Stati Uniti: l'aborto non è un diritto costituzionalmente protetto
04 Luglio 2022
La sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, nel caso Dobbs c. Jackson Women's Health Organization del 24 giugno 2022, in contrasto con i precedenti Roe c. Wade e Planned Parenthood c. Casey, ha statuito a maggioranza di sostenere nel Mississippi il divieto di aborto dopo 15 settimane di gravidanza. Secondo la sentenza, redatta dal giudice Samuel Alito, la Costituzione non menziona l'aborto, né esso può essere garantito attraverso il diritto alla libertà come invece è stato sostenuto nei precedenti citati, poichél'aborto, distruggendo la vita embrionale, è “fondamentalmente diverso” da altri diritti. Un concetto così restrittivo di libertà costituzionale è in contrasto non solo con i precedenti sul tema ma anche con l'approccio adottato nella sentenza Obergefell c. Hodges del 2015, in cui la Corte Suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto alle coppie dello stesso sesso la possibilità di contrarre matrimonio in tutto il territorio nazionale. La sentenza naturalmente non comporta che l'aborto venga vietato automaticamente in tutti gli Stati Uniti, ma piuttosto che da questo momento si apriranno dibattiti normativi nei diversi Stati. Il nuovo precedente autorizza a regolamentare l'aborto in base al test della “rational basis”, uno standard affievolito rispetto a quello del “undue burden”, sancito in Casey, poiché, in forza di basi razionali volte a tutelare pubblici interessi, gli Stati potranno proibire più facilmente l'aborto. I giudici dissenzienti, Stephen Breyer, Elena Kagan e Sonia Sotomayor, hanno sollevato “la riduzione dei diritti delle donne e del loro status di cittadine libere ed eguali”, esprimendo profonda preoccupazione per l'effetto della sentenza sulla capacità delle donne povere di accedere ai servizi di aborto negli Stati Uniti. Infatti, negli Stati in cui l'accesso all'aborto è limitato o vietato le donne hanno maggiori probabilità di subire conseguenze negative per la salute. |