Fondo impresa donna: quando l'imprenditoria si tinge di rosa

Irene Barbieri
11 Ottobre 2021

È del 2 ottobre 2021 il comunicato con cui il Ministro dello Sviluppo economico (Mise) ha annunciato la firma del Decreto interministeriale per l'attuazione del cd. Fondo Impresa Donna. Si tratta di una misura di finanziamento pensata, nell'ambito della missione “Inclusione e Coesione” del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), per il sostegno all'imprenditoria femminile.
Premessa

È del 2 ottobre 2021 il comunicato con cui il Ministro dello Sviluppo economico (Mise) ha annunciato la firma del Decreto interministeriale per l'attuazione del cd. Fondo Impresa Donna. Si tratta di una misura di finanziamento pensata, nell'ambito della missione “Inclusione e Coesione” del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), per il sostegno all'imprenditoria femminile.

Da oggi, insomma, parte il count-down per la registrazione alla Corte dei Conti del Decreto in parola, già sottoscritto dal Ministro dell'Economia e delle Finanze e dal Ministro per le pari opportunità e la famiglia. A quel punto, l'iter di attuazione del Fondo Impresa Donna, con la pubblicazione del Decreto in Gazzetta Ufficiale, dovrebbe dirsi completato.

La missione n. 5 del Piano nazionale di ripresa e resilienza: “Inclusione e Coesione”

Un pacchetto di investimenti e riforme che vale 191,50 miliardi di euro, all'incirca il 25 % delle risorse allocate nel programma Next Generation Europe (cd. NGEU) concordato dall'Unione Europea in risposta alla crisi pandemica. È il Piano nazionale di ripresa e resilienza, presentato dall'Italia per rimediare ai danni socioeconomici derivanti dal Covid-19, con l'obiettivo di cancellare, in via definitiva, le debolezze strutturali del Paese, anche in nome di una diffusa innovazione.

Non a caso, il PNRR è costruito attorno a tre punti chiave condivisi a livello europeo, destinati ad essere sviluppati dal 2021 al 2026: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale. In sei anni, insomma, il Governo dovrà cercare di ridurre i divari territoriali (il 40% delle risorse sono destinate al Mezzogiorno), ma anche le differenze generazionali e di genere, scommettendo per lo più su giovani e donne.

In quest'ottica, dunque, il Piano prevede sei linee di intervento diverse, ciascuna delle quali individuata come una vera e propria “missione”.

Alle n. 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”, n. 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, n. 3 “Istruzione e ricerca”, n. 4 “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” e n. 6 “Salute”, si affianca appunto la missione n. 5, “Inclusione e Coesione”, con uno stanziamento complessivo di 22,6 miliardi volti a rafforzare le politiche del lavoro e a incentivare l'inclusione sociale.

Molteplici, quindi, gli obiettivi perseguiti:

  1. rivoluzionare il mercato del lavoro, investendo sulla formazione professionale e sui centri per l'impiego, in modo da incrementare il tasso di occupazione;
  2. riequilibrare la partecipazione di uomini e donne nel mercato del lavoro, incoraggiando queste ultime soprattutto nell'imprenditoria, così da promuovere un vero e proprio cambiamento culturale a favore delle imprese femminilie azzerare il gender gap salariale e occupazionale tutt'ora presente;
  3. ridurre le situazioni di emarginazione e degrado sociale, tramite la riqualificazione delle aree pubbliche e la promozione di attività culturali e sportive che tengano in debito conto i bisogni delle persone disabili o non autosufficienti.
Il Fondo Impresa Donna

Ed è proprio nell'ambito della cit. missione “Inclusione e Coesione” che si colloca il Fondo Impresa Donna come misura di sostegno alle imprese a conduzione femminile.

Già contenuto all'art. 1, commi 97 ss. della Legge 30 dicembre 2020, n. 178 (cd. Legge di Bilancio 2021), il Fondo prevede un investimento di 40 milioni di euro iniziali, cui si aggiungeranno i 400 milioni del PNRR, da veicolarsi tramite contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati per supportare le donne nell'avvio di nuove attività imprenditoriali o nel rafforzamento di quelle già esistenti, nonché nella realizzazione di progetti innovativi. Si cerca, così, di diffondere la cultura femminile di impresa, anche grazie a una serie di percorsi di formazione e orientamento verso aree e professioni, soprattutto dell'economia digitale, in cui l'indice di presenza femminile rimane tutt'ora inadeguato rispetto agli standard europei. È inoltre previsto che il Ministro dello sviluppo economico presenti alle Camere, con cadenza annuale, una relazione sull'attività già svolta, così come sulle possibili iniziative da adottare al fine di assicurare un maggiore coinvolgimento della popolazione femminile nella vita economica e imprenditoriale del Paese.

