Sulla giurisdizione del giudice italiano in tema di stato di abbandono del minore straniero

10 Novembre 2021

Rimessa alle sezioni unite la questione relativa alla competenza giurisdizionale nei procedimenti relativi all'accertamento dello stato di abbandono e alla dichiarazione di adottabilità del minore straniero residente in Italia con genitori stranieri, anche con riguardo all'applicazione del criterio della residenza abituale del minore.
Massima

È rimessa alle Sezioni unite, in mancanza di precedenti specifici, la questione relativa alla competenza giurisdizionale nei procedimenti relativi all'accertamento dello stato di abbandono e alla dichiarazione di adottabilità del minore straniero residente in Italia con genitori stranieri, anche con riguardo all'applicazione del criterio della residenza abituale del minore.

Il caso

La Corte d'Appello di Roma ha confermato l'adottabilità di una minore di nazionalità moldava, ritenendo applicabile, ai sensi dell'art. 38, l. n.218/1995, il diritto italiano, poiché la bambina, che è in stato di abbandono in territorio italiano, è nata e vissuta senza soluzione di continuità in Italia. A tale riguardo, non è motivo di nullità la circostanza che l'autorità giudiziaria italiana non abbia comunicato alle autorità del Paese di origine i termini del provvedimento che ha riguardato lo status di abbandono e di adottabilità della minore atteso che l'ambasciata è venuta comunque a conoscenza del procedimento intervenendo in appello.

La Corte d'Appello di Roma nel merito ha constatato il carattere violento del padre e le sue ripetute violazioni del divieto di incontrare la figlia; la completa dipendenza della madre alle vessazioni da parte dell'ex compagno, e dunque l'impossibilità, sia individualmente che congiuntamente, di seguire la minore nel suo percorso di crescita. Questa incapacità, confermata dalla consulenza tecnica, è frutto della cultura di origine dei ricorrenti, di un livello cognitivo appena sufficiente e del rifiuto di sostegno domiciliare.

La questione

Entrambi i genitori hanno proposto ricorso per Cassazione. In particolare, con il secondo motivo, la madre ha lamentato il difetto di giurisdizione del giudice italiano, in relazione allo stato di abbandono e alla dichiarazione di adottabilità della minore sebbene quest'ultima sia residente in Italia con genitori di nazionalità non italiana.

Le soluzioni giuridiche

La prima sezione civile della Suprema Corte avendo rilevato la mancanza nella materia di precedenti specifici ha disposto la remissione della questione alle Sezioni unite ai sensi degli articoli 360 c.p.c., n. 1 e 374 c.p.c.

Osservazioni

Come è noto l'accertamento dell'abbandono che giustifica la dichiarazione dello stato di adottabilità sussiste non solo quando i genitori non si interessino dei figli, ma anche quando con comportamenti commissivi compromettano in modo grave lo sviluppo e l'equilibrio psichico degli stessi.

Il Tribunale per i minorenni di Roma prima e la Corte d'Appello di Roma, sezioni minori, successivamente, hanno dichiarato l'adottabilità della minore di nazionalità straniera. La minore è in stato di abbandono in Italia e, come noto, in deroga ai normali criteri di collegamento, l'art. 38, comma 1, ultima parte, dispone che si applichi il diritto italiano quando è richiesta al giudice italiano l'adozione di un minore, idonea ad attribuirgli lo status di figlio legittimo. La legge italiana si applica dunque quando è richiesta al giudice italiano l'adozione legittimante, realizzandosi conseguentemente la coincidenza tra forum e jus. Attraverso l'applicazione generalizzata della lex fori il legislatore ha inteso fare salva l'applicazione delle norme sull'adozione contenute nella legge n. 184/1983, che restano esclusivamente competenti a disciplinate i requisiti, il procedimento e gli effetti dell'adozione legittimante di minori.

