L'applicazione di reattivi mentali è stata, nel tempo, ampiamente implementata, essendo questi ormai considerati in modo unanime dalla comunità scientifica, un utile complemento per un inquadramento psicodiagnostico approfondito e completo.
I reattivi mentali infatti, stante ovviamente la correttezza delle modalità del loro utilizzo metodologico e tecnico, sono strumenti che, in modo strutturato e standardizzato, possono raccogliere dati a supporto di un inquadramento diagnostico di tipo “funzionale” della psiche del periziando.
Nell'ambito della perizia sull'autore di reato in particolare, relativa alla valutazione della presenza di un vizio di mente in grado di escludere o scemare grandemente la sua capacità di intendere e di volere, la valutazione testale è generalmente utilizzata proprio per approfondire in modo tecnico le specifiche aree del funzionamento psichico in grado di influenzare in termini psicopatologici, la capacità del periziando di autodeterminarsi nel fatto-reato.
Nello specifico, essi rappresentano situazioni stimolo standardizzate e più o meno strutturate che evocano nell'esaminando risposte verbali, mimiche e gestuali (FORNARI, 2008) che possono fornire dati e indicazioni riguardo la funzionalità o disfunzionalità delle risposte, sulla base di studi statistici e scientifici relativi ad una data popolazione.
I reattivi più utilizzati nella pratica forense sono i test di efficienza mentale (di livello e neuropsicologici) e i test di personalità che, somministrati in batterie testali integrate, possono evidenziare un eventuale funzionamento psicopatologico nel soggetto e la sua incisività riguardo gli aspetti cognitivi, affettivi, relazionali.
Tali risultanze, nel caso, sono comunque oggetto di una ulteriore valutazione complessa ed integrata con i dati clinici emersi dai colloqui e da eventuali altri approfondimenti clinici e strumentali, uno step di approfondimento integrato in un quadro di valutazione molto più ampio.
I reattivi di efficienza mentale, misurano l'intelligenza ovvero la capacità dell'individuo di comprendere, analizzare la realtà e di affrontare in modo adeguato, adattivo e funzionale i problemi. Va ovviamente considerato che l'intelligenza è una funzione assai più complessa del solo aspetto cognitivo ma la misurazione di eventuale insufficienza mentale è basilare per la valutazione, ancorché più complessa, della capacità di intendere, ma in parte anche di quella di volere, oggetto della perizia.
Inoltre, un approfondimento testale rende possibile non solo porre una diagnosi di insufficienza mentale ma anche approfondire lo studio quantitativo e qualitativo soprattutto nei quadri più lievi, ove risulterebbe difficile (se non impossibile), evidenziare e quantificare le aree deficitarie mediante il solo colloquio clinico.
Uno dei test di livello più utilizzati è il Wechsler Adult Intelligence Scale (W.A.I.S.) ora nella versione più aggiornata (IV) ma, negli ultimi anni, hanno acquisito importanza anche i test neuropsicologici atti a valutare più nello specifico le aree del pensiero compromesse nel loro funzionamento nel caso, per esempio, di traumi o di deterioramento cognitivo del soggetto, o di disfunzionalità a carico della memoria o nel ragionamento (Winsconsin Card Sorting Test – W.C.S.T, SPM- Standard Progressive Matrices).
Negli ultimi anni, inoltre, la neuropsicologia forense si è avvalsa di strumenti e test di approfondimento relative ad aree specifiche di competenze cognitive, strumenti che all'oggi possono coadiuvare nell'approfondimento psicodiagnostico, i test più conosciuti e accreditati.
Tra questi troviamo test di approfondimento nella valutazione delle funzioni frontali del soggetto, della sua capacità e flessibilità nella scelta di strategie nel problem solving, della capacità di astrazione e della tendenza alla perseverazione, all'impulsività o, infine focalizzati sulla valutazione della simulazione/dissimulazione di disturbi psichiatrici o cognitivi (IAT).
