Danni al trasportato e personalizzazione media del risarcimento

29 Maggio 2015

La liquidazione del danno biologico va determinata sulla scorta di un criterio equitativo (tenuto conto della caratteristica del danno stesso), con applicazione dei criteri di cui all'art. 139 Cod. Ass., riportando gli importi relativi ai punti di invalidità come aggiornati dal Decreto del Ministero Sviluppo economico del 20 giugno 2014. Palesemente non meritevoli dalla tutela risarcitoria, invocata a titolo di danno esistenziale, sono i pregiudizi consistenti in disagi, fastidi, disappunti, ansie ed ogni altro tipo di insoddisfazione concernente gli aspetti più disparati della vita quotidiana che ciascun conduce nel contesto sociale, ai quali ha prestato tutela invece la giustizia di prossimità.
Massima

La liquidazione del danno biologico va determinata sulla scorta di un criterio equitativo (tenuto conto della caratteristica del danno stesso), con applicazione dei criteri di cui all'art. 139 Cod. Ass., riportando gli importi relativi ai punti di invalidità come aggiornati dal Decreto del Ministero Sviluppo economico del 20 giugno 2014. Palesemente non meritevoli dalla tutela risarcitoria, invocata a titolo di danno esistenziale, sono i pregiudizi consistenti in disagi, fastidi, disappunti, ansie ed ogni altro tipo di insoddisfazione concernente gli aspetti più disparati della vita quotidiana che ciascun conduce nel contesto sociale, ai quali ha prestato tutela invece la giustizia di prossimità. Non vale, per dirli risarcibili, invocare diritti del tutto immaginari, come il diritto alla qualità della vita, allo stato di benessere, alla serenità: in definitiva il diritto ad essere felici. Al danno biologico va riconosciuta portata tendenzialmente omnicomprensiva confermata dalla definizione normativa adottata dal D. lgs n. 209/2005. Definitivamente accantonata la figura del cd. danno morale soggettivo, la sofferenza morale, senza ulteriori connotazioni in termini di durata, integra pregiudizio non patrimoniale. Deve tuttavia trattarsi di sofferenza soggettiva in sé considerata, non come componente di un complesso pregiudizio non patrimoniale.

Il caso

Caio conveniva in giudizio Tizio e la compagnia di assicurazioni, dinanzi al Tribunale di Napoli, in seguito ad incidente stradale, quale terzo trasportato, poiché ritenuti responsabili dei danni che lo stesso subiva a seguito di caduta rovinosa per non aver Tizio atteso che Caio scendesse dalla autovettura prima di riprendere la corsa. Tizio rimaneva contumace nel procedimento, mentre si costituiva la compagnia di assicurazione, la quale eccepiva: l'improponibilità e infondatezza nel merito e nell'an della domanda attorea. Ammessa ed espletata prova testimoniale e CTU medico legale, la causa veniva rinviata per la precisazione delle conclusioni e, in seguito, trattenuta in decisione. Il Giudice, accertata la responsabilità esclusiva di Tizio per il sinistro di cui in domanda, condannava la compagnia di assicurazioni al conseguente risarcimento del danno.

La questione

La questione in esame è la seguente: come vanno valutati i danni al trasportato anche in riferimento alla difficile quantificazione degli stessi avuto riguardo alla personalizzazione del danno?

Le soluzioni giuridiche

Il giudice del Tribunale di Napoli, dopo aver motivato le ragioni dell'accoglimento delle domande attoree, si sofferma su di un aspetto importante che è quello della liquidazione, chiarendo che lo stesso va valutato sulla scorta di un criterio equitativo con applicazione dei criteri di cui all'art. 139 Cod. Ass.. Specificando che, a suo dire, al danno biologico va riconosciuta portata tendenzialmente omnicomprensiva, circostanza confermata dalla definizione adottata dal D.lgs. n. 209/2005. Quel che sostiene il Giudice di Napoli è che vadano inclusi, nel danno biologico, tutti quei pregiudizi attinenti agli aspetti dinamico-relazionali della vita del danneggiato che, conseguentemente, non possono essere valutati separatamente. Il Giudice, quindi, afferma la definitiva fine della figura del cd. danno morale soggettivo se non vi è una opportuna allegazione che dimostri un turbamento dell'animo, il c.d. dolore intimo sofferto, ad esempio della persona diffamata o lesa nella identità personale.

Questo orientamento è stato, di recente, confermato anche dalla sentenza 235/2014 della Corte Costituzionale secondo la quale in un sistema, come quello vigente, di responsabilità civile per la circolazione dei veicoli obbligatoriamente assicurata, in cui le compagnie assicuratrici, concorrendo ex lege al Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada, perseguono anche fini solidaristici, e nel quale l'interesse risarcitorio particolare del danneggiato deve comunque misurarsi con quello, generale e sociale, degli assicurati ad avere un livello accettabile e sostenibile dei premi assicurativi.

