Permessi di soggiorno troppo costosi: la condanna dell'Ue

Redazione Scientifica
03 Settembre 2015

Oneri economici troppo elevati per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno in Italia. La condanna arriva dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea con la sentenza del 2 settembre 2015, pronunciata sul ricorso presentato da C.G.I.L e Inca. (Istituto Nazionale Confederale Assistenza).

Oneri economici troppo elevati per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno in Italia.

La condanna arriva dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea con la sentenza del 2 settembre 2015, pronunciata sul ricorso presentato da C.G.I.L e I.N.C.A. (Istituto Nazionale Confederale Assistenza).

La disciplina attualmente in vigore è contenuta nel decreto del Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero degli Interni, adottato ai sensi dell'art. 5, comma 2-ter, d.lgs. 286/1998 (T.U. delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), fissa l'importo dei contributi da versare per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno:

  • in euro 80 per permessi di soggiorno della durata compresa tra tre mesi ed un anno;
  • in euro 100 per permessi di soggiorno della durata compresa tra uno e due anni;
  • in euro 200 per il rilascio del permesso di soggiorno per i soggiornanti di lungo periodo e per i richiedenti il permesso di soggiorno ai sensi dell'art. 27, comma 1, lett. a), del citato d.lgs.

Inoltre, a tali importi devono aggiungersi ulteriori oneri contributivi per un pari di euro 73,50.

Tale normativa, secondo quanto affermato dai giudici della seconda sezione della Corte di Giustizia è in contrasto con la direttiva del Consiglio 25 novembre 2003, 2003/109/CE, relativa allo status di cittadini di paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo, come modificata dalla direttiva 2011/51/UE.

La citata direttiva ha, infatti, come obiettivo principale l'integrazione dei cittadini di Paesi terzi stabilitisi a titolo duraturo negli Stati Membri; di conseguenza, considerazioni di tipo economico non dovrebbero legittimare il diniego dello status di soggiornante di lungo periodo. Una disciplina interna che richieda dei contributi (ammessi dalla direttiva UE) sproporzionati, anche considerando che il rilascio della carta d'identità in Italia costa soltanto 10 euro, rispetto all'obiettivo che si vuole perseguire, crea, pertanto, un ostacolo all'esercizio dei diritti che l'Unione Europea vuole perseguire.