Responsabilità dell'intermediario finanziario per difetto di informazione nei confronti dell'investitore

27 Marzo 2019

Efficacia da attribuirsi al documento, redatto su modulistica della banca, con il quale gli investitori dichiaravano espressamente di essere stati informati della inadeguatezza dell'investimento rispetto al proprio profilo di rischio, ma di avere voluto comunque impartire l'ordine di esecuzione dell'operazione.
Massima

La sottoscrizione da parte dell'investitore della segnalazione rivoltagli relativamente alla inadeguatezza dell'investimento rispetto al suo profilo di rischio non prova l'esatto adempimento dell'obbligo informativo da parte dell'intermediario (banca), costituendo una mera presunzione semplice, che può essere vinta dall'accertamento circa l'inadeguatezza delle informazioni. In presenza di informazione inadeguata sussiste un obbligo della banca di astenersi dall'effettuare l'operazione, la cui violazione ingenera una responsabilità in re ipsa in capo all'intermediario. Il danno sarà quantificabile nella differenza tra il capitale investito ed il valore residuo dell'investimento, dedotte le cedole nel frattempo riscosse.

Il caso

La Corte d'Appello di Torino condannava un intermediario finanziario (banca) al risarcimento del danno che tre investitori privati assumevano di avere subito a causa della perdita di valore del proprio investimento, effettuato nell'anno 2001 su titoli argentini.

Il giudice d'appello respingeva integralmente la difesa della banca, fondata sulla produzione di un documento con il quale gli investitori dichiaravano di essere stati informati della inadeguatezza dell'investimento rispetto al loro profilo di rischio, ma di avere essi stessi autorizzato comunque l'esecuzione dell'operazione.

Riteneva infatti la Corte di merito che l'operazione non fosse conforme, per difetto di compiuta informazione, al dettato di cui all'art. 29 del Regolamento Consob 1998.

Quantificava quindi il danno in misura corrispondente all'intero capitale investito, deducendovi il valore residuo del titolo nonché le cedole che nel corso del periodo di vigenza dell'investimento erano state percepite, condannando la banca in misura corrispondente.

Investita dell'impugnazione di legittimità proposta dalla banca, la Corte di Cassazione respingeva il ricorso.

La questione

La preliminare questione sottoposta al vaglio della Suprema Corte attiene all'efficacia –sostanziale e probatoria- da attribuirsi al documento, redatto su modulistica della banca, con il quale gli investitori dichiaravano espressamente di essere stati informati della inadeguatezza dell'investimento rispetto al proprio profilo di rischio, ma di avere voluto comunque impartire l'ordine di esecuzione dell'operazione.

Le soluzioni giuridiche

La pronunzia in commento si inserisce consapevolmente nella scia dei numerosi precedenti giurisprudenziali dianzi citati che, attribuendo preponderante importanza al rigoroso rispetto degli obblighi informativi gravanti sull'intermediario, ne censurano la condotta contraria facendone discendere obbligazioni risarcitorie di natura contrattuale.

La Suprema Corte pone l'iniziale principio per il quale la dichiarazione sottoscritta dal cliente di essere stato informato dell'inadeguatezza dell'investimento ma di averlo voluto comunque consapevolmente eseguire non integra affatto una confessione in senso tecnico, né, in ogni caso, assume valenza liberatoria per la banca. Comporta invece unicamente l'esistenza di una presunzione semplice in tal senso, che dovrà ritenersi superata laddove si accerti l'inadeguatezza/incompletezza delle informazioni circa la rischiosità dell'investimento, in violazione dell'art. 29 del Regolamento Consob 11522/1998 (trattasi del Regolamento di attuazione del d.lgs. 24 febbraio 1998 n. 58, meglio noto come Testo Unico della Finanza, ora a sua volta integrato con le modificazioni introdotte dal d.lgs. 10 agosto 2018 n. 107), il cui comma 3 prescrive che «gli intermediari autorizzati, quando ricevono da un investitore disposizioni relative ad una operazione non adeguata lo informano di tale circostanza e delle ragioni per cui non è opportuno procedere alla sua esecuzione. Qualora l'investitore intenda comunque dare corso all'operazione, gli intermediari autorizzati possono eseguire l'operazione stessa solo sulla base di un ordine impartito per iscritto, ovvero, nel caso di ordini telefonici, registrato su nastro magnetico o su altro supporto equivalente, in cui sia fatto esplicito riferimento alle avvertenze ricevute».

