La nullità del decreto di citazione a giudizio per omessa notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari: un perenne contrasto giurisprudenziale

02 Settembre 2015

L'art. 552, comma 2, c.p.p. individua espressamente talune ipotesi di invalidità del decreto di citazione a giudizio e stabilisce, tra le altre, che il decreto è nullo se non è preceduto dall'avviso della conclusione delle indagini preliminari (art. 415-bisc.p.p.). L'invio dell'avviso rappresenta il primo presupposto per la valida emissione del successivo decreto di citazione diretta a giudizio.
Abstract

L'art. 552, comma 2, c.p.p. individua espressamente talune ipotesi di invalidità del decreto di citazione a giudizio e stabilisce, tra le altre, che il decreto è nullo se non è preceduto dall'avviso della conclusione delle indagini preliminari (art. 415-bisc.p.p.). L'invio dell'avviso rappresenta il primo presupposto per la valida emissione del successivo decreto di citazione diretta a giudizio.

La giurisprudenza, e pure la dottrina, hanno proposto differenti classificazioni delle nullità derivanti dall'omesso invio dell'avviso previsto dall'art. 415-bis c.p.p.

Le diverse pronunce giurisprudenziali

Come ritiene la Corte di cassazione con pronuncia 15 settembre 2014, n. 37686, la nullità del decreto di citazione a giudizio “va intesa come nullità generale ed a regime intermedio, ai sensi del combinato disposto dell'

art. 178 c.p.

p.

, lett. c), e

art. 180 c

.

p

.p.

, con la conseguenza che la relativa eccezione è consentita se dedotta immediatamente dopo il suo verificarsi e comunque entro la deliberazione della sentenza di primo grado. Tale sentenza è

conforme ad un orientamento affermatosi nella giurisprudenza di legittimità

(

Cass.

pen.,

Sez. VI

,

24 ottobre 2013

,

n. 45581

;

Cass.

pen.,

Sez V

,

22

ottobre 2008

,

n. 43763

).

La Suprema Corte anche di recente è tuttavia intervenuta con pronunce di indirizzo difforme secondo le quali la nullità del decreto di citazione a giudizio (e della richiesta di rinvio a giudizio prevista dall'

art. 416 c.p.p

.

, secondo un regime che le accomuna) viene individuata come nullità relativa prevista dall'

art. 181 c

.

p

.

p

.

In base a tale articolo la nullità del decreto di citazione a giudizio, per omesso avviso della conclusione delle indagini preliminari, deve essere eccepita entro il termine previsto dall'

art. 491, comma

1

, c

.

p

.

p

.

, subito dopo compiuto per la prima volta l'accertamento della costituzione delle parti.

Cass.

pen.

,

S

ez

.

V

,

14 maggio 2014

,

n. 44825

stabilisce, infatti, che “

la nullità del decreto di citazione a giudizio per l'omessa notifica all'imputato dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari è di natura relativa e, pertanto, deve essere eccepita, a pena di decadenza, entro il termine di cui all'

art. 491 c.p.p.

subito dopo compiuto per la prima volta l'accertamento della costituzione delle parti” (

Cass.

pen., S

ez.

III

, 17

aprile

2008, n. 25223

e, soprattutto,

Cass.

pen., S

ez.

II

, 11

giugno

2010, n. 35420

che specifica che non può rilevare il fatto che il decreto di citazione a giudizio fosse stato rinnovato, sicché l'udienza successiva al rinnovo della notifica era ancora utile per gli atti introduttivi al dibattimento e in particolare per l'accertamento della costituzione delle parti, in quanto l'

art. 491 c.p.p.

pone come termine di decadenza l'accertamento per la prima volta della costituzione delle parti, che nel caso in questione era avvenuto in un'udienza precedente).

La differente applicazione dell'istituto delle nullità

La questione si presenta interessante in quanto le nullità a regime intermedio e le nullità relative differiscono dal punto di vista applicativo e la loro deducibilità influisce in maniera differente sul corso del procedimento. Se, infatti, si intende che la nullità prevista dall'art. 552, comma 2, c.p.p., per l' omesso avviso previsto dall'art. 415-bis c.p.p., sia una nullità a regime intermedio essa è rilevata anche d'ufficio senza che sia necessaria una iniziativa di parte. La mancata deduzione tempestiva della nullità, ad opera della parte, comporta esclusivamente la decadenza dalla possibilità di “eccepire“ la nullità ma non priva il giudice, investito comunque di un autonomo potere d'ufficio, della facoltà di dichiarare la nullità intermedia nei limiti temporali previsti dall'art. 180 c.p.p. La parte quindi, pur avendo perso il potere di dedurre la nullità, può stimolare la declaratoria d'ufficio, fermo restando che non avendola dedotta tempestivamente non potrà impedire la sanatoria in caso di mancata dichiarazione da parte del giudice (Codice di Procedura Penale commentato a cura di Angelo Giarda e Giorgio Spangher).

Il termine perentorio di deducibilità trova il suo confine nella deliberazione della sentenza di primo grado.

Qualora, invece, si intenda inquadrare la nullità di cui all'art. 552, comma 2, c.p.p. nell'ambito delle nullità relative previste dall'art. 181 c.p.p., la deducibilità è riservata esclusivamente alla parte il cui diritto è contenuto in precisi limiti temporali, previsti a pena di decadenza, stabiliti dall'art. 491, comma 1, c.p.p. Ciò significa che l'eccezione di nullità del decreto di citazione a giudizio è preclusa se non è proposta subito dopo compiuto per la prima volta l'accertamento della costituzione delle parti e, pertanto, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento.

In conclusione

Spetta al difensore valutare, tenuto conto dell'orientamento seguito dal tribunale competente, quando eccepire la nullità del decreto di citazione a giudizio. Tuttavia, dato il contrasto giurisprudenziale, si reputa opportuno che il difensore eccepisca la nullità entro i termini previsti dall'art. 491,comma 1, c.p.p., onde evitare il rischio di incorrere in decadenze non più sanabili.

La rinnovazione dell'avviso permetterebbe al difensore di depositare la memoria prevista dall'art. 415-bis c.p.p. nell'interesse del cliente, prematuramente diventato imputato, ed evidenziare alcuni spunti utili per il pubblico ministero al fine della richiesta di archiviazione del reato.

Si ritiene in ogni caso auspicabile che le Sezioni unite intervengano sulla questione al fine di risolvere il contrasto ed individuare una linea applicativa uniforme.

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