Conseguenze della violazione del Protocollo di Integrità di Roma Capitale

Redazione Scientifica
10 Agosto 2017

Il Protocollo di Integrità di Roma Capitale, facente parte nella specie della lex specialis della gara,va interpretato nel senso che...

Il Protocollo di Integrità di Roma Capitale, facente parte nella specie della lex specialis della gara,va interpretato nel senso che un onere di informazione della Stazione Appaltante sussiste, in capo all'impresa concorrente, nell'ipotesi in cui i comportamenti denotanti “qualsiasi illecito tentativo da parte di terzi di turbare o distorcere le fasi di svolgimento della procedura di affidamento», ovvero «qualsiasi illecita richiesta o pretesa da parte dei dipendenti dell'amministrazione o di chiunque possa influenzare le decisioni relative alla procedura di affidamento” vengano imputati allo stesso concorrente e abbiano portato all'adozione di misure cautelari personali, potenzialmente idonee ad incidere sulla partecipazione della gara in corso e sulla stipulazione del contratto. A tale interpretazione non si oppone il principio secondo cui “nemo tenetur se detegere” poiché, in definitiva, ciò che viene richiesto all'imprenditore coinvolto in una vicenda penale relativa alla commissione di reati contro la Pubblica Amministrazione, è soltanto di informare la Stazione Appaltante in merito all'esistenza dell'imputazione e all'eventuale adozione di misure cautelari personali, non già di denunciare una propria condotta illecita. Conseguentemente, deve ritenersi legittima, in caso di violazione del patto di integrità, la revoca dell'aggiudicazione e la risoluzione di diritto del contratto eventualmente sottoscritto.

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