L'art. 8, l. n. 184/1983 consente al tribunale per i minorenni, del distretto nel quale i minori si trovino, di dichiarare lo stato di adottabilità esclusivamente nei confronti dei «minori di cui sia accertata la situazione di abbandono perché privi di assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi, purché la mancanza di assistenza non sia dovuta a causa di forza maggiore di carattere transitorio […] anche quando i minori si trovino presso istituti di assistenza pubblici o privati o comunità di tipo familiare ovvero siano in affidamento familiare». Allo stesso modo, l'articolo 9, comma 1, richiamando la competenza del procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni del luogo in cui il minore si trova afferma che «chiunque ha facoltà di segnalare all'autorità pubblica situazioni di abbandono di minori di età. I pubblici ufficiali, gli incaricati di un pubblico servizio, gli esercenti un servizio di pubblica necessità debbono riferire al più presto al procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni del luogo in cui il minore si trova sulle condizioni di ogni minore in situazione di abbandono di cui vengano a conoscenza in ragione del proprio ufficio».

Prima dell'entrata in vigore della legge di riforma del diritto internazionale privato italiano, in mancanza di previsioni espresse, la questione della competenza dei giudici italiani veniva risolta invocando gli articoli 29 (per i provvedimenti di adozione di minori stranieri è competente il tribunale per i minorenni del distretto in cui si trova il luogo di residenza degli adottanti o affidatari) e 40 (i residenti all'estero, stranieri o cittadini italiani, che intendono adottare un cittadino italiano minore di età, devono presentare domanda al console italiano competente per territorio, che la inoltra al tribunale per i minorenni del distretto dove si trova il luogo di dimora del minore, ovvero il luogo del suo ultimo domicilio; in mancanza di dimora o di precedente domicilio nello Stato, è competente il tribunale per i minorenni di Roma) della legge n. 184/1983. A questi criteri, c.d. speciali, si affiancava il criterio di cui al citato art. 8 legge n. 184/1983 ovvero la presenza in Italia del minore straniero in stato di abbandono.

Invero, la legge n. 218/1995 disciplina in modo organico la giurisdizione in materia di adozione. Dunque, in forza dell'art. 40, comma 1, i giudici italiani sono competenti in materia di adozione allorché «a) gli adottanti o uno di essi o l'adottando sono cittadini italiani ovvero stranieri residenti in Italia; b) l'adottando è un minore in stato di abbandono in Italia». Dunque, per ciò che riguarda la costituzione e la revoca dell'adozione, legittimante e non, la giurisdizione italiana sussiste tutte le volte in cui gli adottanti, o uno di essi, o l'adottando, siano cittadini italiani o stranieri residenti in Italia oppure l'adottando sia un minore, italiano o straniero, in stato di abbandono in Italia.

L'art. 40 va interpretato nel senso che afferma la giurisdizione italiana sia per la pronuncia dell'adozione sia per tutti i provvedimenti funzionali alla costituzione dell'adozione o al riconoscimento dell'adozione già costituita all'estero (dichiarazione dello stato di adottabilità del minore, dichiarazione di idoneità dei coniugi all'adozione, pronuncia di affidamento preadottivo, A. Bonomi, La disciplina dell'adozione internazionale dopo la riforma del diritto internazionale privato, in Rivista di diritto civile, 1996, I, p. 359). Ad esempio, i giudici italiani sono competenti, secondo i criteri di giurisdizione illustrati, per ottenere la dichiarazione di idoneità all'adozione nelle ipotesi in cui è in corso il procedimento di adozione all'estero da riconoscere successivamente in Italia.

Dunque, nella vicenda in esame, in presenza di residenza abituale del minore in Italia, deve senz'altro ritenersi sussistere la giurisdizione italiana.

Riferimenti

A. Figone, Sulla prova dello stato di abbandono del minore, in Rivista AIAF,2012 p. 76 ss.

R. Cafari Panico, Considerazioni sulla nuova adozione internazionale, in Rivista di diritto internazionale privato e processuale, 2001, p. 885 ss.

A. Bonomi, La disciplina dell'adozione internazionale dopo la riforma del diritto internazionale privato, in Rivista di diritto civile, 1996, I, p. 355 ss.

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