Amianto: materiali, pericolo, prassi corretta
25 Ottobre 2017
Premessa
Nei condominii sono spesso presenti materiali contenenti amianto (m.c.a.), sotto diverse forme. L'amianto, fibra minerale dalle eccellenti proprietà fisiche di isolamento acustico e termico, è stato utilizzato nei decenni passati in svariate applicazioni, al fine di prevenire i danni dell'incendio. Gli stessi vigili del fuoco utilizzavano tute di amianto per proteggersi dal calore. In attività a maggior rischio in caso di incendio, ugualmente, era resa obbligatoria la protezione con materiali contenenti amianto. Oggi è nota la cancerogenicità per il corpo umano di questo materiale.
L'asbesto (o amianto) è un insieme di minerali del gruppo degli inosilicati e del gruppo dei fillosilicati. Per diventare amianto, i minerali di partenza devono subire particolari processi idrotermali di bassa pressione e bassa temperatura.
Fibra di amianto
Secondo la normativa italiana, sono definiti amianti i minerali formati da singole fibre più lunghe di 5 µm e con rapporto lunghezza / larghezza di almeno 3:1. In natura è un materiale molto comune. La sua resistenza al calore e la sua struttura fibrosa lo rendono adatto come materiale per indumenti e tessuti da arredamento a prova di fuoco, ma la sua ormai accertata nocività per la salute ha portato a vietarne l'uso in molti paesi. Le polveri contenenti fibre d'amianto, respirate, possono causare gravi patologie. L'amianto ed i materiali contenenti amianto sono classificabili in due categorie: a matrice friabile e a matrice compatta. Il più comune negli edifici è il cemento - amianto, detto anche «eternit», realizzato in lastre ricurve, utili a costituire le coperture dei condomini, di annessi o tettoie. In base a quanto precedentemente detto, possiamo affermare che trattasi di materiale a matrice compatta. Il cemento - amianto è una miscela di cemento Portland (85-90%), acqua e fibre di amianto. Il contenuto di amianto rappresenta circa il 10-15% in peso. Il tipo di amianto contenuto è in genere il crisotilo. La pericolosità del materiale oggetto di studio è data dalla friabilità dello stesso e dal suo stato di conservazione. Sono considerati friabili i materiali che possono essere facilmente sbriciolati o ridotti in polvere con la semplice pressione manuale. In seguito a questo evento, si possono liberare fibre spontaneamente per la scarsa coesione interna, soprattutto se sottoposti a fattori di deterioramento quali correnti d'aria, infiltrazioni di acqua e vibrazioni.
Copertura in lastre di amianto
L'esposizione a fibre di amianto può determinare l'insorgenza di malattie irreversibili soprattutto a carico dell'apparato respiratorio. Le fibre del minerale, inalate ed accumulate nei polmoni, sono in grado di provocarvi una serie di trasformazioni patologiche interessanti i polmoni stessi e le membrane pleuriche.
La principale legislazione vigente in materia
Negli anni ‘80, successivamente ad altri paesi della Comunità Europea, lo Stato italiano ha iniziato a legiferare in materia di abolizione dei materiali contenenti amianto, fino al 1992, anno in cui la l. n. 257/1992 aboliva definitivamente l'amianto. Con il d.m. 6 settembre 1994 venivano regolamentate le procedure per le lavorazioni e gli operatori nel settore dei materiali contenenti amianto. Di seguito un elenco di normativa rilevante:
Malattie correlate
I primi studi epidemiologici che hanno dimostrato l'associazione tra tumore del polmone e amianto e tra esposizione ad amianto e mesotelioma della pleura risalgono rispettivamente al 1955 ed al 1960. Le fibre di amianto possono venire a contatto con l'organismo umano attraverso due vie di accesso: - la via respiratoria (la più importante); - la via digestiva. Fattori importanti per la respirabilità delle fibre sono le dimensioni delle particelle e la forma. È ormai opinione scientifica consolidata che le fibre aventi lunghezza maggiore di 5 μm (micron = milionesima parte di un metro), diametro inferiore a 3 μm e rapporto lunghezza / larghezza superiore a 3:1 devono considerarsi maggiormente attive e quindi manifestare effetti biologici negativi per la salute dell'uomo. Allo stato attuale delle conoscenze è stato accertato il nesso di causa tra esposizione all'amianto, sotto forma di polveri e fibre aerodisperse e malattie dell'apparato respiratorio. Non è stata provata l'insorgenza di patologie a carico dell'apparato digerente.