I test di personalità,invece, si focalizzano sulla valutazione di aspetti della personalità focalizzandosi, riguardo alla valutazione dell'autore di reato in particolare, sulla disfunzionalità o sulla rilevanza psicopatologica, eventualmente declinabile, in termini giuridici, come vizio di mente.
In questa categoria di test si differenziano i reattivi proiettivi di personalità (il cui più famoso e utilizzato è il test proiettivo di Personalità di Rorschach) e i questionari di personalità, questionari cioè standardizzati i cui più utilizzati in ambito forense sono il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (nelle sue versioni MMPI-2, MMPI-2 RE, MMPI-2 RF) e il Millon Clinical Multiaxial Inventory-III -MCMI-III.
Sempre in relazione all'approfondimento clinico di eventuali psicopatologie infine, possono essere comprese anche le interviste cliniche strutturate (Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis I e Axis II Disorders -SCID I e SCID II le più utilizzate) al fine di inquadrare gli elementi clinici in modo strutturato e correlato al DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders).
In una breve carrellata si riportano quindi:
il Test Proiettivo di Personalità di Rorschach è uno tra i più utilizzati in ambito forense ed, in particolare, nell'ambito della valutazione dell'imputabilità e della pericolosità sociale in quanto evidenzia dati utili e validi relativi al funzionamento del pensiero ed in particolare relativi ad eventuale presenza di un funzionamento di tipo psicotico o borderline del soggetto, generalmente correlabili ad aspetti psicopatologici importanti e rilevanti nella valutazione del vizio di mente.
Il test ha una rilevanza a livello internazionale e il suo utilizzo, integrato in una batteria di test in presenza dell'MMPI-2 e della WAIS IV, è ampiamente documentato in ambito forense per una valutazione complessa e globale della personalità patologica.
Come già sopra evidenziato per i test in generale, la correttezza della metodologia dalla somministrazione, dalla siglatura, sino al riassunto numerico e all'interpretazione, è assolutamente necessaria e imprescindibile in particolare per questo test, in quanto, solo in questo modo è possibile garantire un corretto processo di valutazione degli elementi emersi.
Il test consiste infatti in una serie di 10 macchie di inchiostro di forma indefinita ed ambigua, poco strutturate. In tal senso le risposte agli stimoli che ne conseguono rappresentano istanze interne all'individuo proiettate sulla tavola. Esistono più riferimenti metodologici relativi alla somministrazione e alla valutazione/interpretazione delle risultanze, tutte egualmente valide e accreditate; di fatto la valutazione globale del test e delle evidenze disfunzionali non si differenzia a seconda del metodo utilizzato (di fatto focalizzato più a differenziazioni formali di siglatura e di formule statistiche) e ciò comporta che pur nelle differenze la valutazione complessiva, se correttamente e rigorosamente costruita su riferimenti scientifici, non può dare risultati completamente divergenti.
Interessante peraltro sono i risultati di una ricerca svolta da Rosenthal ove emergeva che Rorschach e MMPI-2 avevano una validità analoga in linea con gli altri strumenti di misura della personalità. Lo stesso Metodo Exner si è avvalso di studi comparati utilizzando il questionario MMPI-2.
Ovviamente, sempre secondo la commissione guidata da Rosenthal, le informazioni tratte dal Rorschach vanno integrate con quelle di altre fonti, quali colloqui e altri materiali; che il test va somministrato e valutato in forma standardizzata (in riferimento ai dati statistici e non alle interpretazioni simboliche) […] il clinico deve conoscere i dati di letteratura riguardo al test” e ovviamente attenersi ad essi. (FERRACUTI, 2008)
Tra i test definibili a “metodi Tematici“ che partono cioè da materiale predefinito dotato di senso, si può trovare il Thematic Apperception Test (TAT), introdotto da Morgan e Murray nel 1935, test il cui set di figure è materiale atto ad elicitare la produzione di storie. Il suo utilizzo è importante per rivelare aspetti inconsapevoli o inconsci del soggetto. È un test tuttora molto popolare ed è tra i test proiettivi più usati dopo il test di Rorschach.