Osservazioni

Il tema del danno non patrimoniale, dopo le sentenze delle Sezioni Unite del 2008, è diventato uno degli argomenti più caldi e discussi in giurisprudenza e in dottrina, tema che spesso trova interpretazioni, anche degli stessi giudici di legittimità, diametralmente opposte. Da un lato abbiamo un orientamento più preoccupato che si possano verificare, in punto di liquidazione del danno non patrimoniale, delle importanti duplicazioni risarcitorie, orientamento che è molto seguito anche da chi considera eccessivo e preoccupante un andamento giurisprudenziale troppo generoso in un periodo storico ove bisogna anche stare attenti ad un interesse economico globale, con buona pace dei criteri generali di sussidiarietà, solidarietà e del risarcimento integrale. Dall'altro troviamo forti sostenitori di aspetti, più legati al diritto della persona in sé, che andrebbero a delineare concetti che vanno al di là del vecchio sistema bipolare.

Invero, la questione è complessa ed ha aspetti di luci ed ombre per tutti i sopra elencati orientamenti. Non è facile, ad avviso di chi scrive, districarsi in un sistema risarcitorio che possa dirsi certo, ove sia veramente possibile affermare che si sia proceduto alla effettiva liquidazione del pregiudizio individuato, avuto riguardo alle ripercussioni negative sul valore-uomo così provvedendo alla loro integrale riparazione. Questo non è possibile farlo, a priori, ad esempio, con le definizioni che il nostro legislatore ha ritenuto di fornire, anche in punto di danno biologico.

Se si ha modo di approfondire, infatti, quelli che sono gli aspetti consolidati nella valutazione medico – legale del danno biologico in ambito di responsabilità civile, ci si accorge, subito, che la definizione fornita dal legislatore nel D.lgs. n. 205/2005, di danno biologico, è piena di punti che vanno in realtà ben interpretati per non essere definiti deboli.

Forse risulta utile ricordare che il Cazzaniga nel 1928 definiva il danno risarcibile come «la conseguenza economicamente valutabile di una modificazione peggiorativa del modo di essere della persona fisica, cioè di una menomazione, con effetti economici, dell'individuo considerato come entità somato-psichica». Successivamente, si passò poi nel valutare l'essenza dell'unitarietà della persona umana, anche in considerazione della circostanza che la stessa sia in grado di vivere e operare in un contesto sociale e questo a prescindere da una attività produttiva. Dopo vari passaggi si è arrivati, quindi, alla nota definizione del danno biologico, approvata dal consiglio direttivo della SIMLA del 2001, poi in parte confermata dal D.lgs. n. 205/2005, secondo la quale trattasi di: «(…) menomazione permanente e/o temporanea dell'integrità psico-fisica della persona, comprensiva degli aspetti personali dinamico-relazionali, passibili di accertamento e di valutazione medico legale ed indipendente da ogni riferimento alla capacità di produrre reddito. La valutazione del danno biologico è espressa in termini di percentuale della menomazione alla integrità psico-fisica, comprensiva della incidenza sulle attività quotidiane comuni a tutti». Aspetto fondamentale nella valutazione del danno biologico effettuata dal medico legale è, quindi, proprio quello legato alla corretta motivazione che è un elemento essenziale e qualificante del giudizio valutativo, circostanza che non può prescindere da una effettiva individuazione anche degli aspetti dinamico relazionali e non solo quelli legati al danno biologico in sé. Questo è un terreno scivoloso poiché, purtroppo, molto spesso i medici legali non sono chiamati a valutare, anche, gli aspetti dinamico relazionali, poiché concentrati esclusivamente su quelli anatomo-funzionali, questa realtà è molto chiara e nota ai medici legali, un po' meno ad alcuni operatori del diritto che a volte, in maniera poco accorta, ritengono che nella valutazione medico legale espressa dal punteggio indicato come danno biologico, si sia, per definizione, valutato anche la componente dinamico relazionale. Questa operazione è chiaramente pericolosa perché oltre alla circostanza che gli aspetti dinamico relazionali cui in generale si fa riferimento nelle sopra richiamate definizioni sono solo quelli comuni a tutti, quindi vengono, per definizione, esclusi tutti gli altri; oltre a questo, vi è proprio l'aspetto, in ogni caso, che deve essere necessariamente valutato, in punto di motivazione medico legale, che le componenti dinamico relazionali siano, effettivamente, state valutate. Su queste importanti sfumature si sono create enormi discussioni giuridiche, a tratti anche molto concitate, che creano un sistema interpretativo che necessita, ancora, ad avviso di chi scrive, di una corretta individuazione e valutazione a livello legislativo poiché quella esistente appare insufficiente.

Il danno non patrimoniale è diventato uno degli aspetti più interessanti in punto di risarcimento del danno è, infatti, sicuramente, un argomento che, molto più di altri, richiede costanti aggiornamenti legati all'evoluzione dell'uomo e al momento storico in cui vive. Oggi, valutazioni del danno che dovessero far riferimento a criteri dei primi del novecento ci sembrerebbero chiaramente completamente fuori tempo ed insensate; domani, forse, quanto riteniamo oggi di fare in punto di danno non patrimoniale, ci sembrerà completamente fuori dalle logiche giuridiche di quel momento storico che sarà. Sicuramente ciò che in ogni caso ci si augura accada oggi, è che nella valutazione del danno non patrimoniale non si faccia, in maniera del tutto semplicistica, riferimento a dei criteri che non siano passati attraverso un sistema valutativo e motivazionale rigoroso, diversamente il rischio di non provvedere alla effettiva liquidazione del pregiudizio in considerazione del valore-uomo per un ristoro integrale del danno, sarà molto alto.

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