Le malattie più importanti causate dall'amianto sono: - fibrosi polmonare (asbestosi polmonare); - tumori maligni del polmone (carcinoma polmonare); - tumori maligni della pleura (mesotelioma pleurico).
Asbestosi - L'esposizione a concentrazioni elevate di fibre aerodisperse per lunghi periodi lavorativi, tipico di lavorazioni del passato, comportava l'insorgenza, entro alcuni anni, della malattia nota come asbestosi. Tale patologia presentava un decorso progressivo, conseguente all'accumulo di fibre nel polmone e conseguente processo infiammatorio cronico fortemente invalidante per l'insufficienza respiratoria che comportava. La malattia è praticamente scomparsa dalle popolazioni lavorative dei paesi industrializzati a seguito dei provvedimenti di contenimento della concentrazione di fibre respirabili al di sotto della soglia di 100 ff/litro.
Tumori - Gli effetti neoplastici dell'esposizione all'amianto sono stati accertati per il cancro polmonare, per il cancro della laringe e per il mesotelioma pleurico e, più in generale, per i mesoteliomi delle sierose. I citati tipi di tumore non sono sempre direttamente legati ad una dose di esposizione, insorgono perlopiù dopo 20-30 anni di latenza dall'inizio dell'esposizione stessa e sono favorite da altri fattori quali l'abitudine al fumo di tabacco.
I materiali contenenti amianto
L'amianto è stato ampiamente utilizzato in numerose applicazioni come rinforzo o come isolante termico, elettrico o acustico. È stato utilizzato nei prodotti di frizione, nelle guarnizioni, nei giunti e nelle colle. La sua resistenza chimica è stata utilizzata in numerosi processi, come il filtraggio o i processi elettrolitici. L'amianto è stato utilizzato negli edifici commerciali, industriali e privati. Le quantità di fibre di amianto che un materiale è suscettibile di liberare saranno diverse a seconda che il materiale stesso sia intatto o danneggiato. Lo stato dei materiali contenenti amianto può evolvere in funzione del tempo, ad esempio a causa del danneggiamento, dell'usura o delle intemperie. Vi sono differenze sostanziali tra i vari materiali in termini di friabilità e di facilità a liberare fibre. La tabella che segue fornisce esempi di materiali contenenti amianto e della loro utilizzazione tipica.
Gli Stati membri hanno utilizzato in modo molto variabile i vari tipi di materiali contenenti amianto. In alcuni Stati, l'amianto è stato utilizzato principalmente per il cemento. In altri Stati membri (ad esempio nel Regno Unito), l'utilizzazione di rivestimenti testurizzati (un rivestimento avente alcuni millimetri di spessore e contenente circa il 5% di amianto) per decorare i soffitti o i muri è stata molto frequente in un determinato periodo. Le fibre di vetro, la lana di roccia o di scoria hanno preso il posto dell'amianto negli isolamenti termoacustici nell'edilizia, nella costruzione di treni, navi, pannelli antifuoco, pannelli isolanti, filtri per aria e per liquidi, fibre ottiche, plastiche rinforzate, pavimenti vinilici, fibrocemento, tessuti, ecc.. Le fibre ceramiche vengono ormai adottate per isolamenti termici ad alta temperatura, guarnizioni, componenti elettronici, tessuti antifiamma ecc..
