Autorizzabile il matrimonio tra affini in primo grado dopo il divorzio

Alberto Figone
17 Ottobre 2017

Può il Giudice autorizzare il matrimonio tra affini in linea retta quando il matrimonio da cui deriva l'affinità è stato sciolto per divorzio?
Massima

Il Tribunale può autorizzare le nozze tra affini in primo grado, anche quando il matrimonio, da cui deriva l'affinità, sia stato sciolto per divorzio.

Il caso

Tizio, cittadino italiano, instaura in un Paese straniero una stabile relazione sentimentale con Caia, cittadina di quel Paese. Al fine di consentire a Caia il ricongiungimento con Tizio, nel frattempo rientrato in Italia ed in attesa di separazione personale, costei si sposa con il figlio maggiorenne del compagno. Quel matrimonio viene poi sciolto per divorzio nel Paese di Tizia, dove era stato contratto; la pronuncia è trascritta in Italia; a questo punto, Tizio e Caia (che nel frattempo hanno avuto una figlia) decidono di sposarsi e chiedono l'autorizzazione al Tribunale, stante il vincolo di affinità. Il Tribunale accoglie la domanda.

La questione

La questione affrontata dal decreto in esame riguarda la possibilità per il Giudice di autorizzare il matrimonio tra affini in linea retta, quando il matrimonio da cui deriva l'affinità sia stato sciolto per divorzio.

Le soluzioni giuridiche

Come è noto, l'art. 87, comma, 1 c.c. contempla una serie tassativa di impedimenti matrimoniali, derivanti da relazioni di parentela, affinità o adozione tra le parti. Tali impedimenti sono giustificati sia da ragioni privatistiche (la tutela di possibili figli da malattie genetiche, ove nati da consanguinei, ma anche la protezione della serenità familiare), nonché pubblicistiche (lo scandalo e la riprovazione sociale conseguenti alle nozze). Alcuni impedimenti sono assoluti, altri dispensabili a fronte di provvedimento giudiziale. In particolare, il n. 4 non consente di sposarsi agli affini in linea retta, precisando che l'impedimento sussiste anche se il matrimonio, da cui deriva l'affinità, è stato dichiarato nullo, ovvero i coniugi hanno divorziato. Del pari l'art. 78 c.c. dispone che il vincolo di affinità non cessi per morte del coniuge, salvo che per effetti specificamente determinati (tra in quali non sono contemplate le nuove nozze fra affini). Il comma 2 dell'art. 87 c.c., in via di eccezione, ammette peraltro che, quando l'affinità consegue ad un matrimonio dichiarato nullo, il Tribunale possa autorizzare le nozze tra affini, nulla prevedendo invece per l'ipotesi di divorzio.

Il Tribunale di Milano procede ad un'interpretazione costituzionalmente orientata delle norme in questione, affermando l'insussitenza di ragionevoli motivi per una discriminazione fra gli effetti del matrimonio nullo, ovvero sciolto per divorzio («il favor per un'immediata e definitiva recisione degli effetti del vincolo coniugale quale conseguenza del divorzio induce a equiparare il divorzio alla delibazione di nullità del matrimonio»). Pronunciando in una particolare fattispecie, in cui confluivano anche gli estremi della simulazione di un matrimonio contratto all'estero e sciolto per divorzio, il decreto in commento afferma un principio di ordine generale. Si ritiene così ammissibile, a fonte di autorizzazione giudiziale, il matrimonio fra affini in linea retta, anche quando il precedente matrimonio, da cui deriva l'affinità, sia venuto meno per divorzio.

Osservazioni

La pronuncia in commento è meritevole di essere condivisa. L'art. 87, comma 2, c.c. ammette la dispensa alle nozze tra affini in linea retta (suoceri, da un lato, generi e nuore, dall'altro) solo quando il matrimonio, da cui deriva il legame di affinità, sia stato dichiarato nullo. Con tale previsione il legislatore intende riferirsi verosimilmente sia alla nullità del matrimonio canonico (riconosciuta nell'ordinamento italiano a seguito di delibazione), sia all'annullamento del matrimonio civile. In entrambi i casi la declaratoria incide sul matrimonio quale negozio, a fronte d un vizio genetico dello stesso. La nullità, come pure l'annullamento, del matrimonio elide un vicolo, nato in mancanza dei presupposti previsti per legge, ed in particolare di un consenso valido ed efficace. Verrebbero meno quelle ragioni pubblicistiche, che determinano scandalo o riprovevolezza di fronte alle nozze tra coloro che erano stretti affini.