I tipi di intervento a supporto dell'imprenditoria femminile

Nonostante i dettagli delle misure comprese nel fondo dovranno essere chiariti dal Decreto in corso di pubblicazione, è già noto che il Legislatore ha optato per una strategia integrata nella quale i piani di finanziamento agevolato coesistono con gli interventi di supporto strategico e formativo.

I benefici per le donne lavoratrici, dunque, potrebbero consistere in contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso zero o comunque agevolati, anche in combinazione tra loro, per l'avvio e il sostegno di imprese femminili, avuto particolare riguardo alle attività individuali e libero professionali. Ma anche in incentivi per rafforzare le imprese femminili che siano costituite da almeno trentasei mesi, nella forma di contributo a fondo perduto per l'integrazione del fabbisogno di circolante, con un tetto massimo dell'80% rispetto alla media del circolante degli ultimi tre esercizi.

A ciò si aggiungono investimenti nel capitale, anche tramite la sottoscrizione di strumenti finanziari partecipativi, a beneficio esclusivo di start-up e PMI innovative a guida femminile, nonché programmi di assistenza tecnico- gestionale volti a implementare le attività di marketing e comunicazione durante il lasso di tempo di realizzazione dell'investimento.

Le risorse del Fondo Impresa Donna dovrebbero poter essere destinate all'acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature, ma anche di immobilizzazioni immateriali. Del pari ammissibili dovrebbero essere le spese per i servizi cloud deputati alla gestione aziendale e per il personale dipendente, regolarmente assunto. Infine, come già espressamente previsto, rientrerebbero di diritto nel circuito delle spese agevolabili anche le iniziative di promozione della cultura femminile di impresa realizzate tramite attività di orientamento e formazione, anche all'interno di scuole e università, in chiave di learning, relearning e lifelong learning.

Il Comitato Impresa Donna

Allo scopo, poi, di massimizzare l'efficacia delle misure a supporto dell'impresa femminile, ottimizzandone altresì l'aderenza ai bisogni e alle caratteristiche dei diversi territori, la Legge di Bilancio 2021 ha disposto la collaborazione con regioni ed enti locali, associazioni di categoria e camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.

La prospettiva è anche quella di coordinare eventuali forme di cofinanziamento tra i rispettivi programmi in materia.

A questo proposito, quindi, a garanzia del corretto funzionamento del Fondo, secondo quanto disposto dall'art. 1, comma 104 della Legge di Bilancio, con il Decreto del 23 luglio 2021 è stato istituito presso il Mise il cd. Comitato Impresa Donna. In particolare, il Comitato, composto da rappresentanti delle amministrazioni centrali e locali, oltre che da donne imprenditrici o manager, con mandato triennale non rinnovabile, sarà chiamato a:

  • attualizzare le linee di indirizzo per l'utilizzo delle risorse del Fondo;
  • condurre analisi economiche, statistiche e giuridiche rispetto alla questione del coinvolgimento della popolazione femminile nel mondo imprenditoriale;
  • formulare raccomandazioni relativamente allo stato della legislazione e dell'azione amministrativa- sia a livello nazionale che regionale- in materia di imprese femminili e, più in generale, con riferimento alla tematica della partecipazione delle donne all'impresa e all'economia;
  • contribuire alla redazione della relazione annuale del Mise.
In conclusione

Pur dovendo attendere i dettagli della misura con la pubblicazione del Decreto in Gazzetta, per come già delineato dalla Legge di Bilancio, il Fondo Impresa Donna costituisce sicuramente un passo in avanti per l'uguaglianza sostanziale di genere.

Tuttavia, se da un lato l'iniziativa depone in senso favorevole ad un empowerment femminile nel mondo del lavoro, dall'altro rimane viva la percezione di una società che cerca disperatamente di sganciarsi dai retaggi di un maschilismo anacronistico e spesso discriminatorio. Basti pensare al fatto che risale addirittura al 2004 la Direttiva 113 CE per le pari opportunità, e che già nel 2013, con l'entrata in vigore nel nostro ordinamento del d.P.R. n. 251/2012, si è cominciato a parlare di “quote di genere” per garantire il coinvolgimento delle donne negli organi di amministrazione e di controllo societari. Insomma, se dopo diversi anni dagli esordi si pone ancora il problema di divulgare la cultura “rosa” dell'impresa e incoraggiare la presenza femminile nel mercato del lavoro, allora forse di “Coesione e Inclusione” il nostro Paese ne sa ben poco.

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