Novità: La nozione della capacità contributiva e un essenziale confronto di idee
25 Luglio 2016
Ebbene, Signori, che vorrete scorrere, con indulgente curiosità, queste pagine, troverete la mia monografia giovanile (edita nel 1969), riprodotta nella sua veste originaria, con alcune ridottissime aggiunte e modificazioni rese necessarie dal mutamento dei tempi e degli scenari.
Seguono e sono parte preziosa del volume alcune significative annotazioni sulla capacità contributiva e su questioni di carattere generale, scritte da studiosi autorevoli - Enrico De Mita, Gaspare Falsitta, Andrea Fedele, Franco Gallo e Francesco Tesauro - della nostra generazione o della stessa scuola, compagni di una lunga militanza universitaria, che hanno voluto, con amabile cortesia, conferire pregnanza e lustro a questa pubblicazione: è un compendio fecondo di idee e di progetti. Aggiungo, infine, un mio scritto di aggiornamento, dialetticamente orientato a correggere, in parte, i miei pensieri primitivi e a confermarli, per altra parte, in una nuova prospettiva critica. La riedizione, integrata, della prima opera monografica – arricchita altresì, come accennavo, da eloquenti voci dottrinali non necessariamente consonanti, ma, anzi, spesso utilmente discordi – persegue il proposito, auspicabilmente non illusorio, di autoricordare l'epilogo della mia vita accademica, di ravvivare il dibattito su uno degli oggetti più insidiosi, in seno al diritto tributario, e di riproporre, compostamente, alcuni assunti, in argomento, molto contrastati, ma non ancora del tutto confinati nella storia inerte delle teorie.
Si avvertirà – accostando, per puro gioco, frammenti del lavoro più antico al testo recente di adeguamento – una modificazione sensibile sia nello stile espositivo sia nel modo di argomentare sia nel trattamento delle ragioni a sostegno dei concetti prescelti: sono gli effetti, certamente coinvolgenti, delle diverse stagioni esistenziali e della loro fatale successione, anche e soprattutto nell'esperienza di colui che si applica alla cultura giuridica.
Non rinnego certo la mia vicenda storica e il mio percorso intellettuale; anzi li contemplo, se mi è permessa questa frivolezza, con moderata soddisfazione, anche nella speranza – che nutre l'anziano – di indicare ai giovani l'esempio di una delle maniere in cui possono essere scritti i libri di diritto.
Esprimo a tutti le mie vive cordialità. Gianfranco Gaffuri
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