Assegno di mantenimento e spese straordinarie per il figlio maggiorenne

Edoardo Rossi
30 Giugno 2020

L'assegno di mantenimento per il figlio maggiorenne va determinato in relazione alla condizione economica dei genitori, tenuto conto
Massima

L'assegno di mantenimento per il figlio maggiorenne va determinato in relazione alla condizione economica dei genitori, tenuto conto delle effettive ed attuali esigenze del beneficiario e non ricomprende le spese straordinarie.

Il caso

La Corte d'Appello di Catania rideterminava in € 1.100,00 mensili l'assegno di mantenimento - indicato dal Tribunale in € 900,00 - in favore del figlio maggiorenne a carico del padre, tenuto conto delle condizioni economiche dei genitori, del loro presumibile tenore di vita, delle accresciute esigenze di vita dello stesso e dei prevalenti tempi di permanenza presso la madre, gravando il padre anche del 70% delle spese straordinarie. La Corte di Cassazione, adita dalla madre, nel ribadire i criteri di determinazione del contributo al mantenimento dei figli maggiorenni, osserva che, per giurisprudenza consolidata, le spese straordinarie non possono ricomprendersi in via forfettaria nell'assegno di mantenimento.

La questione

La decisione in commento prende in esame i parametri di riferimento ai fini della determinazione dell'assegno di mantenimento in favore di figli maggiorenni, nonché l'opportunità di non includere in detto assegno, in via forfettaria, le spese straordinarie.

Le soluzioni giuridiche

L'art. 30 Cost. stabilisce che è dovere, oltre che diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, senza specificazione alcuna dei limiti di età oltre i quali tali diritti e doveri non hanno più ragion d'essere. Dal punto di vista normativo, solamente negli ultimi anni il legislatore si è occupato espressamente dell'assegno di mantenimento per i figli maggiorenni con la legge n. 54 del 2006, ove veniva previsto, nell'ambito delle procedure di separazione (e di divorzio ex art. 4 secondo comma) un nuovo articolo (precisamente l'art. 155 quinquies c.c.) in base al quale, per la prima volta, si attribuiva ex lege ai figli maggiorenni ma non economicamente indipendenti il diritto alla titolarità di un assegno periodico di mantenimento. La successiva riforma attuata con la legge n. 219 del 2012, non ha modificato la precedente normativa, se non per la collocazione sistematica, avendo il d.lgs n. 154/2013 abrogato l'art. 155 quinquies c.c., inserendo le disposizioni in favore dei figli maggiorenni, in ogni fattispecie di crisi della coppia genitoriale, nel nuovo art. 337-septies c.c.; nel contempo ha attribuito alla problematica concernente i diritti dei figli una dimensione più ampia e non limitata alla fase della crisi genitoriale, con l'introduzione dell'art. 315 -bis c.c, - richiamato espressamente dall'art. 147 c.c. anch'esso modificato dal d.lgs. 154/2013 - norma a contenuto generale relativa ai “diritti e doveri del figlio”, senza distinzione tra figli minorenni e figli maggiorenni. A tale norma, si affianca l'art. 316-bis c.c. il quale sottolinea che l'obbligazione deve essere assolta dai genitori “in proporzione alle rispettive sostanze e secondo la loro capacità di lavoro professionale e casalingo”. Già precedentemente all'evoluzione normativa, la giurisprudenza aveva peraltro affermato il principio concernente l'obbligo di mantenimento, da parte dei genitori, nei confronti dei figli anche se divenuti maggiorenni (cfr. Cass. civ., Sez. I, 7 aprile 2006 n. 8221; Cass civ. sez. I., 4 aprile 2005; Cass. civ., sez. I, 18 febbraio 1999 n. 1353) La legislazione ha conseguentemente recepito un principio già pacifico in giurisprudenza, secondo il quale anche i figli maggiorenni, pur non essendo più soggetti giuridicamente ai diritti ed ai poteri di indirizzo educativo dei genitori, rimangono pur sempre titolari del diritto al mantenimento fino alla raggiunta indipendenza economica.

