Ritardi nei pagamenti: la Commissione (ri)chiede all'Italia di conformarsi alla direttiva 2011/7/UE
08 Giugno 2018
La Commissione Ue ha notificato all'Italia un parere motivato per segnalare il contrasto tra la direttiva sui ritardi di pagamento (direttiva 2011/7/UE) e l'art. 113-bis del nuovo Codice dei contratti (recante la disciplina sui Termini per l'emissione dei certificati di pagamento relativi agli acconti) inserito dal decreto “correttivo” e modificato dalla legge di Bilancio (che ha diminuito dagli originari 45 a 30 i giorni per la predisposizione dei certificati di pagamento). La suddetta direttiva dispone che le autorità pubbliche debbano eseguire i pagamenti non oltre 30 o 60 giorni dalla data di ricevimento della fattura o, se del caso, al termine della procedura di verifica della corretta prestazione dei servizi. In violazione di tale normativa, la Commissione ha evidenziato che la richiamata disposizione del Codice dei contratti estende tale periodo di ulteriori 30 giorni.
Tale segnalazione si aggiunge alle diffide inviate all'Italia dalle Istituzioni UE sulla questione dei ritardi dei pagamenti della P.A. Nel luglio 2017 la Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora sollecitando ad un impegno costante volto a garantire la tempestività dei pagamenti a favore degli operatori economici, spesso PMI, e a migliorare l'attuazione della direttiva in tutta l'UE. Lo scorso 7 dicembre, dopo tre anni dall'apertura di una procedura di infrazione, la Commissione ha avviato la procedura (tuttora pendente) davanti alla Corte europea di Giustizia per le violazione della stessa direttiva.
L'Italia dispone ora di due mesi per rispondere alle nuove argomentazioni formulate dalla Commissione; la Commissione potrà in seguito decidere di procedere (ulteriormente) contro l'Italia dinanzi alla Corte di giustizia dell'UE. |