Osservatorio sulla Cassazione – Dicembre 2020

La Redazione
La Redazione
08 Gennaio 2021

Torna l'appuntamento mensile con l'Osservatorio, una selezione delle più interessanti sentenze di legittimità depositate nel mese di Dicembre.

Il curatore non può assumere il ruolo di difensore

Cass. Civ. – Sez. I – 22 dicembre 2020, n. 29313, sent.

In tema di difesa tecnica del fallimento, ai sensi della L. Fall., art. 31, comma 3, il curatore della procedura, nelle liti attive e in quelle passive, non può assumere il ruolo di difensore, o anche quello di mero assistente, a pena di nullità di tutti gli atti posti in essere in tale veste, atteso che tra i due ruoli vi è previsione d'incompatibilità.

Trasferimento della sede, insolvenza tranfrontaliera e individuazione del COMI

Cass. Civ. – Sez. Unite – 17 dicembre 2020, n. 28981, sent.

In caso di insolvenza transfrontaliera, la procedura è aperta dal giudice competente in base al criterio del COMI, ai sensi dell'art. 3 Reg. (UE) n. 2015/848: a tal fine, la presunzione che il centro degli interessi principali coincida con la sede societaria non opera ove questa sia stata spostata nei tre mesi antecedenti alla domanda di apertura di una procedura di insolvenza.

L'accertamento dello stato di insolvenza di una società in liquidazione

Cass. Civ. – Sez. I – 10 dicembre 2020, n. 28193, ord.

Ai fini della dichiarazione di fallimento di una società in stato di insolvenza, l'accertamento ex art- 5 l.fall. deve essere basato sulla nozione di insolvenza c.d. patrimoniale, vale a dire sulla mera circostanza che, alla data della sentenza di fallimento, la situazione patrimoniale esistente sia tale da far ritenere che gli elementi attivi del patrimonio non siano sufficienti ad assicurare l'eguale e integrale soddisfacimento dei creditori; e ciò in quanto l'impresa in liquidazione non si propone di restare sul mercato, ma possiede l'unico obiettivo di provvedere al soddisfacimento dei creditori mediante la realizzazione delle proprie attività.

La rinuncia alla domanda di concordato del debitore non preclude al PM di chiedere il fallimento

Cass. Civ. – Sez. I – 7 dicembre 2020, n. 27936, sent.

La rinuncia alla domanda di concordato da parte del debitore non preclude ogni potere di iniziativa del P.M. rispetto a ravvisati fatti di frode: sia all'interno del procedimento di revoca, di cui all'art. 173 l.fall., sia pure con riferimento al generale potere di iniziativa pubblica, ex art. 7 l.fall. Il potere d'iniziativa del P.M., di cui all'art. 173, comma 2, l.fall., infatti, si pone come specificamente espressivo, per una fattispecie peculiare del potere di iniziativa che in via generale è configurato dalla norma della L. Fall., art. 7.

I compensi del presidente del consiglio di sorveglianza sono privilegiati nel biennio

Cass. Civ. – Sez. VI – 4 dicembre 2020, n. 27902, ord.

Può essere ammesso al passivo fallimentare, con il privilegio di cui all'art. 2751-bis, n. 2, c.c., il compenso spettante al presidente del consiglio di sorveglianza maturato nel bienno precedente la cessazione del complessivo rapporto, mentre restano fuori dal privilegio i compensi annuali maturati anteriormente a tale data. È vero, infatti, che il compenso dei componenti del collegio sindacale, così come del consiglio di sorveglianza, ha carattere unitario, corrispondente all'attività svolta nell'intero esercizio sociale annuale, ma la retribuzione annuale non costituisce un debito unico per tutta la durata della carica, semplicemente ripartito in più annualità, dovendosi al contrario individuare distinti crediti annuali.

Fallimento sopravvenuto dell'appaltatore: il subappaltatore è creditore concorsuale e vale la par condicio creditorum

Cass. Civ. – Sez. VI – 4 dicembre 2020, n. 27901, ord.

Qualora sia sopravvenuto il fallimento dell'appaltatore, il contratto si sia sciolto e il curatore intenda incassare il credito dall'appaltante pubblico, non trova più applicazione l'originaria regola dell'appalto, secondo la quale il subappaltatore va pagato e in prededuzione, operando la prevalente disciplina comune della concorsualità, posto che l'appalto non è più pendente. Il meccanismo delineato dall'art. 118, comma 3, cod. appalti (d.lgs. n. 163 del 2006), che permette alla stazione appaltante di sospendere i pagamenti in favore dell'appaltatore, in attesa delle fatture dei pagamenti effettuati da quest'ultimo al subappaltatore, va perciò riferito all'ipotesi in cui il rapporto di appalto sia in corso con un'impresa in bonis; ne consegue che il subappaltatore è un creditore concorsuale dell'appaltatore come gli altri, da soddisfare nel rispetto della par condicio creditorum e dell'ordine delle cause di prelazione.

Non c'è bancarotta riparata se la condotta restitutoria avviene dopo la dichiarazione di fallimento

Cass. Pen. – Sez. V – 2 dicembre 2020, n. 34290, sent.

La bancarotta "riparata" si configura, determinando l'insussistenza dell'elemento materiale del reato, quando la sottrazione dei beni venga annullata da un'attività di segno contrario, che reintegri il patrimonio dell'impresa prima della soglia cronologica costituita dalla dichiarazione di fallimento, così annullando il pregiudizio per i creditori o anche solo la potenzialità di un danno, sicchè l'attività di segno contrario che annulli la sottrazione deve reintegrare il patrimonio dell'impresa prima della dichiarazione di fallimento, evitando che il pericolo per la garanzia dei creditori acquisisca effettiva concretezza.

Domanda ultratardiva di ammissione al passivo

Cass. Civ. – Sez. VI – 2 dicembre 2020, n. 27590, ord.

Il creditore che abbia ricevuto l'avviso ex art. 92 l.fall., oltre il termine annuale di cui al successivo art. 101, comma 1, può chiedere di insinuarsi al passivo ai sensi dell'ultimo comma della medesima disposizione, ma deve farlo nel tempo necessario a prendere contezza del fallimento ed a redigere la suddetta istanza, dovendo quel tempo essere indicato non già in un termine predeterminato, ma essere rimesso alla valutazione del giudice di merito, secondo un criterio di ragionevolezza, in rapporto alla peculiarità del caso concreto.