La mancanza di un sistema di scoring e di interpretazione unitario risulta però, purtroppo, un limite soprattutto in ambito forense. In tal senso quindi ancora più importante è il fatto che possa essere utilizzato in una batteria di test più ampia ove i suoi risultati possano essere integrati con le risultanze di altri test standardizzati, a conferma o disconferma del quadro clinico.
Anche in questo caso la metodologia utilizzata nella somministrazione e nella valutazione degli elementi strutturali deve essere rigorosa, proprio al fine di mantenere una struttura tecnicamente riconosciuta dalla comunità scientifica.
Vi sono 4 filoni all'interno dei quali si possono collocare i contributi più significativi nella valutazione del test.
- I contributi che pongono l'accento sulla manifestazione delle tendenze inconsce nel contenuto delle storie (Murray, Tomkins, Piotrowski, Stein);
- i contributi che considerano le storie elaborate come un prodotto cognitivo privilegiando l'analisi formale e che hanno come riferimento teorico la Psicologia dell'Io americana (Rapaport, Gill, Schafer, Holt);
- la sintesi dei due approcci (Shentoub, Debray, Brelet);
- i contributi che ne valutano le dimensioni specifiche relative al funzionamento psicologico (Cramen e Westen) (FERRACUTI, 2008)
In ambito forense ovviamente è importante valutare dati ed elementi con criteri che possano renderli confrontabili in un sistema strutturato e, se pur in termini limitativi, valutarne solo gli aspetti corroborati da elementi specifici e condivisi (lunghezza e complessità delle storie, tematiche affrontate, tipologia di personaggi, modalità ed intrecci relazionali, ecc.) non utilizzando interpretazioni a sfondo psicoanalitico che personalizzano troppo l'elaborato del testista e non lo rendono condivisibile e confrontabile.
Tra i questionari di personalità uno dei più famosi e utilizzati a livello internazionale è il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI-2, MMPI-2 RE, MMPI-2 RF).
Il MMPI-2 (Hataway e McKinley 1995) è un questionario di personalità autosomministrato composto da 567 item che prevede risposte Vero o Falso.
La prima versione, MMPI (1942), ha raccolto numerosissimi lavori di ricerca che ne hanno attestato l'affidabilità e la validità del test. Attualmente tale prima versione non è più utilizzata in quanto sostituita dalla più attuale MMPI-2 revisionata al fine di migliorare lo strumento rendendolo più attuale e adeguato alla valutazione del target.
Nell'ultimo periodo lo strumento ha incrementato ulteriormente le sue potenzialità interpretative, prima in una forma ulteriormente rivisitata (MMPI-2 RE, Revised Edition) e poi in una nuova forma completamente ristrutturata (MMPI- 2 RF, Restructured Form, 338 item). Per gli adolescenti dai 14 ai 18 anni inoltre è previsto l'utilizzo di una specifica forma denominata MMPI-A.
I criteri cui attenersi per la somministrazione sono relativi alla presenza di un livello minimo di istruzione pari alla licenza elementare, la creazione di un setting adeguato confortevole e riservato, nonché l'assenza di elementi limitati quali difficoltà attentive, deficit visivi, dislessia o anche semplicemente la diversità culturale cui si può ovviare somministrando il test nella versione linguistica e culturale di riferimento del soggetto (esistono versioni del test in diverse lingue).
Completezza, facilità nella somministrazione e standardizzazione dei risultati lo rendono uno dei test più utilizzati in ambito forense.
Il MMPI-2 è infatti attualmente, e da tempo, uno dei test più frequentemente utilizzato in casi giudiziari per fornire informazioni sulla personalità degli imputati o degli attori.
