Riforma del reato di abuso d'ufficio: la pronuncia della Corte Costituzionale
21 Gennaio 2022
La Corte Costituzionale dichiara non fondata la questione di legittimità sul reato di abuso d'ufficio, sollevata dal giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Catanzaro, in relazione all'art. 23, comma 1, d.l. n. 76/2020 (Misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale), convertito nella l. n. 120/2020.
La sentenza n. 8/2022 della Corte Costituzionale ha scritto la parola fine sulla vicenda sollevata dal GUP di Catanzaro, il quale con ordinanza del 2020 aveva sollevato la questione di legittimità riguardante l'abuso d'ufficio e la c.d. burocrazia difensiva (o amministrazione difensiva), quest'ultima derivante dall'estensione dell'ambito applicativo del reato. Secondo la Consulta «i pubblici funzionari si astengono, cioè, dall'assumere decisioni che pur riterrebbero utili per il perseguimento dell'interesse pubblico, preferendo assumerne altre meno impegnative (in quanto appiattite su prassi consolidate e anelastiche), o più spesso restare inerti, per il timore di esporsi a possibili addebiti penali (cosiddetta “paura della firma”)». Con la sentenza del 18 gennaio 2022 la Corte ha voluto inoltre escludere che la modifica all'articolo fosse «eccentrica ed assolutamente avulsa, per materia e finalità, rispetto al decreto-legge in cui è stata inserita». Secondo i giudici infatti la semplificazione della sfera applicativa del reato di abuso d'ufficio, era stata inserita nel decreto-legge, proprio perché quest'ultimo era stato emanato con l'esigenza di fare ripartire il Paese a seguito del lungo blocco causato dalla pandemia. Per tutti questi motivi, la Corte Costituzionale, ha dichiarato inammissibile la questione relativa ai contenuti sostanziali della modifica. |