle responsabilità genitoriali, e disponendo l'interruzione di ogni rapporto fra le minori e i genitori, con collocazione delle minori presso una coppia in lista di attesa per l'adozione nazionale. Avverso tali provvedimenti proponeva appello il padre, al fine di ottenere la revoca dello stato di adottabilità e la collocazione delle figlie presso di sé o, in subordine, l'affido delle minori presso gli zii paterni.

La Corte di Appello territoriale, in accoglimento delle difese del tutore delle minori, del curatore speciale e del Procuratore Generale, respingeva l'impugnazione, ritenendo provato il difetto di capacità genitoriale di entrambi i genitori e l'assenza di rapporti affettivi significativi tra le minori e gli zii paterni.

Presentavano ricorso per Cassazione gli zii paterni delle minori (già parti del giudizio di appello),

contro cui resistevano il curatore speciale e il tutore delle minori.

La Corte di Cassazione, con la sentenza

n. 16987

, depositata il

19

agosto 2015, ha

accolto il ricorso principale,

r

itenendo

gli zii

, in via preliminare,

legittimati a impugnare

la sentenza di adottabilità, in quanto

destinatari

della notificazione del

decreto di adottabilità

ai sensi dell'art. 15 della l. 184/1983, e dunque litisconsorti necessari laddove abbiano effettivamente proposto opposizione alla dichiarazione (come nel caso di specie).

P

assando al merito, la Corte ha riconosciuto che il

diritto del minore

ad essere

educato

nella

propria

famiglia di origine

(diritto riconosciuto dal diritto italiano, convenzionale europeo e internazionale) comporta che la dichiarazione di adottabilità sia praticabile solo come soluzione estrema, quando ogni altro rimedio appaia inadeguato all'esigenza dell'acquisto o del recupero di uno stabile ed adeguato contesto familiare in tempi compatibili con le esigenze del minore.

Secondo la Suprema Corte deve essere svolta, con lo stesso rigore con il quale deve accertarsi lo stato di abbandono del minore, la verifica dell'esistenza di

possibili

cur

e

ed educazione adeguat

e

nel contesto familiare allargato, e precisamente con riferimento a:

  • manifestata disponibilità dei parenti entro il quarto grado a supplire alla carente idoneità genitoriale;

  • possibilità per i suddetti parenti di fornire un contesto familiare idoneo alla crescita del minore, che permetta di non rescindere il legame con la famiglia di origine e talvolta, nel tempo, il recupero delle capacità genitoriali.

Alla luce di tali principi, la Cassazione non ha ritenuto legittima la pronuncia della Corte territoriale, laddove è pervenuta all'esclusione della significatività dei rapporti tra le minori e gli zii paterni sulla base di circostanze riferite dal perito che sono sembrate r

elative

alla costituzione tardiva nel giudizio di primo grado da parte degli zii più che

a

d una verifica diretta del rapporto esistente tra i minori e i parenti entro il quarto grado (verifica da cui, secondo la sentenza in esame, non si può mai prescindere).

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