Nel caso in esame la Corte, confermando il procedimento logico del Giudice del merito, ha ritenuto che la mancanza addebitabile all'intermediario consistesse non già nel difetto di un basico suggerimento dissuasivo all'operazione, bensì nella mancanza della esplicitazione approfondita delle ragioni per cui l'investimento veniva ritenuto inadeguato.

Da tale assenza la Corte fa discendere un obbligo positivo di astenersi dal dare corso ai desiderata dell'investitore, posto che le condizioni di fatto dettate dall'art. 29 del Regolamento Consob non potevano dirsi integrate.

Ne discende, secondo la Corte che tale esplicitamene la definisce, una responsabilità in re ipsa in capo alla banca, con conseguente obbligazione risarcitoria di natura contrattuale.

Quanto al danno, conseguenza immediata e diretta della violazione dell'obbligo, questo dovrà essere determinato in misura corrispondente all'ammontare dell'investimento, deducendo solamente il valore residuo dei titoli collocabili sul mercato e quello delle cedole nel frattempo percette.

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Osservazioni

I numerosi precedenti conformi seguono il solco tracciato dalle due sentenze “gemelle” del dicembre 2007 delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, le quali enunciarono per prime la natura delle conseguenze derivanti dall'inadempimento degli obblighi di informazione da parte dell'intermediario, rilevando che questo avrebbe potuto comportare obblighi risarcitori di natura contrattuale e financo la risoluzione per inadempimento (problematica affrontata, ma solo incidentalmente, dalla decisione in esame), senza tuttavia incidere in punto di nullità della stipulazione contrattuale.

Lo stratificato orientamento di cui si è dato conto –facendo peraltro legittimamente leva sul disposto normativo regolatore della materia- mira ad equilibrare l'evidente sbilanciamento di informazioni in possesso alle parti del rapporto contrattuale d'intermediazione finanziaria, addossando in capo all'intermediario un preciso dovere contrattuale di corretta, esauriente, chiara e personalizzata informazione sull'operazione da compiere.

Non solo: nemmeno l'attestazione di essere stato informato sui rischi, e così neppure quella relativa al vano tentativo dell'intermediario di dissuadere l'investitore può costituire prova liberatoria sufficiente per l'esonero di responsabilità.

Occorre che la modulistica sottoscritta dall'investitore contenga anche l'esplicitazione delle motivazioni per le quali l'intermediario abbia ritenuto l'operazione non conforme al profilo di rischio del proprio cliente, che, nonostante ciò, abbia comunque confermato di volerla eseguire.

Sotto questo profilo di analisi, ben più approfonditamente della pronunzia in esame la precedente Cass. civ., n. 14884/2017 aveva affermato che, in ragione delle differenze tra il contratto di intermediazione ed il mandato, l'intermediario abilitato non può qualificarsi come mero esecutore (ricusando il modello c.d. “execution only”).

Si segnala che l'unico precedente noto “difforme” in realtà non si discosta affatto dagli enunziati principi generali, limitandosi a constatare come nel caso concreto l'investitore avesse attestato la propria qualifica di “esperto” conoscitore degli strumenti finanziari –ed in tal senso deponeva anche la conformazione del suo portafoglio titoli- cosicché ritenne essere venuta meno qualunque possibile censura alla banca per violazione dei doveri informativi.

Guida all'approfondimento

FRANCIARESI G., Gli obblighi informativi dell'intermediario finanziario tra nullità e responsabilità, Il Corriere Giuridico 11/2017;

GIANNI ORIGONI STUDIO LEGALE, Contratti di finanziamento bancario, di investimento, assicurativi e derivati, Milano, 2016;

FRATINI M. GASPARRI G., Il testo unico della finanza, Torino, 2012;

LENER R. GABRIELLI E., I contratti del mercato finanziario, Torino, 2010;

PICCININI V., I rapporti tra banca e clientela, Padova, 2008;

GALGANO F. VISINTINI G., Mercato finanziario e tutela del risparmio, Padova, 2006.

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