L'art. 87 c.c. non prevede la dispensa del Tribunale per il caso in cui il matrimonio, fonte dell'affinità in primo grado tra i futuri nubendi, sia venuto meno per divorzio (scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio). La pronuncia in commento ritiene di dover fornire un'interpretazione estensiva delle norme in esame, equiparando in buona sostanza, quanto agli effetti, nullità del matrimonio e divorzio. Il Tribunale evidenzia opportunamente la necessità di un'interpretazione costituzionalmente orientata della disciplina civilistica, alla luce delle previsioni della CEDU, ed in particolare dell'art. 12, ove si riconosce il diritto degli uomini e delle donne al matrimonio e alla costituzione di una famiglia, e dell'art. 9 della Carta di Nizza.

L'esclusione della dispensabilità alle nozze, quando il matrimonio, fonte dell'affinità, si stato sciolto per divorzio, introduce una inaccettabile discriminazione tra matrimonio-atto e matrimonio-rapporto, non sorretta da una ragionevole motivazione. A tale conclusione il Tribunale perviene, richiamando anche la recente decisione della Cassazione in tema di assegno divorzile (Cass. n. 11504/2017) nella parte in cui compie un'adeguata riflessione sugli effetti del divorzio. Come ricorda la Suprema Corte, con il divorzio il matrimonio viene meno ed i coniugi tornano ad essere "persone singole", svicolate anche da obblighi contributivi, se non quando uno dei due versi in stato di non autosufficienza o indipendenza economica ex art. 5 l. n. 898/1970. Non è certo questa la sede per una disamina del nuovo orientamento giurisprudenziale , che segna il superamento del criterio rappresentato dal "tenore di vita" durante la convivenza coniugale. Quel che rileva è invece la riflessione sul divorzio, in oggi comunemente inteso come la fine del matrimonio, con conseguente ridimensionamento delle conseguenze "ultrattive”, che dallo stesso deriviamo. Nel contempo, la Cassazione evidenzia la necessità di un approccio al matrimonio, connotato da auto responsabilità, quale strumento formativo di una famiglia e non fonte di privilegi per il solo fatto della costituzione del vincolo- L'opinione pubblica oggi è incline a manifestare lo stesso atteggiamento critico nei confronti di una matrimonio tra stretti affini, a prescindere dal fatto che le precedenti nozze, fonti dell'affinità, siano state sciolte per invalidità delle vincolo coniugale, ovvero per divorzio. Se scandalo o turbamento dovessero configurarsi a livello sociale, ciò dipenderebbe al più dal nuovo proposito matrimoniale piuttosto che dal titolo giuridico in forza del quale il precedente vincolo è venuto meno.

Il Tribunale di Milano, nel caso di specie, ritiene giustamente di autorizzare il matrimonio tra i ricorrenti; la contraria soluzione, conseguenza di un'applicazione letterale dell' art. 87 c.c., avrebbe dato luogo a gravi ingiustizie sostanziali. La ricorrente, per poter raggiungere in Italia il compagno, in allora non di stato libero, si era risolta a sposarne il figlio, per poi richiedere, nel proprio Paese d'origine, il divorzio. In altri termini, esclusa la rilevanza penale che era stata contestata, quel che rileva è la presenza di una coppia affiatata, con una figlia, che, in linea di principio, non avrebbe potuto sposarsi, risultando la signora l'ex nuora del compagno.

Il Tribunale di Milano, autorizzando le nozze, ha risolto in tempi rapidi la questione sottopostagli, con un'interpretazione costituzionalmente orientata dell'art. 87 c.c., senza sollevare questione di legittimità ed attendere l'intervento della Consulta, così offrendo tutela adeguata agli interessi delle parti.

Guida all''approfondimento

M. Sesta, Codice della famiglia, Giuffrè, 2015;

G. Ferrando, Il matrimonio, in Trattato di diritto civile e commerciale, Giuffrè 2015.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario