I criteri per il risarcimento del danno da lesione del rapporto parentale subito dal figlio e dal convivente

27 Gennaio 2016

Il pregiudizio non patrimoniale in questione può ravvisarsi e quindi risarcirsi a condizione che le lesioni, per la loro natura e gravità, incidano, compromettendola, sulla relazione affettiva tra la vittima e i prossimi congiunti.
Massima

Il pregiudizio non patrimoniale in questione può ravvisarsi e quindi risarcirsi a condizione che le lesioni, per la loro natura e gravità, incidano, compromettendola, sulla relazione affettiva tra la vittima e i prossimi congiunti (sulla possibilità di ritenere provato il danno in questione, desumendolo proprio dalla gravità delle lesioni subite, cfr. Cass., sez. III, 16 febbraio 2012, n. 2228).

Tale conclusione deve ritenersi coerente con i principi espressi dalla suprema corte nelle citate sentenze del 2008 (nn. 26972, 26973,26974 e 26975) in cui le Sezioni Unite hanno definitivamente ammesso, attraverso un'interpretazione costituzionalmente orientata dell'art. 2059 c.c., la risarcibilità del danno non patrimoniale anche nell'ambito della responsabilità contrattuale, per l'ipotesi in cui l'inadempimento violi contemporaneamente i diritti e doveri derivanti dal contratto ed i valori costituzionali primari della persona umana.

Il caso

Tizio conveniva in giudizio l'Asl Alfa per i danni causati da un intervento chirurgico, resosi necessario a seguito di un incidente. Tizio chiedeva il risarcimento del danno sia non patrimoniale sia patrimoniale.

Inoltre, nel giudizio intervenivano Caia e Sempronio, rispettivamente convivente more uxorio e figlio minore di Tizio, i quali richiedevano il risarcimento del danno non patrimoniale.

Il Tribunale, accogliendo parzialmente la domanda attorea, condannava Alfa al risarcimento del danno non patrimoniale e patrimoniale, rigettava, invece, le richieste degli intervenuti.

La questione

La questione in esame è la seguente: quali sono i criteri per l'eventuale riconoscimento e liquidazione del danno non patrimoniale (nel caso di specie danno da lesione del rapporto parentale)?

Le soluzioni giuridiche

Il Tribunale di Napoli, in questa pronuncia, chiarisce i criteri, richiamando varie sentenze della Corte di Cassazione, per il risarcimento del danno non patrimoniale, categoria soggetta alle più disparate interpretazioni.

Infatti, l'excursus storico riguardante la genesi del danno non patrimoniale, è sempre stato segnato da molteplici orientamenti interpretativi ed è tutt'ora in continuo mutamento e sviluppo.

Spesso la Cassazione ha “cercato” di qualificare la fattispecie e determinare i criteri liquidativi per il risarcimento, ma spesso le varie pronunce non venivano seguite e applicate all'unanimità, anzi, la giurisprudenza sia di legittimità sia di merito, creava nuove interpretazioni e orientamenti.

Troppe sentenze, ontologicamente opposte, emesse anche a pochi giorni una dall'altra (emblema di questo “marasma interpretativo” sono proprio le due pronunce della Terza sezione della Corte di Cassazione, 23 gennaio 2014, n. 1361 e Cass., 28 gennaio 2014, n. 1762), hanno determinato diverselinee guidaper la quantificazione del risarcimento, a volte liquidando il danno in via equitativa, senza esigenza di alcun onere probatorio in capo al danneggiato (Trib. Firenze, 25 febbraio 2015).

Per mesi si è attesa una pronuncia, per così dire, definitiva da parte delle Sezioni Unite, per risolvere una volta per tutte le divergenze e incongruità dei vari orientamenti.

La Sentenza tanto attesa è stata pubblicata a luglio: Cass., Sez. Un., sent., 22 luglio 2015, n. 15350 (v. F. Rosada, Perdita della vita e diritto al conseguente risarcimento del danno: questione chiusa; D. Spera, La sentenza Cass. S.U. n. 15350/2015: pietra tombale sul danno tanatologico e crisi della funzione nomofilattica della Cassazione; M. Bona, S.U. 2015: prosegue la saga sul danno non patrimoniale; P. Ziviz, Il danno da perdita della vita: ritorno al passato; M. Hazan, Game over! Il danno da perdita della vita non è risarcibile, in Ri.Da.Re.).

Avrebbe dovuto essere la “pietra miliare” del danno non patrimoniale (in primis riguardante il risarcimento del danno iure hereditatis), la pronuncia spartiacque che avrebbe determinato l'inizio di una nuova era.

Invece, non è stato così. Ancora una volta è svanita l'occasione per decretare in modo definitivo sia le voci risarcibili sia i criteri per la liquidazione delle stesse.

La Sentenza delle Sezioni Unite sostanzialmente riporta principi già noti, non apportando alcuna novità in materia, ma nega di fatto la possibilità di tornare, nuovamente, ad una pletora di voci di danno risarcibile.

Nella pronuncia in esame, il Giudice ha combinato i criteri di diverse pronunce della Cassazione, richiamandosi soprattutto ai principi della Cass.,Sez. Un., 11 novembre 2008, n. 26972, secondo la quale, per la risarcibilità del danno non patrimoniale nell'ambito della responsabilità contrattuale, «l'inadempimento - deve violare - contemporaneamente i diritti e doveri derivanti dal contratto ed i valori costituzionali primari della persona umana, oltre che ai “requisiti indefettibili”, la “serietà del danno” e la “gravità della lesione”».

In questo caso, il parametro per stabilire la serietà e la gravità del danno, è ciò che l'attore ha subito in concreto, riferendosi alla gravità delle lesioni subite dallo stesso. La prova del pregiudizio (nel caso di specie danno morale ed esistenziale, quale lesione del rapporto parentale) dipende direttamente dalla gravità della lesione dell'attore, pertanto, le richieste degli interventori sono state rigettate.

Osservazioni

In questa sentenza vengono applicati diversi principi al fine del riconoscimento e della liquidazione del danno non patrimoniale, nella specie esistenziale, quale lesione del rapporto parentale.

La peculiarità consiste nella prova del pregiudizio, infatti la possibile lesione del rapporto parentale subito dalla convivente e dal figlio, è direttamente proporzionale alla gravità del danno patito dal padre e la prova della lesione viene fatta dipendere e risulta diretta conseguenza della lesione stessa.

Pronuncia interessante, purtroppo di merito e che sostanzialmente rimarrà dispersa nel “marasma interpretativo” che avvolge la categoria del danno non patrimoniale.

Tutt'oggi ci sono sentenze diverse e opposte, in tutta Italia, a causa della mancanza di criteri definiti.

Si è atteso oltre un anno per la pronuncia delle Sezioni Unite, ma la pronuncia non ha purtroppo dato il risultato sperato e, in questo campo, si pone come un'occasione sprecata.

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