L'ordinanza in commento, richiamando detti principi, ribadisce che anche per un figlio maggiorenne il giudice di merito è tenuto a quantificare l'assegno, tenendo conto delle esigenze effettive ed attuali del figlio, del tenore di vita del quale lo stesso godeva quando i genitori convivevano, dei tempi di permanenza con ognuno dei genitori, delle risorse economiche di ogni genitore e del valore economico dei compiti domestici svolti da ciascuno di essi, valutazione che resta preclusa nel giudizio di legittimità. In particolare, il dovere di mantenere, istruire ed educare la prole obbliga i genitori a far fronte ad una molteplicità di esigenze dei figli, non riconducibili al solo obbligo alimentare, ma estese all'aspetto abitativo, scolastico, sportivo, sanitario, sociale, all'assistenza morale e materiale, nonché alla predisposizione – fino a quando la loro età lo richieda – di una stabile organizzazione domestica, adeguata a rispondere a tutte le necessità di cura e di educazione (cfr. Cass. civ., sez. I, 10 luglio 2013 n. 17089).

Seconda questione esaminata dall'ordinanza in esame, concerne le spese straordinarie. La Cassazione ribadisce l'orientamento prevalente, secondo il quale dette spese non vanno incluse in modo forfettario nell'assegno di mantenimento posto a carico di uno dei genitori, in quanto ciò sarebbe in contrasto con il principio di proporzionalità e di adeguatezza del mantenimento, esponendo uno dei genitori all'accollo esclusivo di tali spese ed esonerando l'altro dall'obbligo di compartecipazione (cfr. Cass. civ. Sez. I, 8 settembre 2014 n. 18869; Cass. civ. sez. I, 8 giugno 2012 n. 9372; App. Palermo, Sez. I, 17 luglio 2017).

Osservazioni

La legislazione non specifica cosa debba rientrare nella nozione di “spesa ordinaria" o di “spesa straordinaria”. Tale omissione ha conseguentemente portato la giurisprudenza ad utilizzare criteri diversi nel ricomprendere certe spese nell'una o nell'altra categoria.

Un criterio abbastanza diffuso ritiene che il concetto stesso di “straordinarietà” presupponga, per definizione, uno scostamento da quello di “ordinarietà” e di “normalità”; per spese ordinarie s'intenderebbero dunque quelle atte a soddisfare i bisogni della quotidianità dei figli, mentre, per spese straordinarie, quelle preordinate a fronteggiare le esigenze dipendenti da eventi imprevedibili ed eccezionali, ovvero non rientranti nelle consuete abitudini di vita del figlio ovvero ancora quelle che non siano determinabili o quantificabili preventivamente o di non lieve entità rispetto alla situazione economica dei genitori.

Numerose sentenze di merito hanno considerato spesa “straordinaria” quella di rilevante importo o imprevedibile e imponderabile (cfr. Trib. Bari, sez. I, 23 ottobre 2013; Trib. Roma 18 novembre 2011; Trib. Novara, 2 maggio 2013; Trib. Roma 9 gennaio 2013; Trib. Firenze 29 giugno 2005), come del resto ribadito in sede di legittimità (Cass. Civ. , Sez. I, 8 giugno 2012 n. 9372, Cass. Civ., Sez. VI, 17 gennaio 2018 n. 1070).

Altra giurisprudenza (cfr. Cass. Civ., sez. III, 23 maggio 2011 n. 11316), richiamandosi invece alla tipologia di spesa, ha ritenuto che le spese mediche e scolastiche rientrerebbero tutte tra quelle ordinarie, essendo riferite ad eventi di probabilità tali da potersi definire sostanzialmente certe.

Proprio per evitare tali incertezze interpretative, volte ad aumentare il conflitto tra i genitori, molti tribunali hanno adottato dei protocolli – suddividendo le diverse voci di spesa in mediche, scolastiche ed extrascolastiche - con l'esatta specificazione di cosa debba considerarsi rientrante in suddette categorie ed individuando, per ciascuna voce di spesa, se sia necessario o meno il preventivo assenso di entrambi i genitori. Anche il Consiglio nazionale forense ha elaborato, nel 2017, le «Linee guida per la regolamentazione delle modalità di mantenimento dei figli nelle cause di diritto familiare».

Il richiamo ai protocolli porta ad una più specifica e certa individuazione di cosa debba rientrare nel mantenimento ordinario e cosa, invece, debba considerarsi come spesa straordinaria, non ricompresa pertanto nell'assegno mensile, con conseguente riduzione dei possibili contrasti tra i genitori nel pagamento di quanto effettivamente dovuto.

Va da ultimo evidenziato come la norma ed i protocolli non introducano criteri differenziatori del contributo al mantenimento piuttosto che delle spese straordinarie, a seconda che i figli siano maggiorenni, ovvero minorenni. Deve peraltro tenersi conto, ai fini di una corretta ripartizione dell'onere fra i genitori, che, con l'aumentare dell'età dei figli, le spese straordinarie incidono maggiormente rispetto a quelle ordinarie, in relazione alla maggior vita sociale dei ragazzi.

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