Quando sarà attivo il processo penale telematico?

15 Gennaio 2020

Quando sarà attivo il processo penale telematico? Esiste attualmente una normativa regolamentare del PPT?

Quando sarà attivo il processo penale telematico? Esiste attualmente una normativa regolamentare del PPT?

Molti e significativi sono gli interventi necessari per un'efficace informatizzazione del processo e per l'evoluzione in un effettivo “giusto” processo penale telematico.

Dal 2016 la DGSIA, cioè la direzione del Ministero della Giustizia che si occupa di questa materia, ha svolto un'opera, importante di messa a sistema degli applicativi esistenti. Per esempio, TIAP/DOCUMENTA è stato scelto come unico gestore documentale nazionale e ne è stata promossa la diffusione omogenea su tutto il territorio nazionale.

Inoltre, per alcuni applicativi come ad esempio GIADA, la DGSIA ha organizzato incontri in tantissimi distretti, garantendo un'assistenza efficace nell'avvio e configurazione del nuovo programma negli uffici giudiziari. È tuttavia necessario superare la molteplicità degli applicativi esistenti e la scarsa interoperabilità tra gli stessi.

L'obiettivo da conseguire dovrebbe essere la realizzazione di un sistema informativo unico, integrato e sicuro anche in ambito penale, che gestisca tutte le fasi del procedimento penale ossia dalla notizia di reato al casellario. Questa piattaforma unica dovrebbe essere un programma flessibile, modificabile in itinere.

Manca tuttora una normativa regolamentare del PPT, che appare necessaria anche per l'esperienza acquisita nel PCT, nel quale sono emerse criticità.

Il passaggio più importante sarà l'adozione del documento nativo digitale e della conseguente firma digitale quale standard nella gestione dei documenti del processo penale e la trasmissione telematica degli atti quale standard per tutte le notificazioni e comunicazioni.

La firma elettronica dovrà, all'evidenza, essere integrata nel programma che genera il documento finale.

Questo passaggio segnerà il sostanziale abbandono della carta. L'avvio del processo nativo digitale, però, non sarà agevole e richiederà un'adeguata analisi dell'impatto sull'organizzazione del lavoro del singolo magistrato.

In particolare, bisognerà considerare le ricadute sul piano anche della tutela dei diritti: il passaggio alla tecnologia digitale deve modifica il modo di lavorare del singolo e deve essere un aiuto al miglior svolgimento delle funzioni giudiziarie; questo non può assolutamente avere ricadute negative sul piano della tutela dei diritti di libertà del cittadino. Il sistema penale è infatti complesso: le informazioni devono circolare tra uffici diversi non solo in fasi diverse di giudizio, ma anche nella stessa fase di giudizio; l'obbligatorietà dell'esecuzione richiede, poi, una circolazione delle informazioni anche dopo l'esecutività della sentenza.

Sono intuibili anche gli investimenti e i costi (pure di formazione) necessari per questo auspicabile “abbandono della carta”. La strada, comunque, appare segnata.

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