Decreto di citazione notificato alla PEC sbagliata: nullo l'intero giudizio e la conseguente sentenza

Redazione scientifica
27 Ottobre 2020

Si configura un'ipotesi di nullità assoluta per l'omessa citazione coinvolgente tutti gli atti successivi fino alla sentenza di secondo grado quando il decreto di citazione a giudizio sia stato notificato mediante PEC al difensore sbagliato, in quanto omonimo del legale di fiducia.

Così si esprime la Suprema Corte con la sentenza n. 28716/20, depositata il 16 ottobre.

La Corte d'Appello di Genova confermava la condanna inflitta all'imputato per il reato di cui all'art. 6-ter, l. n. 401/1989, per essere stato trovato in possesso di una torcia marina ai controlli effettuati all'ingresso dello stadio in occasione di una partita di calcio.
Il difensore dell'imputato propone ricorso per cassazione, lamentando la nullità del giudizio di appello e della conseguente sentenza in quanto il decreto di citazione a giudizio sarebbe stato notificato mediante PEC non a lui, bensì ad un suo omonimo. Inoltre, egli lamenta l'omessa notifica anche all'imputato, concretizzandosi in tal modo la nullità assoluta della citazione e degli atti successivi.

La Suprema Corte dichiara il ricorso fondato, rilevando che l'imputato aveva cambiato il domicilio eletto, passando dal domicilio presso il difensore a quello presso la sua abitazione, ma la citazione presso il giudizio di secondo grado era stata notificata presso il difensore.
Inoltre, le notifiche all'imputato e al difensore erano state effettuate tramite PEC a diverso difensore, in quanto omonimo del legale di fiducia, risultando dunque le notifiche del tutto omesse e derivandone la nullità assoluta dell'atto in questione e di tutti quelli successivi.
Gli Ermellini precisano, infine, che, anche se depositato tardivamente, il ricorso in oggetto è ammissibile, considerata la nullità assoluta di cui sopra, in ossequio al principio in base al quale nell'ipotesi di «nullità della notificazione dell'atto introduttivo del giudizio l'unico rimedio esperibile è costituito dall'impugnazione tardiva della sentenza».
Per questo motivo, la Corte annulla la decisione impugnata con rinvio per un nuovo giudizio.

(Fonte: Diritto e Giustizia)

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