Rivestimento contenente amianto Tubazione in amianto
Isolamenti termici Particolare di copertura in amianto
La valutazione del rischio
In attuazione del d.m. 6 settembre 1994, qualora risultino presenti materiali contenenti amianto, anche a seguito di analisi del materiale sospetto, è necessario procedere alla valutazione del rischio, redatta da un tecnico competente o da un'impresa abilitata. Il rischio derivante dai materiali contenenti amianto è determinato dal potenziale di rilascio di fibre che aumenta in maniera inversamente proporzionale alla coesione interna della matrice in cui è inserito. Mentre i materiali friabili possono liberare fibre spontaneamente, i materiali compatti possono rilasciare fibre se perdono la coesione originaria a seguito del degrado subito a causa di fattori ambientali. Il fenomeno di rilascio può assumere dimensioni notevoli se si aggiungono altri fattori di deterioramento e/o danneggiamento. È per questo che il rischio deve essere sempre riferito a due aspetti:
Per la valutazione del rischio amianto si utilizzano diversi metodi, come ad esempio le linee guida per la valutazione dello stato di conservazione delle coperture in cemento amianto e per la valutazione del rischio (Ass. Sanità EMR, Azz. UUSSLL BO Nord, MO, FE, RE, RN, ARPA EMR), Enel Index modificato, I.V., metodo comparativo. In ogni caso, i principali rilievi e le valutazioni più rilevanti, che approfondiremo in seguito, sono le seguenti:
Il programma di controllo
Dal momento in cui viene rilevata la presenza di materiali contenenti amianto in un edificio, è necessario che sia messo in atto un programma di controllo e manutenzione al fine di ridurre al minimo l'esposizione degli occupanti. Tale programma implica:
Il proprietario dell'immobile e/o il responsabile dell'attività che vi si svolge dovrà:
Il programma di manutenzione comprende specifiche pratiche lavorative mirate al mantenimento dei materiali contenenti amianto in buone condizioni, alla pulizia delle fibre di amianto rilasciate, ed alla prevenzione di ulteriore rilascio mediante la minimizzazione ed il controllo del disturbo o del danneggiamento del materiale. Gli interventi di bonifica
La sola presenza nelle strutture edilizie di manufatti in amianto, sia esso in matrice friabile che in matrice compatta, non costituisce di per sé un pericolo per gli abitanti dell'edificio o una fonte di inquinamento ambientale. È necessario che tale materiale, a causa di degrado e/o danneggiamento, rilasci fibre di amianto che vengono poi inalate con le conseguenze già citate. Le lastre piane o ondulate di cemento-amianto, impiegate per copertura in edilizia, sono costituite da materiale non friabile conglobato in una matrice cementizia che, quando è nuovo o in buono stato di conservazione, non tende a liberare fibre spontaneamente. Il cemento-amianto («eternit»), quando si trova all'interno degli edifici, anche dopo lungo tempo, non va incontro ad alterazioni significative tali da determinare un rilascio di fibre, se non viene manomesso. Invece, lo stesso materiale esposto ad agenti atmosferici subisce un progressivo degrado per azione delle piogge acide, degli sbalzi termici, dell'erosione eolica e di microrganismi vegetali. Di conseguenza, dopo anni dall'installazione si possono determinare alterazioni corrosive superficiali con affioramento delle fibre e fenomeni di liberazione. I principali indicatori utili per valutare lo stato di degrado delle coperture in cemento-amianto e conseguentemente l'aumento di rischio di rilascio di fibre, sono:
Le tipologie di intervento (rimozione, incapsulamento, confinamento) più adeguate alla bonifica andranno quindi modulate sulla base dello stato di conservazione dei manufatti stessi tenendo conto che la legge impone la rimozione dei materiali amiantati unicamente nel caso si debba procedere alla successiva demolizione o ristrutturazione delle strutture che li contengono. La bonifica può anche essere imposta, per mezzo di ordinanza del Sindaco o del Presidente della Giunta Regionale, su conforme parere della competente azienda per i servizi sanitari, nel caso in cui la permanenza in sito dei materiali amiantati possa provocare evidenti rischi per la salute e l'ambiente. La scelta dell'intervento di bonifica è effettuata a valle della valutazione del rischio. Nel caso di rimozione o di trattamento di manufatti in m.c.a. vi è l'obbligo normativo (art. 34 del d.lgs 277/1991), a carico della ditta che eseguirà i lavori, di presentare, preventivamente per iscritto all'ente preposto alla vigilanza, un piano di lavoro con la descrizione dei lavori da eseguire. L'ente preposto entro 30 giorni darà il parere vincolante sulle procedure proposte.