È uno strumento, nelle sue varie versioni, empiricamente validato e le scale di riferimento hanno un chiaro e stabile significato, correlato statisticamente a determinate caratteristiche comportamentali. Tali scale hanno un'alta attendibilità e forniscono descrizioni valide e chiare di problemi, sintomi e caratteristiche delle persone espresse in termini clinici e contribuiscono a rendere tali elementi condivisibili tra gli operatori e poco suscettibili a differenze di interpretazione (come invece può avvenire nei reattivi proiettivi di personalità)
Infine sono presenti scale di validità in grado di distinguere situazioni di esagerazione sintomatologica e di simulazione, eventualità non solo non remota ma spesso presente nell'ambito di valutazioni in sede peritale soprattutto nell'ambito della valutazione dell'imputabilità (simulazione) e della pericolosità sociale (dissimulazione).
Il Millon Clinical Multiaxial Inventory-III (MCMI-III) è invece un questionario specificatamente riferito ad un formato multiassiale (del DSM IV) e tre stadi di validazione. La suddivisione delle scale nelle categorie di personalità e di psicopatologia permettono di distinguere caratteristiche di personalità più stabili dai disturbi clinici acuti, oltre a valutarne un livello di gravità.
L'affidabilità test-retest è confermata ed il questionario è stato validato anche attraverso criteri esterni ed in correlazione con il MMPI.
La sua capacità di discriminare atteggiamenti di simulazione è però “moderata” e generalmente viene utilizzato con soggetti in cui è già nota una disfunzionalità o la presenza di una psicopatologia pregressa. Risulta di facile applicazione e valutazione delle risultanze ed è strutturato in modo da evidenziare la disfunzionalità anche rilevandone la gravità e l'incidenza, in particolare relativamente i disturbi di personalità, compresi specificatamente nella elaborazione dei risultati a differenza dell'MMPI-2 i cui risultati devono essere rielaborati in termini clinici dal testista per valutare la presenza di un disturbo di personalità.
Nell'ambito della valutazione dell'autore di reato evidenziare eventuali disfunzionalità legate alle relazioni, all'affettività e alla socializzazione, è sicuramente importante e riuscire a fornire, nel caso una diagnosi differenziale, lo è altrettanto.
In tal senso, e proprio per la necessità di differenziare aspetti psicopatologici di rilevanza per l'imputabilità (relativi per esempio ad un funzionamento psicotico del soggetto o “al limite” correlabile a disturbi gravi della personalità) da quelli correlati ad aspetti della personalità disfunzionali e patologici ma non incisivi relativamente la capacità di intendere e/o di volere del periziando, possono essere utili anche questionari o scale cliniche specifiche.
Tra queste, per esempio, è importante la Psychopathy Checklist (PCL-R), una scala clinica di 20 item che raccoglie comportamenti che inferiscono tratti della personalità considerati fondamentali al costrutto della psicopatia, uno dei fattori che maggiormente influenza la possibilità di simulazione, oltre ad evidenziare scarsa o assente capacità empatica.
Il Psychopatic Personality Inventory- Revised (PPI-R) è un test costituito da otto scale di contenuto e da 3 scale di validità, utile per la valutazione della pericolosità sociale in quanto centrato sulla personalità e sui comportamenti psicopatici, non solo devianti, criminali e antisociali.
Lo State-Trait Anger Expression Inventory 2 (STAXI-2), ancora, misura invece l'esperienza, l'espressione e il controllo della rabbia, utile per evidenziare elementi correlabili a disturbi della personalità.
Infine il TAS 20- Toronto Alexithymia Scale, è un questionario autosomministrato di 20 item che identifica la presenza di Alessitimia, diagnosi che identifica difficoltà nell'identificazione e nell'espressione dell'affettività con conseguenti problematiche relazionali e sociali correlate spesso a disturbi post traumatici da stress, disturbi di personalità o depressione.
Infine, a ulteriore supporto dei test proiettivi di personalità, di quelli tematici, dei questionari di personalità e delle scale specifiche, si possono integrare le risultanze di Interviste cliniche strutturate, utili per dare una valutazione anche categoriale della patologia (correlando i dati a diagnosi categoriale del DSM) come nel caso della Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis I e Axis II Disorders -SCID I e SCID II. Tali interviste cliniche strutturate infatti sono utili nell'identificare, con domande standardizzate, sintomi e caratteristiche di personalità inquadrabili secondo i criteri clinici e statistici del DSM.