Cassazione: il termine "omosessuale" non può più considerarsi offensivo
30 Novembre 2016
Nel presente contesto storico è da escludere che il termine ‘omosessuale' abbia conservato un significato intrinsecamente offensivo come, forse, poteva ritenersi in un passato nemmeno tanto remoto. Lo sottolinea la Cassazione spiegando che questa parola – diversamente da altri “appellativi” che invece mantengono un carattere “denigratorio” – è entrata nell'uso corrente e attiene alle preferenze sessuali dell'individuo, assumendo di per sé un carattere neutro e per questo non è lesiva della reputazione di nessuno, anche nel caso in cui sia rivolta a una persona eterosessuale. Con questa motivazione, la suprema Corte – con la sentenza 50659 che cancella ogni pregiudizio dal significato della parola omosessuale – ha annullato senza rinvio la condanna per diffamazione inflitta il venti marzo del 2015 dal giudice di pace di Trieste nei confronti di un uomo che aveva usato questo termine in un atto di querela rivolgendosi a un avversario eterosessuale con il quale era in lite per motivi legati alla moglie nell'ambito di una causa non meglio specificata. |