Rimozione È il procedimento più diffuso perché elimina ogni potenziale fonte di esposizione ed ogni necessità di attuare specifiche cautele per le attività che si svolgono nell'edificio. Comporta un rischio estremamente elevato per i lavoratori addetti e per la contaminazione dell'ambiente; produce notevoli quantitativi di rifiuti tossici e nocivi che devono essere correttamente smaltiti. È la procedura che comporta i costi più elevati ed i più lunghi tempi di realizzazione. In genere richiede l'applicazione di un nuovo materiale, in sostituzione dell'amianto rimosso. La procedura prevede che l'intervento sia effettuato da parte di una ditta specializzata che deve ottemperare agli obblighi del d.lgs.n. 277/1991 e al rispetto delle procedure indicate dal d.m. 6 settembre 1994.
Confinamento Consiste nell'installazione di una barriera a tenuta che separi l'amianto dalle aree occupate dell'edificio. Se non viene associato ad un trattamento incapsulante, il rilascio di fibre continua all'interno del confinamento. Rispetto all'incapsulamento, presenta il vantaggio di realizzare una barriera resistente agli urti. È indicato nel caso di materiali facilmente accessibili, in particolare per bonifica di aree circoscritte (ad es. una colonna). Non è indicato quando sia necessario accedere frequentemente nello spazio confinato. Il costo è contenuto, se l'intervento non comporta lo spostamento dell'impianto elettrico, termoidraulico, di ventilazione. Occorre sempre un programma di controllo e manutenzione, in quanto l'amianto rimane nell'edificio; inoltre la barriera installata per il confinamento deve essere mantenuta in buone condizioni.
Barriera a tenuta
Incapsulamento Consiste nel trattamento dell'amianto con prodotti penetranti o ricoprenti che (a seconda del tipo di prodotto usato) tendono ad inglobare le fibre di amianto, a ripristinare l'aderenza al supporto, a costituire una pellicola di protezione sulla superficie esposta. Costi e tempi dell'intervento risultano più contenuti. Non richiede la successiva applicazione di un prodotto sostitutivo e non produce rifiuti tossici. Il rischio per i lavoratori addetti e per l'inquinamento dell'ambiente è generalmente minore rispetto alla rimozione. È il trattamento di elezione per i materiali poco friabili di tipo cementizio. Il principale inconveniente è rappresentato dalla permanenza nell'edificio del materiale di amianto e dalla conseguente necessità di mantenere un programma di controllo e manutenzione. Occorre inoltre verificare periodicamente l'efficacia dell'incapsulamento, che col tempo può alterarsi o essere danneggiato, ed eventualmente ripetere il trattamento. L'eventuale rimozione di un materiale di amianto precedentemente incapsulato è più complessa, per la difficoltà di bagnare il materiale a causa dell'effetto impermeabilizzante del trattamento. Inoltre, l'incapsulamento può alterare le proprietà antifiamma e fonoassorbenti del rivestimento di amianto.
Prodotto penetrante/ricoprente
Fase del trattamento Le imprese ed i tecnici abilitati
Secondo il d.P.R. 8 agosto 1994 ogni attività di bonifica da amianto deve essere realizzata da ditte i cui operatori siano stati addestrati in specifici e ben articolati momenti formativi a cura della Regione, secondo i programmi di cui all'art. 10 della stessa legge. Per la valutazione del rischio e l'effettuazione del programma di controllo dei materiali contenenti amianto (punto 4 dell'allegato al d.m. 6 settembre 1994) deve essere nominato un tecnico competente specificamente formato.
Prassi operativa
Qualora si abbia il sospetto di essere in possesso di materiale contenente amianto, è necessario accertarne l'effettiva presenza, prelevando un campione (evitando di rompere il materiale e custodendone un campione in doppia busta di plastica) e facendolo analizzare da un laboratorio di prova. Questa operazione, che può essere rischiosa per personale non competente in materia, può essere demandata ad un tecnico competente o ad un'impresa abilitata. Se risulta presente amianto in sito, sarà necessario seguire la seguente prassi:
Riferimenti normativi |