La situazione di abbandono come presupposto per la dichiarazione dello stato di adottabilità

Redazione Scientifica
20 Dicembre 2019

In tema di adozione di minori d'età, sussiste la situazione d'abbandono, non solo nelle ipotesi di rifiuto intenzionale dell'adempimento dei doveri genitoriali, ma anche qualora la situazione familiare sia tale da compromettere in modo grave lo sviluppo psico-fisico del bambino.

Il fatto. La Corte d'Appello, confermando la decisione di primo grado, dichiarava lo stato di adottabilità del minore nato dall'unione tra una cittadina italiana e un cittadino di nazionalità inglese. In particolare, i Giudici del merito sostenevano che il minore, affetto da disturbo del linguaggio associato ad alterazioni del ritmo, rischiava di essere privo di assistenza morale e materiale da parte della madre, affetta da incapacità di svolgere un'adeguata funzione genitoriale. Collocato nella casa-famiglia, il minore sin da subito dimostrava un miglioramento generale. Avverso tale pronuncia, la madre propone ricorso per cassazione lamentando che non era stato correttamente valutato il prioritario diritto del minore di vivere con i genitori.

L'adottabilità del minore. Il diritto del minore di crescere nella propria famiglia d'origine è tutelato dall'art. 1 l. n. 184/1983 e il giudice del merito deve tentare un intervento di sostegno diretto a rimuovere situazioni di disagio familiare e solo quando risulti impossibile prevedere il recupero delle capacità genitoriali è legittima la dichiarazione dello stato di adottabilità.
Sul punto i Giudici di legittimità ribadiscono che, in tema di adozione di minori d'età, sussiste la situazione d'abbandono, non solo nelle ipotesi di rifiuto intenzionale dell'adempimento dei doveri genitoriali, ma anche qualora la situazione familiare sia tale da compromettere in modo grave lo sviluppo psico-fisico del bambino, in relazione al suo vissuto, alle sue caratteristiche fisiche e psicologiche, alla sua età e al suo grado di sviluppo. A ciò consegue l'irrilevanza della mera espressione di volontà dei genitori di accudire il minore in assenza di riscontri concreti.
Ora, nel caso in esame, la Corte d'Appello ha esaminato minuziosamente la capacità genitoriale della madre, non essendo in discussione l'assenza del padre, che non ha riconosciuto il minore, ed è giunta a formulare un giudizio negativo sulla capacità della stessa e di recupero del rapporto genitoriale, sulla base appunto di un insieme di comportamenti emersi da una complessa istruttoria.
Pertanto, sula base di tali accertamenti, il ricorso viene dichiarato inammissibile.

Fonte: dirittoegiustizia.it

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