Commissione UE: «è il momento giusto per concentrarsi sull'attuazione pratica e intelligente delle nuove direttive»
13 Ottobre 2017
La Commissione UE, nella comunicazione COM(2017) 572 final ha individuato alcuni strumenti specifici nel settore dei contratti pubblici in cui «un cambiamento può fare la differenza nel modo in cui il denaro pubblico viene speso negli Stati membri, contribuendo quindi in maniera tangibile alla crescita e alla creazione di occupazione nell'UE». Attraverso la suddetta comunicazione la Commissione presenta inoltre la sua visione di ciò che gli appalti pubblici potrebbero e dovrebbero essere in Europa nel prossimo futuro e, pur riconoscendo i poteri degli Stati membri e delle autorità pubbliche, si impegna «a sostenere fermamente un cambiamento della cultura degli appalti pubblici negli Stati membri» precisando che «ciò richiede una forte titolarità politica a tutti i livelli di governo e un salto di qualità nel modo in cui vengono effettuati gli appalti pubblici».
Pur prendendo atto della fruttuosa attuazione e degli sviluppi nella trasposizione delle ultime direttive contratti all'interno degli Stati membri, la Comunicazione evidenzia che «accade ancora spesso che tali sviluppi positivi restino solo delle buone pratiche isolate che dovrebbero invece essere integrate in una tendenza più ampia, che incoraggi altri a partecipare e a imparare da queste esperienze. Numerosi indicatori mostrano che vi sono ancora ampi margini di miglioramento».
In primo luogo – ha avvertito la Commissione - «le possibilità di appalti strategici non sono ancora sufficientemente utilizzate». In secondo luogo, sebbene gli appalti pubblici si basano sul principio della concorrenza aperta per garantire il miglior rapporto qualità/prezzo nell'utilizzo dei fondi pubblici, tale processo concorrenziale «non è presente o sta perdendo intensità» giacché «il 5 % degli appalti pubblici pubblicati sul TED sono aggiudicati a seguito di negoziazione, senza la pubblicazione di un bando di gara. Tra il 2006 e il 2016 la percentuale di bandi con una sola offerta è salita dal 17 % al 30 %. Nello stesso periodo il numero medio di offerte per ogni bando è calato da cinque a tre. Ciò dimostra che le imprese trovano più difficile accedere ai mercati degli appalti, specialmente oltre frontiera. Le PMI si aggiudicano solo il 45 % del valore degli appalti pubblici al di sopra delle soglie UE, il che è chiaramente inferiore al loro peso nell'economia».
La Comunicazione ha inoltre evidenziato che diversamente da quanto richiesto dalle direttive «le amministrazioni aggiudicatrici raramente acquistano insieme giacché gli appalti in cooperazione rappresentano solo l'11 % delle procedure» e che «le procedure d'appalto sono ritenute troppo complesse e sono penalizzate da un onere amministrativo eccessivo, anche dopo la riforma e la semplificazione sostanziali delle norme dell'UE intraprese nel 2014» e «si riscontrano ancora più difficoltà nei progetti infrastrutturali transnazionali, che per loro stessa natura non sono standard poiché richiedono l'attuazione di diverse azioni in diversi Stati membri. Il reale grado di complessità dipende anche dal modo in cui le norme sono applicate nella pratica e da quanto sono utilizzati i nuovi strumenti. Gli appalti pubblici possono essere ulteriormente semplificati professionalizzandoli, standardizzando le procedure e condividendo le migliori pratiche tra le autorità».
Le sei priorità strategiche esaminate dalla comunicazione sono dunque:
Per raggiungere i suddetti obiettivi la Commissione ha auspicato «un ampio partenariato con e tra le autorità degli Stati membri a tutti i livelli di governo e le altre parti interessate, con chiari impegni reciproci». |